Notte d'inverno

Non è dato correggere il giorno con sforzi di lampade,
né sollevare alle ombre i veli di gennaio.
Sulla terra è inverno e il fumo dei fuochi non riesce
a raddrizzare le case, che giacciono coricate fianco a fianco.

Panini di lampioni e marzapane di tetti e nero
su bianco nella neve lo stipite della palazzina:
è casa signorile e in essa io sono istitutore.
Sono solo -ho mandato l'allievo a dormire.

Nessuno è atteso. Ma è tirata la tenda.
È tutto cumoli il marciapiede, ingombro il terrazzino.
Ricordo non agitarti! Saldati a me! Credi
e fammi credere che sono un tutt'uno con te.

Di nuovo volto a lei? No, non ne sono turbato.
Chi le ha rivelato i tempi, chi l'ha messa sulla traccia?
Fu quel colpo l'origine di tutto. Quanto al resto
ora, grazie a lei, non me ne importa.

È tutto cumoli il marciapiede. Tra le biforcature della neve
le gelate bottiglie delle lastre di ghiaccio nude, nere.
Panini di lampioni e sul comignolo, come gufo,
nelle piume affondato, un fumo ritroso.

Boris Pasternak

1913, 1928

(da Poesie d’amore, 1988 - Traduzione di Evelina Pascucci)

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