Sull'intimità

Abbiamo sacrificato così tanto all'Amore per comodità, perché esso si presta alle peripezie dell'intrigo, perché il suo racconto è accattivante ele sue grandi parole sonore -mentre il percorso dell'intimità è discreto. L'amore è esclamativo, superlativo, mentre l'intimità vive appartata e tace. (…) Che lo si voglia o no, la parola ‘amore’, appena pronunciata, fa cadere nel teatrale: per lo spostamento di ciò che è taciuto a ciò che è detto, dalla discrezione all'ampollosità. Serve solo da etichetta per rassicurarsi: di fronte all'ignoto che si apre, ci riporta su un terreno famigliare.
Quando ci si dedica all'impresa, che si vorrebbe di interesse pubblico, di giustificare la vita a due, la consolazione che di solito si propone è che, quando l'irruzione del desiderio - l'improvviso della scoperta - comincia a scemare (e il desiderio, come si ripete fino alla noia, vuole novità e si usura nella coppia), restano la tenerezza e l'affetto. Che sono insieme il differimento e il supporto della relazione. Ma questa non è che una banalità suggerita dal buon senso e divulgata dal senso comune, anche se è qualcosa, lo ammetto, che ci resta in testa (…). Si tratta di un assestamento della passione nel durevole e nell'affettivo: per il buon equilibrio delle cose (l'omeostasi della coppia), quello che si perde in intesità (la fiamma) lo si recupera in proporzione come serena longevità (…). Ma bisogna contrastare questa immagine. Bisogna prendersela con quanto vi è di poassivo, di falsamente normativo, e anche, diciamolo, di atrofizzante.
Se per me, vivere a due si giustifica solo per l'intimità che vi si instaura, bisognerà allora pensare le condizioni dell'intimità in cui un bel giorno 'si cade’, e poi sempre di più, per audacia e risoluzione, ma che fa trovare un infinito in questo sprofondare (…) se la vita a due si fa banalmente sotto lo stesso tetto, si può invece vivere a due stando separati e rimanendo ognuno dalla sua parte: abitando a Parigi e in Russia, come Balzac e la signora Hanska. 'Dalla sua parte’, in questo caso, non crea una barriera ma, dando una distanza da superare, ravviva la necessità di incontrarsi (…) Il 'vicino’, proprio dell'intimità non va inteso come luogo ma, soprattutto, come modo 'intenzionale’, nel senso più originario, in quanto apre un campo d'intenzionalità condivisa.

Jullien François, “Sull'intimità. Lontano dal frastuono dell'Amore”, Raffaello Cortina Editore, 2014

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