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Visualizzazione dei post da giugno, 2022

FramMenti

La soddisfazione viene dal lavorare accanto ad altri 500 fotografi e andarsene via con qualcosa di diverso.  David Burnett  

Straniero

L’Italia è uno dei pochi paesi la cui identità moderna si è costruita intorno al fatto d’essere stata ripetutamente invasa. L’Inghilterra si vanta di non aver mai più subito un’invasione straniera dopo il 1066. Da noi, dopo quella data, ci sono state l’invasione dei Normanni, le calate di Federico Barbarossa e dei suoi successori, l’invasione di Carlo d’Angiò, quella di Carlo VIII, ripetute invasioni francesi e asburgiche fino a Napoleone e oltre, e poi l’invasione austriaca fermata sul Piave, quella nazista dopo l’8 settembre, e infine quella degli Alleati: l’ultima, finora, e una di quelle accolte con più sollievo da gran parte della popolazione. Le invasioni in Italia sono ossatura di manuali scolastici e spunto di riflessione storiografica, tanto che un fortunato libro di Girolamo Arnaldi s’intitola proprio L’Italia e i suoi invasori, e rilegge tutta la storia della Penisola attraverso questa peculiare prospettiva. Terra di conquista dunque, l’Italia, ma anche di reazione e di resi

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Il più grande ostacolo alla comprensione di un’opera d’arte è quello di voler capire.  Bruno Munari

Riflessioni sul Bene

Horacio Verbitsky, il grande giornalista argentino accusatore del regime di Videla e autore delle più scioccanti rivelazioni sul destino dei desaparecidos, ha dato del giornalismo una definizione radicale: “giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda”. Si potrebbe sostenere, con un po’ di impudenza, che ciò che il giornalismo militante fa contro la repressione, la letteratura lo fa contro la rimozione inconscia (“letteratura è esprimere ciò che l’io non vuole che si sappia…”) – intendendo per “io”, naturalmente, anche l’io sociale e collettivo. La verità letteraria è la verità del desiderio, cioè non è verità: è un campo di tensioni in cui ogni asserzione può essere rovesciata, ogni no può valere come un sì, dietro ogni oggetto può apparire la sua derisione, il mito più sanguinario può essere salvifico o viceversa, ogni minima procedura può trasformarsi in un rito, il tempo può ristagnare o cessare di esistere. Tutto questo si ottiene con la

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Io non invento nulla, immagino tutto.  Brassaï 

Umano

Io sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore. Il denaro è il più grande dei beni, dunque il suo possessore è buono: il denaro mi dispensa dalla pena di esser disonesto, io sono, dunque, considerato onesto; io sono stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di ogni cosa: come potrebbe essere stupido il suo possessore? Inoltre questo può comprarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti non è egli più intelligente dell'uomo intelligente? Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie deficienze nel loro contrario? Poichè il denaro, in quanto concetto esistente e attuale del valore, confonde e scambia tutte le cose, esso costituisce la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane. Il

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La soddisfazione viene dal lavorare accanto ad altri 500 fotografi e andarsene via con qualcosa di diverso.  David Burnett

Libri russi

Prese in biblioteca Madame Bovary, Anna Karenina e Delitto e castigo, tutti scritti da autori di cui lui conosceva a malapena il nome, ma Helen gli disse che erano libri eccellenti. Frank notò che Helen maneggiava con rispetto quei volumi dalle pagine ingiallite, come se tenesse tra le mani le opere di Dio. Come se, a suo modo di vedere, ci si potesse leggere tutto ciò che non si poteva ignorare, la verità sull’esistenza stessa. Frank si portò in camera i tre libri, si avvolse in una coperta per ripararsi dal freddo che penetrava attraverso gli infissi sconnessi della finestra e cominciò faticosamente a leggere. Gli riusciva difficile immedesimarsi nelle vicende perché i personaggi e i luoghi non gli erano familiari, i loro nomi erano strani e difficili da ricordare, e alcune frasi così maledettamente complicate che prima di arrivare in fondo si era bell’e dimenticato il principio. Lesse con irritazione le pagine iniziali, cercando di farsi strada in una selva di vicende e di gesti biz

