Guardando il sole

Il bambino guardò il sole e gli parve uguale a quello che disegnava a scuola, quando la maestra gli diceva di illustrare il dettato o l’elenco delle parole scritte.
Sembrava avesse i raggi, proprio come li faceva lui: tante righe oblique di diversa lunghezza che si diramavano dal tondo giallo disegnato per primo.
“ Allora disegno bene!” pensò.
Anche il colore era lo stesso; giallo “becco”, quello che gli aveva insegnato a distinguere tra le varie tonalità di giallo la maestra della scuola materna.
Distolse lo sguardo dal sole e, continuando a costruire il suo castello di sabbia, ripensò ai tre anni di scuola materna. Lì aveva imparato molte cose e conosciuto molti bambini con cui aveva giocato, lavorato, festeggiato compleanni, preparato lavoretti per mamma e papà.
Aveva fatto amicizia con tutti, ma soprattutto gli piaceva giocare con Daniele che, durante il primo anno di scuola elementare era diventato il suo amico del cuore.
Osservò il suo castello e inumidì un po’ la sabbia facendo sì che il sole, quel sole tondo e “ giallo becco”, non lo seccasse troppo.
La mamma guardò il sole e pensò che era meglio sedersi sulla sdraio sotto l’ombrellone, cercare di leggere tranquillamente per finire il libro e scoprire come terminava la storia complicata e problematica della protagonista.
Guardò di nuovo il sole e le parve la solita palla di fuoco, soggetto frequente di poesie e prose.
Ma questa volta essa gli sembrò soprattutto un gran pompelmo giallo, di quelli che le piaceva mangiare, tagliato a metà e a spicchi, con lo zucchero.
Quel frutto esotico le ricordava le domeniche d’inverno di tanti anni prima quando, al ritorno da una giornata trascorsa sulle piste da sci, a cena mangiava il pompelmo che la riempiva e le toglieva la sete.
Le parve di sentire in bocca il suo sapore amarognolo e desiderò di nuovo gustarlo; allora si alzò per andare al bar della spiaggia dove ordinò un fresco succo di “pompelmo”.
Ritornò sotto l’ombrellone, si sedette e, sorseggiandolo lentamente, riprese a leggere.
La ragazza guardò il sole e lo sentì un vero amico, di quelli che si incontrano raramente nella vita, ma che, una volta trovati, non ti deludono e li senti sempre vicini anche quando sono lontani.
Stesa sull’asciugamano, pensò che finalmente poteva abbronzarsi come desiderava da tempo, sperando che suo fratello non la disturbasse chiedendo la sua collaborazione per costruire il castello di sabbia.
Aveva indossato il “bikini” nuovo, quello comprato al centro commerciale, l’ultimo modello della catena di moda di abbigliamento intimo.
Al ritorno dalle vacanze avrebbe potuto sfoggiare una bella tintarella e forse il ragazzo che incontrava tutti i giorni alla fermata dell’autobus andando a scuola, l’avrebbe notata. Chiuse gli occhi, sentì il calore del sole sul suo corpo e le parve di “vederlo” quel calore.
Il sole le sembrò una persona vera che la accarezzava con delicatezza e sensualità. Si lasciò cullare da quelle dolci sensazioni e quasi si addormentò.
Il padre guardò il sole e gli parve un disco volante pronto ad atterrare sulla spiaggia con il suo carico di alieni decisi a rapirlo per portarlo via con loro.
Sentì un peso sullo stomaco e pensò che fosse arrivata la fine: ecco il disco volante posarsi su di lui!
Ma, naturalmente,non era niente di tutto ciò. Era solo il frutto di una fastidiosa pesantezza di stomaco dovuta al fatto che aveva mangiato troppo.
Una grande sonnolenza si impadronì di lui; socchiuse gli occhi e cercò di addormentarsi, ma quel sole era troppo caldo e cominciò a sudare. Decise di andare a bagnarsi, ma sapeva che gli avrebbe fatto male perché non aveva digerito e poi non aveva proprio voglia di alzarsi, infilarsi le infradito e sentire la sabbia tra le dita dei piedi fargli il solletico.
Insomma che cosa poteva fare?
Stava lì, tranquillo, mentre moglie e figli si dedicavano alle loro occupazioni preferite.
Chiuse gli occhi e sognò: l’anno prossimo sarebbe andato in montagna! E un sorriso sornione gli si dipinse sulle labbra.

Fiorella Picchio

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