Cuore di Rubino

«Sono venuta a prenderti.»
David aprì gli occhi di colpo, svegliandosi di soprassalto. La stanza era buia, illuminata solamente dalla luce opaca dei lampioni che filtrava attraverso le persiane. Fuori il tempo era inclemente. Neve cinerea copriva ogni cosa, spegnendo i rumori nel suo abbraccio gelato. Il freddo penetrava anche all’interno, tormentando il sonno di David.
«Sono venuta a prenderti.» sussurrò la voce, solenne e delicata come la neve.
Il cuore gli balzò in gola e David si guardò attorno. Senza alzarsi dal letto, stretto alle coperte, scandagliò ogni angolo della stanza. Non vide nessuno. Scosse il capo accusando il vento notturno. Rise della propria ingenuità e si sdraiò di nuovo. Fece per rimettersi a dormire, tentando di calmare il cuore che gli martellava nel petto.
«Sono venuta a prenderti.»
Era la voce di una donna.
David decise d’ignorarla. C’era una sola voce femminile che adorasse sentire, quella di Lucretia. Decise di cercare il sorriso della sua amata nel mondo dei sogni, definendo quell’episodio notturno come la visione di un ragazzo facilmente impressionabile. Non lo era mai stato, ma l’operazione prevista per il giorno successivo lo preoccupava. L’idea di poter morire in sala operatoria, tra le mani asettiche di un chirurgo, lo terrorizzava. Per tutta la vita s’era considerato coraggioso. Doveva essersi sopravvalutato.
«Sono venuta a prenderti.» ripeté di nuovo la voce che nasceva sibilante dal buio ovattandosi cupa.
«Alice – sbottò David, imprecando contro l’infermiera – se è ancora uno dei tuoi stupidi scherzi me la paghi.»
«Sono venuta a prenderti.»
Non era la voce di Alice. Per quanto potessero essere fastidiosi gli scherzi dell’infermiera non erano mai così crudeli.
«No, verrai a prendermi domani per portarmi in sala operatoria. Ora lasciami stare. Ho bisogno di dormire.»
«Non è tempo di riposare, ma di prendere una decisione.» affermò la voce nel buio e David avvertì il brivido freddo di due dita che gli carezzavano la spalla muscolosa. S’alzò di scatto, gettando via le coperte e cercando con lo sguardo il responsabile di quello scherzo crudele. La trovò nel buio e spalancò gli occhi incredulo.
Era bellissima, con voluttuosi occhi scuri e lunghe ciocche di seta nera. La pelle candida risplendeva al buio, evidenziando le curve abbondanti, raccolte all’interno d’una lunga veste di velluto oscuro. Si mosse languida verso di lui e David capì d’avere davanti a sé una donna che non era ancora pronto a incontrare. Troppo perfetta per essere umana lo tentava e ripugnava al tempo stesso. Profumava di sesso e di sangue. Lacrime amare scesero lungo le guance di David.
«Sai chi sono?» domandò la donna, sorridendo maliziosa.
«Sì, ma ho paura a pronunciare il tuo nome.» rispose il ragazzo. Desiderava con tutto se stesso di voltarsi e fuggire, ma, come vittima di un incantesimo, continuò a fissare gli occhi crudeli della donna.
«E’ vero. Avete tutti questa paura quando vengo a prendervi. Non capite mai che senza di me la vostra esistenza sarebbe incompleta. Le tue sensazioni sono giuste. Sono esattamente chi pensi. M’hanno chiamata con molti nomi, ma il concetto non è mai cambiato. Io sono Morte.»
«No, no. Non è possibile. Non ora. Non oggi. Ti prego. Non oggi.»
«Mi dispiace – annuì la donna e per un istante i suoi occhi parvero davvero tristi – ma hai fatto la tua scelta.»
«Cosa intendi dire?»
«Ero presente la settimana scorsa all’incidente e osservavo l’intreccio di destini all’incrocio tra l’interstatale e la strada per Bangor. Una brutta faccenda quello schianto. Una faccenda in cui era mio compito prendere quattro anime. Jack Brangh, il conducente del camion, Frank Simpson, il motociclista coinvolto suo malgrado, Brandy, la prostituta all’angolo. Mancava ancora un’anima all’appello.»
«La mia.» chinò il capo David, sconsolato. Fin dallo schianto aveva avuto la netta sensazione d’essere miracolato. Era impossibile che in un tornado simile fosse sceso illeso dall’auto in fiamme. Nemmeno nei film gli eroi uscivano indenni.
«No – lo stupì la Morte – ricordi l’incidente?»
«Vagamente. Solo che il camion ha centrato il lato del passeggero e ha scagliato la mia auto dalla parte opposta della strada, dritto contro il semaforo. Ricordo perfettamente il dopo. Mi sono alzato e sono uscito dalle lamiere in fiamme. Mi sono voltato indietro e Lucretia era sanguinante e bloccata a bordo. Non potevo lasciarla lì, così mi sono dannato l’anima per salvarla.»