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Con il termine "suprematismo" intendo esprimere la supremazia della sensibilità pura nell'arte creativa. Per il suprematista i fenomeni visivi del mondo oggettivo sono di per sé, senza senso; la cosa importante è sentire.  Kazimir Severinovič Malevič

15milioni di celebrità

Io non ho preparato proprio nessun discorso non ci ho neanche provato. Volevo solo arrivare fin qui per farmi ascoltare da voi, per costringervi almeno una volta a farvi ascoltare davvero qualcuno, invece di star lì a far finta di farlo. Voi vi accomodate a quel tavolo e guardate verso questo palco.. e.. e noi ci mettiamo subito a ballare, a cantare come dei pagliacci… per voi non siamo delle persone, voi non ci vedete come degli uomini quando siamo qui ma della merce. E più siamo falsi più vi piacciamo perché è la falsità l'unico valore ormai, l'unica cosa che riusciamo a digerire. Anzi no… non l'unica.. il dolore e la violenza, accettiamo anche quelli. Attacchiamo un ciccione ad un palo e iniziamo a deriderlo perché crediamo sia giusto, noi siamo quelli ancora in sella e lui non ce l'ha fatta… ah ah ah che scemo! Siamo talmente immersi nella nostra disperazione che non ci accorgiamo più di nulla, passiamo la nostra vita a comprare cazzate. Tutto quello che facciamo, i

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Voglio esprimere i miei sentimenti e non illustrarli. E posso controllare il flusso del colore: non c’è casualità, come non c’è inizio né fine.  Jackson Pollock 

Renzo Laurano

Vanità di marzo Fragilità di una giornata d'aria primo celeste. Innova a chiari cespi Marzo i fiori. Traspaiono e non vedi variopinto il verziere. Una farfalla fa uno strano vedere. È quasi un lembo di vento un leggerissimo cascame d'indocinese seta il piano ondato volitar di vanessa. Ella, di spume de' fiori è molto vaga e de' piumati aspetti d'equatore che hanno i molli giardini di Sanremo a' primi cenni di primavera, quando è nelle arie voluttà di contagio e non mai viste terre vïaggi di un mellifluo odore inquïetante di vaïniglia. Ma era ancora nel mare primavera novella, e pieni di speranza i pesci ne volavano a galla; e, de' gabbiani, di sal ebbri, eran pascolo le larghe sogliole lì come piogge di lame d'argento da quei nitidi e celesti quasi bianchi di cielo. Ecco, e l'uccello di mare è in cresta al flutto. E un puerile gridar bianco ha che provoca cascate di miriadi d'aghi di diamante.

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Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate.  Diane Arbus

La ciotola d'acqua e il lago

«Rilassamento significa abbandonarsi completamente, mente e corpo. Significa arrendersi: totalmente, all'universo intero, all'infinito. Quando siete capaci di arrendervi totalmente all'infinito, sapete rilassarvi e fondervi con l'unità che la filosofia taoista descrive come l'integrazione del celeste con l’umano. Quando poniamo una ciotola d’acqua sulla superficie di un lago, l'acqua in essa contenuta non è l'acqua del lago perché le rigidi pareti del contenitore la tengono separata, impedendole di arrendersi alla forza maggiore. Usate l'Immaginazione, sentitevi adattabili come l’acqua, totalmente flessibili, cedevoli alla forma del contenitore. Quando l'acqua che siete voi si riversa nel lago, voi siete il lago». Waysun Liao

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Il fotografo non guarda la realtà, ma la fotografa. Poi va in camera oscura, sviluppa il rullino e solo allora la guarda. Alberto Moravia

