Il giornale non è letteratura

Quando capita che la letteratura operi un disvelamento della realtà, portando il lettore a conoscere, a capire, a prendere coscienza e dunque a diventare compiutamente cittadino, quali obblighi nascono per lo scrittore? Obblighi davanti alle parole, al loro uso e al loro significato, dunque davanti alla scrittura, alla sua funzione pubblica di fronte al Paese e alla comunità dei lettori.
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Il giornale non è letteratura, perché ha altri obblighi, dunque altre regole e altri canoni, altri tempi. Ma può distribuire l’indagine di uno scrittore, può avvolgerla nella vicenda quotidiana, può stimolarla con la realtà, può portarla dove i libri non arrivano, in uno spazio di lettura più breve, nell’arco d’impegno di una pagina, nella ri-costruzione della giornata che abbiamo attraversato, nell’urto della scrittura e delle idee con i fatti. Il giornale, non bisogna stancarsi di dirlo, fa parte della vita di un Paese e non della sua rappresentazione, così come il giornalismo non è un’arte ma una professione civile, soprattutto non è una struttura mimetica, ma vive nel divenire della vicenda quotidiana e del suo primo impatto. Qui, proprio qui e proprio per questo, la scrittura civile può essere dirompente.

Ezio Mauro

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