La musa in collera

Ichna

Perché scrivo canti d’amore
così raramente?
Questa domanda già prima
me la potevi fare,
ma tu, come si comporta
ogni uomo indulgente,
aspettavi la scintilla
che in strofa s’accende.

E’ vero, taccio – ma taccio
solo per timore
che il mio canto in futuro
mi dia solore,
che verrà giorno e d’un tratta
smentirà le parole,
resteranno ritmi e rime,
se ne andrà l’amore,
e sarà inafferrabile
come l’ombra di un ramo.
Oh, sì, un normale timore
mi lega la mano.

Questo mio silenzio
so però spiegare.
Come incidere su una pietra
parole audaci,
se neppure oso toccare
petalo di rosa?
Timore arciprudente,
tu mi fai paurosa…

Quando misi mano al foglio,
c’era un altro fra noi.
Non attese, corse fuori
sbattendo la porta.
Se era il vento che entrava
- poco importa, ma se
era la musa, la Musa
dei canti d’amore?

So che la mia prodezza
indignerà i vicini.
Ma dica pure la gente
ciò che le pare.
Correrò giù e griderò
ai quattro venti:
Erato, torna! Aspeta!
Erato, mi senti?

Wisława Szymborska

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