Consigli inutili

Forse non lo sai, ma anche tu hai una compagna fedele alla quale potrai rivolgerti nei momenti di solitudine e, succede a tutti, di tristezza. E’ una compagna che non ci abbandona mai, nemmeno quando partiamo per un viaggio in paesi lontani, che ci segue instancabile anche nelle zone più sperdute e impervie. Hai deciso di muovere i tuoi passi sulle sabbie infocate del Sahara? O sui ghiacci dell’Antartide? O sulle terre avveienate della Pianura Padana? La tua ombra, è di lei che sto parlando, non ti abbandonerá nemmeno in queste situazioni di estremo disagio.
E noi? Come ricompensa per questa fedeltá ci dimentichiamo addirittura della sua esistenza, passiamo intere giornate senza rivolgerle nemmeno uno sguardo. Lei non si offende e continua a seguirci in silenzio, sempre umile ai nostri piedi, presente e visibile alla luce, presente e invisibile al buio. Anche al buio chi ha sensibilitá e sentimento si accorge della sua presenza. Ma accorgersi di lei non é credo sufficiente a ripagare la sua fedeltá.
II solitario le dedichi qualche attenzione, almeno una volta al giorno si chini a terra in modo da avere il viso vicino al suo e le parli con dolcezza, sottovoce, come si parla a un'amica, in confidenza. Ti prego, fai amicizia con la tua ombra. E’ lei la nostra compagna piú discreta e fidata e merita tutta la nostra amicizia.
Di lei puoi fidarti, non tradirá mai un segreto che le hai confidato, da lei non dovrai temere né tradimenti né pettegolezzi. E anche se volesse non potrebbe perché solo le ombre dei morti comunicano fra loro, non quelle dei vivi.
Se ci ricordiamo di lei eviteremo lo sgomento della solitudine, basterá il semplice gesto di allungare la mano per toccare la sua mano. Se questo non ti é sufficiente, se ti senti ancora stanco e depresso, se non sei contento del tuo fisico deperito, se hai dovuto subire qualche grave sopruso dai tuoi nemici, ti consiguo di andare a passeggiare verso il tramonto in una piazza molto grande: al tramonto anche gli uomini piccoli e depressi fanno le ombre lunghe.

— Luigi Malerba

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