“Memoria sulle condizioni dell’agricoltura...” di Antonio Cefalì

Dall’incipit del libro:

«Ma la prefazione d’un terzo qualunque a un libro non suo può ella mai essere altro che inutile?» Questa domanda ho fatto a me stesso, quante volte ho afferrato risoluto la penna ed ho scritto quella prima parola; e la penna e restata lì sospesa in aria per un bel pezzo, poi è andata giù sullo scrittoio, e non se n’è fatto più nulla. Se le prefazioni son cosa inutile per loro stesse, a che scriverne una che sarebbe per riuscire inutile, per un’altra e più potente ragione: l’incapacità di chi deve scriverla? Doppia inutilità dunque e doppia ragione di non farne nulla assolutamente. Mi pare ce ne sia tanto da bastare a scoraggire il più fervido e convinto fautore del celebre volere e potere!

Ed io, che non m’inchino tanto facilmente alla fama usurpata di questa massima pericolosa – dei suoi pericoli informino tanti poveri diavoli, che han voluto, voluto, voluto e non son riusciti che . . . . a provare la fallacia del proverbio! – io, dico, mi sono inteso più impicciato d’ogni altro, fra il sentimento della mia incapacità – contro cui il volere cozzava invano – e il doppio dovere di rispondere alla fiducia della Direzione del Comizio Agrario che, incaricandomi della pubblicazione di questa Monografia, manifestava il desiderio di vederla preceduta di due mie parole, e di soddisfare l’animo mio, congratulandomi coll’amico della sua bell’operetta, e del sentimento, ben raro in vero in queste nostre contrade, di accettare cogli onori anche gli oneri, e di soddisfare in così bel modo gli obblighi assunti!


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