Oltre Avenue

[…] verso l’una del mattino quattro mingherlini, o meglio, tre mingherlini e uno spilungone, tutti con un taglio alla Beatles 1965 e con lo stesso giubbotto di pelle nera, scarpe da ginnastica bianche e jeans strettissimi, hanno cominciato a montare i loro strumenti: una batteria e due amplificatori, davanti alla grande finestra del loft. Era una band. Gli invitati si avvicinarono per vederli e riuscii a farlo anch’io. Erano i Ramones. Cominciarono a suonare. Fantastici. Ogni pezzo era esattamente come il precedente e tutti cominciavano con il bassista che urlava: “One, two, three, four!”. I brani, velocissimi e influenzati da rock e bubblegum, duravano meno di due minuti, ripuliti da qualsiasi assolo, le casse sparate al massimo e i testi che non ripetevano altro che il titolo: “I don’t wanna walk around with you, I don’t wonna walk around with you…”. Super! Soprattutto in mezzo a tutti quegli artistoidi scorreggioni e beautiful people con capelli lunghi e stivali argentati. Erano sicuramente all’avanguardia, il gruppo più anti-hippie mai visto, il futuro del rock americano. Diversi anni dopo, ormai amico di Dee Dee, gli raccontai questa storia e lui mi disse: “Ah, ma quello alla festa di Omni è stato il nostro primo concerto, prima ancora di esibirci in un club, non sapevamo suonare”. Per loro fortuna non hanno mai imparato.

— (Philippe Marcadé, Oltre Avenue D; Agenzia X, 2010)

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