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Visualizzazione dei post da gennaio, 2024

FramMenti

A volte sai da che parte stare solo vedendo chi c'è dall'altra parte.  (Leonard Cohen)

Un tipo d’ufficiale

Il giorno prima, i combattimenti erano stati saltuari e senza esito. Nei punti di scontro il fumo della battaglia era rimasto sospeso tra gli alberi sotto forma di cortine azzurre finché non furono dissolte dal cadere della pioggia. Nella terra ammollata le ruote dei cannoni e dei carri di munizioni tagliavano profondi solchi irregolari, e i movimenti della fanteria sembravano impediti dal fango che si attaccava alle scarpe dei soldati quando, con le divise inzuppate e i fucili malamente protetti dalle mantelline dei cappotti, si trascinavano di qua e di là in linee sinuose per la foresta gocciolante e il campo allagato. Ufficiali a cavallo, col volto che spuntava sotto il cappuccio di tela gommata luccicante come un elmo nero, si facevano strada, isolatamente o a gruppetti casuali, andando avanti e indietro apparentemente senza meta e senza ricevere attenzione da nessuno tranne che dai colleghi. Qua e là qualche morto col vestito sporco di terra, la faccia nascosta da una coperta o al

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Il dolore e il piacere esistono soltanto nella nostra anima, e tuttavia sono realtà più importanti e più esistenti del ferro, del piombo, del marmo e di tutti gli altri corpi insieme. — Joseph Joubert, dai Diari, “Sulla condizione umana”

La rosa rossa di Oscar Wilde

L'egoismo non è vivere come si vuole vivere, ma pretendere che gli altri vivano come piace a te. E altruismo vuol dire lasciar libera la vita degli altri, senza disturbarli. L'egoismo mira sempre a creare attorno a sé una uniformità assoluta di tipi. L'altruismo al contrario riconosce l’infinita varietà di tipi come una cosa piacevole, l’ accetta, vi consente e se ne rallegra. Non è egoista pensare per se stessi, un uomo che non pensa per sé non pensa affatto. E’ grossolanamente egoista richiedere al prossimo di pensare nello stesso modo e di tenere le stesse opinioni. Perché dovrebbe? Se può pensare, penserà probabilmente in un modo diverso. Se poi non è capace di pensare, è mostruoso richiedere a lui il pensiero su qualcosa. Una rosa rossa non è egoista perché vuole essere una rosa rossa; sarebbe terribilmente egoista se volesse che tutti gli altri fiori del giardino fossero rose e rosse.

FramMenti

È importante, quindi, conoscere chi è il vero nemico, e conoscere la funzione, la gravissima funzione del razzismo, ovvero la distrazione. Ti impedisce di fare il tuo lavoro. Ti obbliga a spiegare più e più volte la tua ragion d'essere.  (Toni Morrison, la prima donna afroamericana a ricevere il Nobel per la Letteratura)

Dino Buzzati 5. EPPURE BATTONO ALLA PORTA

La signora Maria Gron entrò nella sala al pianterreno della villa col cestino del lavoro. Diede uno sguardo attorno, per constatare che tutto procedesse secondo le norme familiari, depose il cestino su un tavolo, si avvicinò a un vaso pieno di rose, annusando gentilmente. Nella sala c'erano suo marito Stefano, il figlio Federico detto Fedri, entrambi seduti al caminetto, la figlia Giorgina che leggeva, il vecchio amico di casa Eugenio Martora, medico, intento a fumare un sigaro. "Sono tutte fanées, tutte andate" mormorò parlando a se stessa e passò una mano, carezzando, sui fiori. Parecchi petali si staccarono e caddero. Dalla poltrona dove stava seduta leggendo, Giorgina chiamò: "Mamma!". Era già notte e come al solito le imposte degli alti finestroni erano state sprangate. Pure dall'esterno giungeva un ininterrotto scroscio di pioggia. In fondo alla sala, verso il vestibolo d'ingresso, un solenne tendaggio rosso chiudeva la larga apertura ad arco: a

Dino Buzzati 5. EPPURE BATTONO ALLA PORTA

La signora Maria Gron entrò nella sala al pianterreno della villa col cestino del lavoro. Diede uno sguardo attorno, per constatare che tutto procedesse secondo le norme familiari, depose il cestino su un tavolo, si avvicinò a un vaso pieno di rose, annusando gentilmente. Nella sala c'erano suo marito Stefano, il figlio Federico detto Fedri, entrambi seduti al caminetto, la figlia Giorgina che leggeva, il vecchio amico di casa Eugenio Martora, medico, intento a fumare un sigaro. "Sono tutte fanées, tutte andate" mormorò parlando a se stessa e passò una mano, carezzando, sui fiori. Parecchi petali si staccarono e caddero. Dalla poltrona dove stava seduta leggendo, Giorgina chiamò: "Mamma!". Era già notte e come al solito le imposte degli alti finestroni erano state sprangate. Pure dall'esterno giungeva un ininterrotto scroscio di pioggia. In fondo alla sala, verso il vestibolo d'ingresso, un solenne tendaggio rosso chiudeva la larga apertura ad arco: a

