Attraverso un paese sconosciuto

La gente legge i giornali, e neppure quelli. Legge solo i titoli che interessano, e da un po’ neppure quelli. Sono titoli sempre uguali. E così cresce la sensazione che proprio la parola scritta, come segno dei tempi grandemente civili, diaframma tra l'essere e il fare, vada sparendo. E il mondo sia ridotto solo ad azione, e sia questa azione a suggerire i libri, o la parola: non il contrario. L'azione immessa nella vita senza copertura di parola, diventa letale. Vedo la vita senza pensiero, privata di critica, correre via come un giorno unico, monotono: come una imbarcazione piegata su un fianco, e non guidata più da nessuno.

— Anna Maria Ortese, 19 febbraio 1980

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