Il resto di niente
«Lenòr, io non voglio influenzarti, per carità. Ti dirò la mia opinione: questa società dei liberi muratori è una strana cricca che cresce dappertutto. Non so bene donde sia venuta, né cosa voglia. Sì, parlano di libertà, eguaglianza, morte ai tiranni, però si contraddicono. Fra loro ci sono i re: Maria Carolina, la sorella Maria Antonietta, il principe Giuseppe. Odiano i preti, ma accettano padre Caracciolo. Detestano i Gesuiti e ne son pieni. Forse è un’organizzazione messa su dagli Asburgo per domare i ribelli. O raccogliere soldi: è anche piena di banchieri».
«Ma che fanno?»
«Per quanto ne so io, la principale attività esteriore è quella di riunirsi a gran tavolate, divertirsi. Dicono di far beneficenza, ma ci credo poco. Beneficenza a se stessi: fra loro s’aiutano.»
«Ma Jeròcades…»
«Jeròcades è un esaltato. Però affarucci ne combina anche lui! Ma senti un po’: ho la sensazione che abbia soprattutto interesse personale a che tu entri nella società. O mi sbaglio?»
«Credo di no, purtroppo» sospirò.
«Ah, beh» sorrise Vincenzo. «La Massoneria potrebbe aiutarti ad avere successo. Avevano proposto anche a me d’entrarci, ma c’è troppa gente che non mi piace. E poi, a me non vanno quelle idiozie delle cerimonie misteriose, i simboli, gl’intrighi. Ricordati che quand’uno entra a far parte di un’organizzazione, una chiesa, di qualsiasi tipo essa sia, come individuo è finito: da libero si fa necessariamente schiavo. E per me non va bene. Proprio no.» “
Enzo Striano, Il resto di niente, Mondadori (collana Oscar Classici Moderni n° 199), 2011¹¹, pp. 80-81.
[1ª Edizione originale: Loffredo edizioni, Napoli, 1986]
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