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L’amore infantile segue il principio: amo perché sono amato. L’amore maturo segue il principio: sono amato perché amo. L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo. — E. Fromm

L'Olocausto dei bambini

L'Olocausto dei bambini ad Auschwitz Nel lager di Auschwitz furono circa 230mila i bambini e gli adolescenti che furono prigioneri, il numero più numeroso gli ebrei, ma anche rom, polacchi e slavi. Quasi tutti furono uccisi nelle camere a gas, altri perirono di stenti o di malattie. Il 27 gennaio 1945 giorno della Liberazione del lager si contarono solo 700 bambini e adolescenti, di cui 200 erano i superstiti dei bambini selezionati da Josef Mengele per i suoi esperimenti medici. I bambini ebrei e rom furono condotti ad Auschwitz essenzialmente a morire, 216mila piccoli ebrei finirono nelle camere a gas, 67mila adolescenti superarono la selezione e furono assegnati al lavoro coatto, lavoro durissimo, molti non riuscirono a superare le fatiche e perirono. I bambini rom: 11mila furono inizialmente assegnati al campo per le famiglie rom, poi il famigerato Josef Mengele fece costruire per questi bambini un Kindergarden, ma

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Segavano i rami sui quali erano seduti e si scambiavano a gran voce la loro esperienza di come segare più in fretta, e precipitarono con uno schianto, e quelli che li videro scossero la testa segando e continuarono a segare.  (Bertolt Brecht)

Spensieratezza

Dentro e fuori dalle tetre trincee, Arrancando allegramente sotto le stelle, Faccio per me piccole poesie Delicate come uno stormo di colombe. Volano via come colombe dalle ali bianche. (da Guerra e amore, 1918) “Ti basta un’illusione / per farti coraggio” scriveva Giuseppe Ungaretti il 16 agosto del 1916 dalle trincee del Carso. In altre trincee, quelle francesi, il poeta britannico Richard Aldington trova un’identica evasione dal campo di battaglia attraverso la poesia: come bianche delicate colombe trasportano lontano il suo pensiero dall’orrore della guerra, da quelle trincee dove “ogni colpo e schianto / di mortai e granate, / ogni crudele, amaro grido di proiettile / che squarcia il vento come una lama, / ogni ferita sul petto della terra, / di Demetra, nostra madre, / ferisce anche noi, / recide e lacera il sottile tessuto / delle ali delle nostre fragili anime”.

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Mi chiedi perché compro riso e fiori? Compro il riso per vivere e i fiori per avere una ragione per cui vivere. — Confucio

Non è facile essere Comunista negli Stati Uniti

 …Auguri Angela “Io sono comunista, perché il motivo per il quale noi siamo costretti con la violenza a vivere miseramente, ad avere il livello di vita più basso di tutta la società americana, è in stretto rapporto con la natura del capitalismo. Se noi riusciremo un giorno ad emergere dalla nostra oppressione, dalla nostra miseria, se riusciremo un giorno a non essere i bersagli di una mentalità razzista, di poliziotti razzisti, dovremo distruggere il sistema capitalistico americano…. Sono comunista perché credo che il popolo nero, il cui lavoro e il cui sangue hanno reso possibile edificare questo paese, ha diritto ad una gran parte delle ricchezze che hanno accumulato gli Hugh, i Rockefeller, i Kennedy, i Dupont, tutti gli strapotenti capitalisti bianchi d'America…. Sono comunista perché penso che i neri non dovrebbero essere costretti a fare una guerra razzista e imperialista nel Sud-Est asiatico, dove il governo USA rifiuta con la violenza più inumana ad un popolo non bianco il

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Non lo so se quando si pensa e si fantastica e si sogna si vede o non si vede, quando si è morti, voglio dire, ma anche quando si è vivi. Non lo so cosa si vede veramente da vivi, perché la morte viene prima, perché la visione viene prima. — Antonio Moresco, Gli increati

Il passeggero

La Cia odiava i Kennedy e manovrava per affrancarsi definitivamente dall’amministrazione, ma l’idea che abbia ammazzato Kennedy è stupida. E se Kennedy intendeva smantellare la Cia pezzo per pezzo come aveva promesso di fare avrebbe dovuto iniziare almeno due amministrazioni prima. Adesso era di gran lunga troppo tardi. La Cia odiava anche Hoover e a sua volta Hoover odiava i Kennedy e la gente dava per scontato che Hoover se la facesse con la mafia, ma la verità è che la mafia aveva infiniti dossier su Hoover in versione travestito – agghindato con biancheria intima femminile – e questo ha determinato un’impasse che ha bloccato la situazione per anni. Naturalmente c’è dell’altro. Ma se tu dicessi che è colpa di Bobby se hanno ammazzato suo fratello – che lui adorava – dovrei dirti che non hai tutti i torti. La Cia ha deportato Carlos nella giungla guatemalteca ed è volata via facendogli ciao con la mano. Difficile immaginare cosa avessero in mente. L’hanno lasciato lí – dove aveva un

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Si può piacere a tutti, basta non avere un minimo di personalità. — A. Curnetta