A Napoli ci sono migliaia di altarini e murales dedicati a camorristi

Nelle strade di Napoli ci sono migliaia di luoghi dedicati a camorristi e rapinatori, boss e semplici soldati, cioè membri di basso grado dell’organizzazione criminale. Sono altarini, murales, fotografie, simboli realizzati in vari punti della città per commemorare i membri dei clan. Il numero è emerso da un’indagine condotta dalla polizia municipale di Napoli: «I primi risultati hanno lasciato attoniti anche noi», ha detto parlando con il quotidiano Il Mattino Agostino Acconio, responsabile dell’unità operativa antiabusivismo della polizia municipale di Napoli, «sono 15mila i luoghi individuati per ora nei quali sono esposti pubblicamente simboli, scritte o fotografie in memoria di un rappresentante di clan». Il censimento comunque è ancora in corso, e quella di 15 mila altarini e murales è una stima preliminare. Quando sarà concluso, servirà alla polizia per avere un quadro completo e decidere eventuali interventi. Il censimento degli altarini della camorra, concentrati soprattutto n

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Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.    Pablo Picasso

Il treno russo: un modo di vivere

Se volete capire l’animo russo, comprate un biglietto per il famoso vagone-letto platzkart”, la terza classe del treno: questo suggeriscono le guide turistiche, ed è un ottimo consiglio. In Russia, il viaggio in treno è molto più di un semplice spostamento, e il treno non è solo un mezzo di trasporto, ma fin dai tempi dell’Impero, è un luogo dove succedono molte cose: ci si racconta i sogni nel cassetto, ci si scambia informazioni utili e futili, ci si innamora, si confessano persino i propri peccati. L’importanza culturale del treno deriva da tre fattori: le distanze infinite, il tempo libero e la mancanza di privacy. Nel “kupe”, la prima e seconda classe, le porte proteggono dal corridoio ma si è in ogni caso in quattro, l’uno di fronte all’altro, due letti giù, due letti su. Nel vagone platzcart non c’è alcuna barriera per nascondersi, tutto è in vista. Ci sono anche due letti di fianco, quindi sarete sempre in sei per lungo tempo. Potrebbe essere un incubo per gli introversi, ma no

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Una fotografia è un segreto intorno a un segreto: più rivela e meno lascia capire.  Diane Arbus

Contro la guerra

Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile e interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari "intelligente", di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari -Stati Uniti in testa- d'impegnarsi solennemente con tutta l'umanità a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilità. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale - di per sé un'arma importante per il futuro-, ma potrebbe anche disinnescare l'orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta. T. Terzani (Lettere contro la guerra)

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Lo scopo dell’arte è quello di lavar via la polvere della vita quotidiana dalle nostre anime.   Pablo Picasso

Balto

Immagine
Non è cane, non è lupo. Sa soltanto quello che non è. La storia di Balto, ovviamente molto meno romanzata, è vera e nell'inverno del 1925 un coraggioso team di cani da slitta portò attraverso i ghiacci un vaccino indispensabile alla comunità.  «Dedicata all'indomabile spirito dei cani da slitta che trasportarono sul ghiaccio accidentato, attraverso acque pericolose e tormente artiche l'antitossina per seicento miglia da Nenana per il sollievo della ferita Nome nell'inverno del 1925. Resistenza - Fedeltà - Intelligenza »  Sulla statua di Balto a Central Park è possibile leggere questa frase. Allo scoppio di una terribile epidemia in Alaska, si rese necessario reperire un milione di entità di antitossina, ma il maltempo non permetteva agli aerei di alzarsi in volo e gli iceberg non permettevano alle navi di attraccare. Si decise quindi di usare il metodo che da sempre era utilizzato per trasportare la posta: i cani da slitta. Venne organizzata una staffetta di venti mute

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 Per me la fotografia deve suggerire, non insistere o spiegare.  Brassaï (Gyula Hálász)

