Io eterno fanciullo

Io eterno fanciullo, sempre seguivo il passo della gente focosa e non volevo essere in loro, dicevo; - parlavo e non parlavo, ascoltavo e volevo sentirli forte o più forte, e vederli dentro. Io eterno fanciullo, sacrificavo ad altri, a quelli che mi facevano compassione, a quelli che erano molto distanti o non mi vedevano come chi vede. Portavo doni, inviavo occhi incontro a loro ed aria tremula sfavillante, tracciavo percorsi superabili - e non parlavo. - Presto alcuni riconobbero l’arte dello scrutatore e non domandarono più. Io eterno fanciullo, subito maledissi il soldo e risi, mentre lo prendevo deplorando, il prodotto, l’imperativo di massa, il baratto del corpo, il denaroscopo. Argento vedevo come nichelio, nichelio come oro e argento e nichelio, e tutto come inconsistenti numeri per me senza valore, di cui nulla m’importava, pure deriderò il denaroscopo deplorando. - Perché, risonava in me. Perché? - Qualcuno dice: denaro è pane. - Qualcuno dice: denaro è roba. - Qualcuno dice: denaro è vita. - Ma chi dice: sei tu il denaro? - Prodotto? - Roba sarebbe - Oh -, vivi e vitali! - I vivi dove sono? - Non è un affare. Tutti gli stati danno poco soccorso ai vivi. - Essere sé! - Essere sé! -

— Egon Schiele

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