Parabole

Da parte mia, come accennavo prima, alligna un'inflessibile reticenza a cogliere un significato riassuntivo e definitivo. Il famoso ‘messaggio’, cercano alcuni. Il messaggio che faceva venire l'orticaria a Billy Wilder e che gli faceva dire: se cercate il messaggio andate all'ufficio postale.
Niente mi toglie dalla testa che la smodata ricerca del messaggio contenuto in un film o in un libro o in una serie tv da parte di uno spettatore sia proprio un retaggio di un'educazione derivante dalla religione. L'idea, sotto sotto, della parabola con una morale finale. Il film come un apologo. Il simbolo come l'arcano da decifrare con l'ausilio dell'intelligenza e della cultura. Ma io ho sempre ritenuto che non debba esserci parabola, non debba esserci messaggio, ma ci deve essere solo un'organizzazione replicata e creativa della vita così come si presenta, tenendo conto del contesto e della realtà interna.
Coerenza che può apparire, all'implacabile ricercatore di messaggi, un'incoerenza.

—  P. Sorrentino, Il peso di Dio. Il Vangelo di Lenny Belardo, Torino 2017, p. VIII (dalla prefazione)

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