Tutte le notti

O quando tutte le notti – per pigrizia, per avarizia – ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe, strapiomba sul vuoto. Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con esso l'estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi… Da che? Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l'impazienza a svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità, sempre più retratto entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio nient'altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell'imbuto, dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme). Gesualdo Bufalin

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Non ho mai ottenuto uno scatto così come volevo: è sempre venuto migliore o peggiore.  Diane Arbus

Il lupo e la farfalla

Si racconta che si catturarono al primo sguardo. Lui forte, temerario e ipnotico. Lei leggiadra, tenera e ladra di attimi. Con i suoi colori riuscì a dipingere la sua vita, gli regalò l’ arcobaleno che teneva tra le ali. Lui gli insegnò la forza e lei gli donò la leggerezza. Si dice che nessuno riuscisse a distrarli l'uno dall’ altra. Il sole faceva brillare il manto di lui, il vento sollevava lei e le sue danze. Sempre insieme contro ogni regola della natura che voleva lui indomito cacciatore e lei gioia di ogni sguardo ammaliato. La leggenda si racconta ancora attorno ai fuochi scoppiettanti, di come lei concluse la sua breve vita addormentandosi nei suoi ricordi, e di come lui ancora si senta ululare alla luna aspettando quel vento che la riporterà da lui…  Monica Borghi

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Io porto la mia macchina fotografica ovunque vada. Avere un nuovo rullino da sviluppare mi dà una buona ragione per svegliarmi la mattina.  Andy Warhol

Il letto non è sempre stato un luogo privato

Siamo abituati a pensare alla nostra stanza e in particolare al letto come a spazi privati, dove ci si può rilassare e trascorrere momenti di intimità: ma non è sempre stato così. (…) Le cose hanno iniziato a cambiare soprattutto a partire dal Diciannovesimo secolo: c’entrano sia la Rivoluzione Industriale che l’idea del letto associata al matrimonio e alla fedeltà. Le prime strutture di letti, costruite in legno e ricoperte da pelli oppure sacchi di paglia, fieno o erba – gli antenati dei materassi, per così dire – comparvero circa nel 3mila avanti Cristo, in Egitto e a Malta. Da 5mila anni a questa parte, la struttura del letto è rimasta sostanzialmente invariata, ma quello che è cambiato è il suo utilizzo, come spazio più o meno condiviso. Nel Medioevo, per esempio, in Europa si usavano letti più corti e più larghi rispetto a quelli a cui siamo abituati oggi. Corti perché la popolazione era mediamente più bassa, ma anche perché si dormiva in una posizione quasi seduta, con capo e sc

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Dipingere è uscire da se stessi, dimenticare se stessi, preferire l'anonimato a ogni cosa e rischiare talvolta di non essere in accordo con il proprio secolo e con i contemporanei.  Balthus

La volpe

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. - Facciamole il funerale. Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline. La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale. Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò

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Solo la fotografia ha saputo dividere la vita umana in una serie di attimi, ognuno dei quali ha il valore di una intera esistenza...  Eadweard Muybridge

Notturno indiano

«Che cosa ci facciamo dentro questi corpi», disse il signore che si stava preparando a stendersi nel letto vicino al mio. La sua voce non aveva un tono interrogativo, forse non era una domanda, era solo una constatazione, a suo modo, comunque sarebbe stata una domanda alla quale non avrei potuto rispondere. La luce che veniva dalle banchine della stazione era gialla e disegnava sulle pareti scrostate la sua ombra magra che si muoveva nella stanza con leggerezza, con prudenza e discrezione, mi parve, come si muovono gli indiani. Da lontano veniva una voce lenta e monotona, forse una preghiera oppure un lamento solitario e senza speranza, come quei lamenti che esprimono solo se stessi, senza chiedere niente. Per me era impossibile decifrarlo. L'India era anche questo: un universo di suoni piatti, indifferenziati, indistinguibili. «Forse ci viaggiamo dentro», dissi io. Doveva essere passato un po’ di tempo dalla sua prima frase, mi ero perduto in considerazioni lontane: qualche minuto

