Sorelle

Quella non può pretendere di continuare ad entrare ed uscire dalla mia vita a suo comodo. Non sono una sala d`aspetto. Sorella, sorella. Cosa vuol dire sorella?
Stronza, ecco cosa vuol dire.
Avevo tredici anni quando se n`è fuggita da casa.
"E`amore", disse. Chiuse con affanno felice la lampo del borsone di plastica verde, con quelle che parevano tutte le sue cose. Ci feci una malattia.
Ma era la sua vita.
Fuggire, fuggire, senza mai sapere dove.
Ed io in questa vecchia casa ad aspettare, che desse un segno di vita, che almeno tornasse per riempire altre borse, per sempre.
Ed invece si riaffacciava alla porta di casa soltanto per farsi coccolare. Ed ogni volta con le sue storie d'angeli custodi e di piedi freddi. La malinconia di quando era bambina, ecco cos`era a farle vedere il suo angelo custode.
Balle, balle con le piume candide, ma sempre balle. Ed io davvero ero ancora bambina.
Qualche settimana a farsi scaldare il cuore e poi di nuovo in fuga. Ad inseguire una qualche altra carota dondolante davanti al suo muso da eterna ventenne.
E non li ha più vent`anni. Il culetto le comincia a cadere, come a tutte, ed il cuore, il suo cuore, ne sono sicura, ha cominciato a proteggersi con mille trappole, a corazzarsi dai mille inganni. Sarà presto un bel pezzo di roccia, duro, impenetrabile, uguale a quello di tutti noi. Davvero non li ha più vent`anni. Che corre a fare?
Quante volte le ho ripetuto "Ok, questa è nuovamente casa tua, questa la tua stanza, questo il tuo letto". E lei se ne stava a piangere per ore, rannicchiata come un bambino, sotto la trapunta a grandi fiori chiari. Senza togliersi neanche i vestiti ed infilandosi invece quei calzettoni di lana grezza, spessa, giallina. Inutili per il freddo del cuore.
Cinque anni fa sembrava fatta. Se ne viene da noi con il suo bello. Carlo qui, Carlo là, mi fa sentire viva, è il compagno della mia vita, si cammina bene con lui, senza confonderci, senza soffocarci. Giuro che da vecchietti ce ne staseremo uno accanto all`altro sulle seggiole azzurre della promenade des Angeles di Nizza, a guardare il mare, ancora a guardarci nel cuore.
E così mio padre e mia madre per l'occasione si fanno rivedere insieme, senza una parola urlata, tranquilli, come una coppia di vecchi che sa ancora farsi compagnia.
Si sposa, annuncia. E per dire che sta facendo sul serio si porta via anche i libri della sua biblioteca, gli "intoccabili".
È fatta, mi dico. Stavolta piango davvero, per sempre. Ma almeno è finita.
E si fa festa e si danza.
Tre volte divento zia, a raffica: Paolo, Luca, Francesca. Se ne vengono fuori in fretta, annusando già l`aria e lei, la sorella, senza un dolore con il Carlo che le tiene forte la mano e la protegge dai parenti ingordi di vita nuova, di speranze annunciate. Ogni volta con il naso schiacciato sulla gran vetrata che in Ospedale separa il mondo infetto dei grandi da quelle culle dai nastri azzurri e rosa che sbocciano in un'irritante purezza di luce. Noi sempre fuori, in un angolo scuro, a spegnere sigarette nel vaso di un ficus che cento volte ha ripreso la vita inseguendo un raggio di luce. E ne porta il tormento fra le foglie contorte e boccioli abortiti.
Ma non ? fatta davvero.
Sorella, sorella.
Rieccola di maggio, in una giornata di semi di pioppi trasportati dal vento. Come una nevicata.
"Da due giorni stanno spiumando i nostri angeli custodi", dice, afferrando al volo un fiocco setoso.
E singhiozza la sua nuova storia e la voglia di fuggire. I ragazzini se ne stanno da lui, per qualche tempo.
"Poi si vedrà" dico
"Li voglio qui" chiude.
È che le ho dato un nome, nel mio cuore, e non la posso rinnegare. Battezzata nel mio cuore, non la posso rinnegare davvero.
Ed ora fuggire tocca proprio a me, che un nido tranquillo me lo sono costruito, con fatica, pazienza, dolore, giorno dopo giorno.
Sono stanca, non l`accetto davvero e le sputo che quelli non sono più i suoi figli,
non li merita, non li ha mai meritati.
Lei zitta, non singhiozza neppure, non tira fuori le unghie, non ricatta, non supplica. Silenzio, solo silenzio.
Sorella, sorella, cosa vuol dire sorella?
Vuol dire che son qui, sola davvero, con pioggia che batte su finestre piccine.
E nero nel cuore.
Sola, a vegliarla dopo averla lavata, vestita, plasmato un mezzo sorriso su labbra ormai spente. Di un legno quasi bianco l`ho scelta, la bara, ed ho pronti, da stenderle accanto, il paio di jeans che mi rubava quando decideva di fuggire.

Costanzo Martini

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