Nannarella

Chiacchierando un po’ con Pinelli imbastimmo alla meglio una storiella che non era male; raccontava di una mignottella aggressiva e sentimentale, che una sera passeggiando per Via Veneto vede uscire impetuosamente da un night-club una donna stupenda in pelliccia di visone inseguita da un uomo in smoking, alto, aitante, un divo allora popolarissimo. L’uomo stava litigando violentemente con la donna - la sua amante - e alla fine la schiaffeggiava. Poi, mentre ancora furioso stava montando sulla sua immensa Cadillac, sorprendeva lo sguardo sbalordito, trasognato della puttanella che aveva assistito all’alterco. Per un estro improvviso di provocatoria esibizione, il divo la faceva salire in macchina e se la portava a casa sua, una lussuosa, fantastica villa, dove ordinava un pranzo a base di aragosta e champagne. Ma quando i due stavano per mettersi a tavola, ecco rispuntare l’amante decisa a proseguire il litigio. L’uomo si precipitava a chiudere a chiave nel bagno la puttanella, e lei da lì, affascinata e curiosa, continua golosamente ad assistere allo scontro. Ma già i due non litigano più, le voci sono scese di tono, ci sono dei lunghi silenzi… Inginocchiata sul pavimento di marmo della toilette, l’occhio incollato al buco della serratura che incornicia la scena come l’inquadratura di un film, la poveretta vede i due amanti gettarsi nelle braccia l’uno dell’altra, baciarsi appassionatamente e fare all’amore tutta la notte. Il mattino dopo il divo la liquida mettendole in mano alcuni biglietti da mille, e lei se ne va stordita di sonno, aggiustandosi il suo bolerino di piume di pollo, lungo il viale deserto della favolosa villa. Raccontai alla Magnani meglio che potevo questo episodio, insistendo nella descrizione dei dettagli che più sicuramente avrebbero fatto ingolosire un’attrice: l’acconciatura dei capelli, il modo di vestire, come avrebbe dovuto camminare, e sottolineando tutti i momenti più patetici o più comici che la storia poteva sviluppare. Mi accorgevo, però, dall’aria via via più distaccata che Anna Magnani prendeva, dall’eccessivo interesse con cui indugiava a guardarsi le unghie, da un piccolo sbadiglio a stento soffocato, e anche da certi sospiri gravidi di private amarezze, che la storia e il personaggio non godevano della sua simpatia, e alla fine tagliò corto:’A Federì, ma ti pare che una come me si fa chiudere nel cesso da uno stronzo d’attore?’ Guardai Rossellini in cerca di aiuto, Rossellini si accese subito una sigaretta e mi chiese se avevo qualche altra idea.

Federico Fellini, da “Nannarella” di Giancarlo Governi

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