FramMenti

Ogni buon pittore dipinge ciò che egli è.   Jackson Pollock

Il megafono spento

Un piccolo burocrate scrive al suo superiore: «Occorre proteggere l’impianto di illuminazione interna più di quanto sia stato fatto finora. Delle griglie di ferro devono circondare le lampadine che vengano danneggiate. La pratica ha dimostrato che si potrebbe fare a meno delle lampadine in quanto queste non sono apparentemente mai utilizzate. Tuttavia si è potuto notare che al momento della chiusura degli sportelli il carico preme sempre fortemente verso questi appena sopraggiunge l’oscurità. Ciò risulta dal fatto che il carico si precipita naturalmente verso la luce quando viene il buio, il che rende difficile la chiusura degli sportelli. Inoltre si è potuto notare che a causa del carattere inquietante dell’oscurità, le grida scoppiano sempre al momento della chiusura degli sportelli. Sarebbe dunque opportuno accendere le luci prima e durante i primi dieci minuti di funzionamento». L’ironia è che il burocrate si chiama Just, «giusto», l’organizzazione per cui lavora sono le SS, l’anno

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Eravamo tutti esseri umani, finché la religione non ci ha separato, la politica ci ha diviso, e il denaro ci ha classificato.  (Irene Sheri)

Gramsci chiamerebbe

Cari compagni... se tra di voi ci fosse ancora Antonio Gramsci. "Gramsci chiamerebbe un poeta a fare il ministro della cultura, non un barone universitario. Gramsci farebbe così. Chiamerebbe un lavoratore precario a fare il ministro del lavoro. Uno per il quale la precarietà non è una parola da pronunciare con la lacrima bensì una condizione per la quale si vive quotidianamente e per la quale non ci sono più neppure lacrime da versare. Gramsci farebbe così. Chiamerebbe un contadino, umiliato sulla sua terra costretto a vendere primizie a un decimo di quanto le rivende il suo mediatore. Lo chiamerebbe a fare il ministro dell’agricoltura. Gramsci farebbe così. Chiamerebbe la sorella di Stefano Cucchi o di una qualunque altra vittima che uscendo di casa, incontrando una divisa, in un modo o nell’altro non è tornata a casa viva. La chiamerebbe a fare il ministro, una persona che può parlare della giustizia perché ha conosciuto l’ingiustizia. Gramsci farebbe così. Chiamerebbe un pacifi

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Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un fatto e l’organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono e significano quel fatto. È mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere.  Henri Cartier-Bresson

Dedicata a Diane Arbus

Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.  Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime delle droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.  Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perché non possono respingerti.  Non fotografare la suicida, l’omicida e la sua vittima.  Non fotografare l’imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo.  Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza non aggiungere la tua. Loro debbono usare violenza, tu puoi farne a meno.  Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi.  Lascia

FramMenti

L’ho sentito fare un discorso durante la campagna elettorale. Era così abilmente stupido, così privo di originalità e al tempo stesso così convincente, che i capi non possono non considerarlo un elemento sicuro e utile, mentre le sciocchezze che dice sono così simili alle sciocchezze che dice l’elettore comune che… be’, voi sapete quanto si sente adulato un uomo che veda i suoi pensieri esposti con abilità.  Jack London -  Martin Eden

