Le vite degli altri

I viaggi in treno sono un’ossessione per me. Il contrasto fra il paesaggio mutevole, che scorre oltre il finestrino ed i pensieri contratti, immobili, stretti dentro ai vagoni, nelle teste di tutti i passeggeri che sembrano impermeabili persino alla pioggia.

Ogni volta che salgo, cerco di immaginare le loro vite. Mi aggrappo ai piccoli dettagli: un calzino particolarmente colorato, la cover del cellulare piuttosto vistosa, la montatura degli occhiali quasi fosforescente, e da là, riesco ad immaginare le loro famiglie, le loro case e le loro automobili. Tutto ciò che si agita nel privato della propria abitazione, al riparo da ogni occhio indiscreto. Io vado ad intrufolarmi proprio in quella minuscola intercapedine, fra le mura e gli abbracci nascosti.

A volte, riesco ad orecchiare qualche conversazione telefonica, piccoli scampoli di vita, altre (lo so, non si fa, non è carino) getto lo sguardo sugli sms o whatsapp che inviano. Sbircio cosa leggono o quale musica ascoltano.

Mi sorprendo a fantasticare sul loro, probabile, impiego, sui figli piccoli che impazienti li aspettano a fine giornata, a colorare di verde e di azzurro le loro abitazioni e non in ultimo, sui fedelissimi e simpatici animali domestici, perché ognuno di loro avrà almeno un gatto, un cane o anche un pesciolino rosso, che nuota scontento in una, piccola e stretta, boccia d’acqua.

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