«E ci sei riuscito. Era sua l’anima che dovevo mietere, ma la tua lotta con le fiamme, a dir poco eroica, m’ha spinta ad aspettare. Volevo, e voglio, capire quanto i vostri destini possano essere intrecciati e quanto potranno separarsi.»
«Questo siamo per te? Un esperimento?» tuonò David con rabbia, i pugni serrati.
«No – disse la donna scuotendo i capelli corvini – ma io sono per te una speranza. La speranza di poter ancora fare un scelta, di poter salvare una vita. L’ultima scelta.»
«Sono destinato a morire. Che scelta posso fare da cadavere?»
«La più importante di tutte. Domani, è prevista l’operazione per salvare Lucretia.»
«Lo so. Sono l’unico donatore compatibile. Il rene che le trapianteranno è il mio.»
«Durante l’operazione uno di voi morirà.»
«Perché? – sbottò David, infuriato – perché non tutti e due? Oppure nessuno? Perché?»
«Perché Lucretia avrebbe già dovuto abbandonare questo mondo. Tu d’altronde…»
«Se è lei quella destinata a morire perché sei venuta da me?»
«Ho sempre ammirato la tua capacità logica. Hai talento. – sorrise la Morte, gli occhi velati di lacrime – Per darti l’opportunità di scegliere. Lucretia può vivere, ma tu dovrai morire al posto suo. Oppure lei morirà e tu vivrai. La scelta è tua.»
«La mia scelta è ovvia – ribatté David con foga – non c’è altra possibilità. Sai bene che sceglierò sempre di salvare lei. Io l’amo. Lucretia vale la mia vita e altre mille.»
«Non così in fretta. Prima devi sapere la verità sul suo conto. Sei davvero sicuro d’amarla?»
Il giovane annuì con forza. Dal momento stesso in cui aveva incrociato per la prima volta gli occhi verdi di Lucretia il suo cuore aveva smesso di battere. Le aveva dedicato ogni respiro, ogni sacrificio, ogni lacrima. Non era stata una storia facile la loro, ma l’aveva amata ogni istante.
«Lei no, – lo gelò la Morte – ti odia. Ti odia con tutta se stessa. T’ha usato fin dal primo istante. Ha accettato di starti accanto per farti rimangiare l’arroganza con cui l’hai trattata, per dimostrarti che tu non vali nulla. Non c’è stato un solo sorriso sincero né alcuna dose d’ammirazione nelle sue parole. Tu per lei non sei altro che un oggetto. Un cucciolo da plasmare e trasformare in ciò che più desidera. Non vuole te, ma il potere che può esercitare sul tuo cuore. Non conosce amore, solo vanità.»
David crollò sul letto, squassato da quelle parole. Ogni sillaba gli penetrò nella carne come una pugnalata rovente. Lance di ghiaccio gli perforarono la mente, mentre gocce di veleno gli corrodevano il cuore. Non poteva credere a quelle parole. Non poteva. Ma dentro di sé sapeva che erano sincere, l’aveva sempre saputo. Come comportarsi allora? Se Lucretia l’odiava e s’era presa gioco di lui, allora meritava d’andarsene. Il tradimento era qualcosa che nemmeno il più disperato degli innamorati poteva sopportare.
«Non t’ha tradito se è ciò che temi. Solo non ha interesse per gli altri esseri umani. E’ gelida, egoista e feroce. Non c’è spazio per l’amore nella sua vita. Non c’è spazio per te. Ti odia e non t’amerà mai.»
«Ti sbagli – sorrise infine David, sicuro del suo amore per Lucretia – non può essere vero. Non può finire così. Non con la morte di uno dei due.»
«Io sono la guardiana della vita. Non mento mai. Non sbaglio mai.»
«Ti sbagli. Forse lei ora mi odia, ma un giorno m’amerà con tutta se stessa. E anche se fosse non ha molta importanza. Io l’amerò sempre.»
«Quel giorno non verrà mai. Fai la tua scelta.»
David s’alzò dal letto. Prese un foglio di carta e una biro. Scrisse qualcosa e vi posò sopra un piccolo rubino a forma di cuore. Un dono sdolcinato che avrebbe voluto consegnare di persona a Lucretia una volta guariti entrambi.
«Ho scelto.»
«Coraggioso – sorrise la Morte, leggendo il foglietto – Addio amore mio. Ti dono il mio cuore per l’eternità. Se un giorno vorrai restituirlo t’aspetterò al crocevia del tempo. Portami un bacio e il racconto di ciò che io non vedrò mai. In cambio avrai la mia anima. Addio bellezza. Piuttosto sdolcinato non credi?»
«Non eri venuta a prendermi?» domandò David beffardo, ogni paura dissipata.
«Andiamo piccolo cuore coraggioso. La fine t’aspetta.»

Il giorno dopo David si spense per una complicazione in sala operatoria.
Una settimana dopo Lucretia spalancò gli occhi, sana e salva grazie al rene di David.
Ventisette anni dopo, al crocevia del tempo, una donna raggiunse l’unico uomo in grado di farla ardere d’amore. Lo baciò e iniziò a raccontargli ogni istante passato senza di lui. Ridendo camminarono verso i campi elisi. Insieme per sempre.

Daniele Viaroli

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