Albert Camus

La conosci tu la solitudine? Sì, quella dei poeti e degli impotenti. La solitudine? Quale solitudine? Ma lo sai che non si è mai soli? E che dovunque ci portiamo addosso il peso del nostro passato e anche quello del nostro futuro? Tutti quelli che abbiamo ucciso sono sempre con noi. E fossero solo loro, poco male. Ma ci sono anche quelli che abbiamo amato, quelli che abbiamo amato e che ci hanno amato. Il rimpianto, il desiderio, il disincanto e la dolcezza, le puttane e la banda degli dei! La solitudine risuona di denti che stridono, chiasso, lamenti perduti… se soltanto potessi godere la vera solitudine, non questa mia solitudine infestata dai fantasmi, ma quella vera, fatta di silenzio e tremore d’alberi. (Albert Camus, “Caligola”)

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Il sistema rappresentativo, ben lungi dall’essere una garanzia per il popolo, crea e garantisce, al contrario, l’esistenza permanente di una aristocrazia governativa contro il popolo stesso ed il suffragio universale è unicamente un mezzo eccellente per opprimere e rovinare un popolo in nome proprio di una pretesa volontà popolare, presa come pretesto, o un gioco di prestigio grazie al quale si nasconde il potere realmente dispotico dello Stato, basato sulla Banca, la Polizia e l’Esercito.   (Michail Bakunin)

Son stato assenza

Son stato assenza. E poi esistenza. Sono stato ciglio di una rupe E fondo dell'abisso Sono stato pentolone sopra il fuoco. Poi solo fumo. E raggio di luna adagiato sull’acqua E poi cometa. E formula magica, incisa sulla cera. E manico di scopa di una strega. Poi ectoplasma, sopra un tavolino. E sono stato l’odore torbido dell’oppio. E canto di taverna Poi sono stato coyote sotto il cielo. E pallina d’avorio sopra un numero. E dado che cambiava faccia. E zampina di lepre, rinsecchita. Poi angelo di pietra, al cimitero. E fontana, per dissetar la morte. E lama di luce che precede l’alba. E poi son stato l’erba dell’oblio. E non ho mai capito chi ero io.  (Massimo Cavezzali)

FramMenti

La fotografia è il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento.  Henri Cartier-Bresson

Bartleboom

"Posa la penna, piega il foglio, lo infila in una busta. Si alza, prende dal suo baule una scatola di mogano, solleva il coperchio, ci lascia cadere dentro la lettera, aperta e senza indirizzo. Nella scatola ci sono centinaia di buste uguali. Aperte e senza indirizzo. Ha 38 anni, Bartleboom. Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da mettere sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi, se non a lei? Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle –Ti aspettavo. Lei aprirà la scatola e lentamente, quando vorrà, leggerà le lettere una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostr

FramMenti

L’intelligenza può essere guidata solo dal desiderio. Perché ci sia desiderio, occorre che ci siano piacere e gioia. L’intelligenza cresce e porta frutto solo nella gioia. La gioia di imparare è indispensabile agli studi, come la respirazione ai corridori. Dove essa è assente non ci sono studenti, ma povere caricature di apprendisti che al termine del loro apprendistato non avranno neppure un mestiere. Simone Weil

La morte dei ghiacci perenni

Avete mai visto morire una farfalla? A me non era mai capitato fino all’altro giorno. Eppure si dice che vivano poco (qualche ora, un giorno, una settimana): non dovrebbe essere così anomalo vedere una farfalla morire. Eppure per me lo è stato. Una farfalla, pochi istanti prima di andarsene, lotta contro il destino con una tenacia sorprendente. Per qualche attimo riesce perfino ad avere la meglio: si dimena, si oppone alla gravità mortale del suolo con spasmi disperati. Sale in cielo per poi crollare, stremata. Pensi che non si alzerà più e invece, scattosa, non demorde. Vuole ingannarlo il destino, vuole sentire per l’ultima volta, tra le ali polverose, il piacere del vuoto. Un’ultima ascesa in un mare di vento e libertà. Poi le forze svaniscono e cade per sempre, stremata e appagata da una vita breve, ma ricca di significato. L’attuale situazione dei ghiacciai mi ricorda gli ultimi minuti della vita di una farfalla. Naturalmente i tempi geologici non sono paragonabili a quelli biolog

