Ma la vita è un’altra cosa

Non saprei dire quante volte ho lasciato le cose a metà nella mia vita, e sembrerà incredibile, ma non lo sto dicendo in senso negativo.
Sono sempre stato un accanito sostenitore del sacrosanto diritto di abbandonare, di fronte a qualcosa che si è inizialmente intrapreso con entusiasmo. Ho lasciato a metà scuole, libri, corsi di nuoto, lavori, lezioni d’inglese, film al cinema, viaggi, concerti e qualunque cosa abbia un inizio e una fine delineabili, soltanto perché, a un certo punto, mi sembrava di perdere tempo. Qualcuno dice che se non imparo a portare a termine ciò che inizio non crescerò mai, che bisogna arrivare in fondo alle cose, che sono un viziato e che, se continuo a lasciare le cose solo mezze-fatte, rimarrò per sempre un mezzo-uomo.
Qualcuno crede a questo. Io credo di essere uno che, come tutti, ha troppo poco tempo, e credo che in partenza siamo tutti mezzi-uomini e anche che, se sommo tutti i giorni risparmiati non leggendo le ultime cento pagine di un libro che non mi piaceva più, tutte le mezz’ore salvate uscendo prima da un cinema dentro il quale mi stavo addormentando, tutti i mesi che avrei buttato nel cesso facendo un lavoro che non era chiaramente adatto a me… Be’ avrò molto più tempo a disposizione per crescere e molte più occasioni di trovare l’altro mezzo uomo che mi manca. Chi si autoimpone, per testardaggine e per orgoglio, di arrivare alla fine di una strada cieca, già sapendo che alla fine troverà soltanto un muro alto di fronte a lui e sarà costretto a tornare indietro, avrà solamente sprecato le sue energie e percorso inutili chilometri di troppo.

A. Cattelan - N. Agliardi

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