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Pensa alla pregnanza e al valore inestimabile delle ultime volte: l'ultima primavera, l'ultimo volo di un ciuffo di leone, l'ultimo bocciolo di glicine che cade. La libertà di poter dire di no a tutti gli obblighi triviali e dedicarti interamente a cosa è davvero importante per te.   Irvin D. Yalom, Il senso della vita

Di libri blu e altro prezioso sentire

Un certo tipo di tosse mi riporta agli antichi romanzi dell’800, dove la gente moriva di tisi, prima ancora di aver compiuto i trent’anni. L’uomo che sta tossendo ora, ne avrà almeno settanta di anni, forse anche ottanta. Indossa una giacca grigio scura piuttosto elegante, ha l’aspetto signorile di un uomo che ha fatto un buon lavoro, senza mai aver usato le braccia. Nessuna ombra di fatica gli attraversa le rughe, eppure, ha un’evidente fragilità. E questa tosse cavernosa, lo avvolge in un aura scura, che lo rende ancora più anziano di quello che probabilmente è. Immagino un libro di quelli grossi e pesanti. La copertina blu scuro, e le lettere dorate che ne compongono il titolo e i piccoli decori sul dorso. Le pagine, compatte ed ingiallite, strette in una morsa, anch’esse consunte dal tempo. 

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Le prime 10.000 fotografie sono le peggiori.  Henri Cartier-Bresson

Squartamento

“La scomparsa del silenzio deve essere annoverata fra gli indizi annunciatori della fine. Non è più a causa della sua impudicizia né delle sue dissolutezze che oggi Babilonia la Grande merita di crollare, ma a causa del suo frastuono e strepito, degli stridori della sua ferraglia e dei forsennati che non ne sono mai sazi. Accanita contro i solitari, ultimi martiri in ordine di tempo, li perseguita, li tortura, ne interrompe ad ogni momento le rimuginazioni, s'infiltra come un virus sonoro nei loro pensieri per corroderli, per disgregarli. Come potrebbero, nella loro esasperazione, non augurarsi di vederla sprofondare all'istante? Essa contamina lo spazio, essa insozza, nuova prostituta, esseri e paesaggi, essa caccia da ogni luogo la purezza e il raccoglimento. Dove andare, dove abitare? E che cosa cercare ancora nel baccano di un pianeta babilonizzato? Prima che vada in frantumi, quelli che vi hanno sofferto di più, quelli che essa ha tormentato, avranno finalmente la loro riv

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Noi fotografi abbiamo sempre a che fare con cose che svaniscono di continuo, e quando sono svanite non c’è espediente che possa farle ritornare. Non possiamo sviluppare e stampare un ricordo.  Henri Cartier-Bresson

Tre piani

Capisci Sigmund Freud era un uomo molto intelligente, ma ieri sera, dopo aver terminato l’ultimo volume dell’opera omnia e averlo posato sul comodino, ho pensato che un errore l’ha fatto. I tre piani dell’anima non esistono dentro di noi. Niente affatto! Esistono nello spazio tra noi e l’altro, nella distanza tra la nostra bocca e l’orecchio che ascolta la nostra storia. E se non c’è nessuno ad ascoltare, allora non c’è nemmeno lo storia. Se non c’è uno così, a cui svelare segreti, con cui sciorinare ricordi e consolarsi, allora si parla con la segreteria telefonica. L’importante è parlare con qualcuno. Altrimenti, tutti soli, non sappiamo nemmeno a che piano ci troviamo, siamo condannati a brancolare disperati nel buio, nell’atrio, in cerca del pulsante della luce. (Eshkol Nevo, Tre piani)

FramMenti

Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento.  Henri Cartier-Bresson

Emily Dickinson

È una curiosa creatura il passato e a guardarlo in viso si può approdare all’estasi o alla disperazione. Se qualcuno l’incontra disarmato, presto, gli grido, fuggi! Quelle sue munizioni arrugginite possono ancora uccidere!

FramMenti

Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore.  Henri Cartier Bresson

Quando Mandela offrì il pranzo al secondino che gli pisciava sulla testa

Dopo essere diventato presidente, ho chiesto alla mia scorta di andare a pranzo in un ristorante. Ci siamo seduti e ognuno di noi ha chiesto ciò che ha voluto. Sul tavolo davanti, c’era un uomo che aspettava di essere servito. Quando è stato servito, ho detto a uno dei miei soldati: vai a chiedere a quel signore di unirsi a noi. Il soldato è andato e gli ha trasmesso il mio invito. L’uomo si è alzato, ha preso il suo piatto e si è seduto proprio accanto a me. Mentre mangiava le sue mani tremavano costantemente e non alzava la testa dal suo cibo. Quando abbiamo finito, mi ha salutato senza guardarmi, gli ho dato la mano e se n'è andato. Il soldato mi ha detto: Madiba quell'uomo doveva essere molto malato, visto che le sue mani non smettevano di tremare mentre mangiava. No, assolutamente! la ragione del suo tremore è un'altra. Allora gli ho detto: Quell'uomo era il custode della prigione dove sono stato. Dopo che mi torturava, urlavo e piangevo chiedendo un po' d'

FramMenti

La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né pronuncia il suo nome. L’arte è soprattutto visione e la visione, molte volte, non ha nulla in comune con l’intelligenza né con la logica delle idee.  Jean Dubuffet

Manuale di conversazione

Mentre l'amico gli parlava, Piero pensava: «Che supplizio stare in conversazione con una persona gentile che vi stima, con cui non siete molto in confidenza, che dice cose che non v'interessano, e voi non riuscite a svincolarvi! Una specie di paralisi della volontà v'impedisce di troncare e andarvene. Per non dar esca al discorso dell'altro, non interloquite. Ma ogni tanto, per tema che si capisca troppo il vostro disinteressamento, dite una parola d'approvazione che più che mai fomenta il gracidio dell'altro. Voi fate uno sforzo per sorridere e i muscoli facciali vi dolgono. Certe volte mi fanno un discorso o un racconto che non m'interessa e all'ultimo io non ho capito nemmeno una parola. Ma sono bravissimo a far credere che ascolto e capisco. Ho acquistato una tale perfezione in questa tecnica, che riesco perfino a interloquire talvolta, a fare qualche piccolo commento appropriato, senza saper di che cosa mi si sta parlando. Converrà bene che io mi de

FramMenti

I libri, ammettiamolo, sono meglio di qualunque altra cosa. Se organizzassimo un campionato di fantaboxe culturale, schierando sul ring i libri contro il meglio che qualunque altra forma d’arte abbia da offrire, sulla distanza di quindici riprese… be’, i libri vincerebbero praticamente sempre. Nick Hornby (da ‘Una vita da lettore’)

Frankenstein

Mi ingegnai di inventare una storia che sapesse parlare alle paure più misteriose della natura umana. Risvegliando in essa il fremito dell'orrore. Una storia che inducesse il lettore a tremare nel guardarsi intorno… che gelasse il sangue e gli accelerasse i battiti del cuore. L'alba del diciannovesimo secolo. Un mondo sull'orlo di un cambiamento rivoluzionario. Accanto a sconvolgimenti politici e sociali, ci sono progressi scientifici che avrebbero profondamente cambiato la vita di tutti. La brama di conoscenza non era mai stata così grande. Tra i pionieri, il capitano Robert Walton, un esploratore con l'ossessione di raggiungere il Polo Nord. Avvicinandosi alla meta, il suo viaggio è stato quello di scoprire una storia che avrebbe incusso terrore nei cuori di tutti coloro che si fossero avventurati nell'ignoto. — Frankenstein di Mary Shelley

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