Shoichi Yokoi, la storia del soldato giapponese nascosto per trent’anni nella giungla

(…) Il sergente Shoichi Yokoi nulla sapeva, però, del bombardamento del Giappone né, dunque, della conseguente resa degli irriducibili del Sol Levante: soltanto mezzo secolo fa, il 24 gennaio del ’72 (proprio oggi ricorrono i cinquant’anni dell’evento), Yokoi venne ritrovato ed ebbe contezza (anche se lui dichiarò a caldo, in stato confusionale, di saperlo) che la guerra era finita, dopo aver trascorso quell’interminabile periodo di selvaggia inconsapevolezza nella giungla delle Filippine. La sua unità era stata sorpresa dagli americani che erano sbarcati in quella zona la notte del 21 luglio ’45. Inizialmente con lui avevano vissuto il forzato esilio due compagni (morti nel ’64) e Yokoi restò solo, nascondendosi in un’area montuosa. Del resto, gli ordini erano di combattere fino alla morte in rispetto del rigido codice etico giapponese del Bushido. Isolato dalla civiltà e in armi (inizialmente… fin che non si arrugginirono), si cibò di ciò che la natura gli offriva: noci di cocco, fr

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Per saper quanta felicità una persona può ricevere nella vita, basta sapere quanta è capace di darne. Arthur Schopenhauer

Una giornata davvero penosa

Cara Mimmy,  con il convoglio di ieri sono partite tantissime persone. Tutta gente famosa. Mamma ha detto: «Sarajevo sta partendo». I miei genitori conoscevano molte di queste persone, hanno parlato con loro e le hanno salutate. Prima di partire continuavano a dirsi: «Un giorno ci rivedremo». Era molto triste. Triste e demoralizzante. Il 14 novembre 1992 è una data che Sarajevo non dimenticherà. Queste scene mi ricordano i film sugli ebrei della seconda guerra mondiale. Quando siamo rientrati a casa era tornata l'elettricità. Papà è andato subito in cantina per tagliare un po’ di legna con la sega elettrica. A un certo punto, però, è tornato su di corsa con le mani coperte di sangue. L'emorragia non accennava a fermarsi, così mamma l'ha portato al pronto soccorso. Da lì lo hanno mandato all'ospedale, dove gli hanno dato dei punti, gli hanno fatto un'iniezione antitetanica, e gli hanno detto di tornare per un controllo ogni tre giorni. È stato fortunato, avrebbe potu

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Non capirò mai perché per adottare un bambino sia necessario soddisfare un milione di requisiti mentre per farne uno sia sufficiente avere un’erezione. — Ettore Ferrini

Dino Buzzati 4. OMBRA DEL SUD

Tra le case pencolanti, le balconate a traforo marce di polvere, gli anditi fetidi, le pareti calcinate, gli aliti della sozzura annidata in ogni interstizio, sola in mezzo a una via io vidi a Porto Said una figura strana. Ai lati, lungo i piedi delle case, si muoveva la gente miserabile del quartiere; e benché a pensarci bene non fosse molta, pareva che la strada ne formicolasse, tanto il brulichìo era uniforme e continuo. Attraverso i veli della polvere e i riverberi abbacinanti del sole, non riuscivo a fermare l'attenzione su alcuna cosa, come succede nei sogni. Ma poi, proprio nel mezzo della via (una strada qualsiasi identica alle mille altre, che si perdeva a vista d'occhio in una prospettiva di baracche fastose e crollanti) proprio nel mezzo, immerso completamente nel sole, scorsi un uomo, un arabo forse, vestito di una larga palandrana bianca, in testa una specie di cappuccio - o così mi parve - ugualmente bianco. Camminava lentamente in mezzo alla strada, come dondolan

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Dietro ogni cosa giusta che fai c’è un errore che ti guarda incredulo. — Massimo Cavezzali

Lenin

Lenin mi accolse paternamente, mi fece sedere. Cominciò a interrogarmi con il suo tono da organizzatore nel modo più preciso. La domanda su come i contadini accoglievano la parola d'ordine “tutto il potere ai soviet” me la fece tre volte. Gli risposi che per i contadini ciò voleva dire che il potere doveva allinearsi alla coscienza e alla volontà stessa dei contadini. Lenin mi rispose allora: il fatto è che i vostri contadini sono contaminati dall'anarchia. È un male? gli risposi. Lenin mi chiese poi dei distaccamenti rossi, della loro lotta eroica contro l'occupante, della mancanza di sostegno dei contadini. Temo, compagno Lenin, che siate male informato, risposi. I vostri gruppi restano lontani dalle strade e non combattono nelle campagne, come potete pensare che i villaggi vi sostengano? Non li vedono mai. Lui si mise a ridere: voi anarchici scrivete e pensate al futuro, siete incapaci di pensare al presente. Risposi che ero un contadino illetterato, che mi era difficile

FramMenti

La continua intenzione di iniziare una nuova vita, senza però trovare mai il tempo per farlo, è come l’uomo che rimanda di mangiare e bere un giorno dopo l’altro finché non arriva a morire distrutto dalla fame. — Walter Scott

Fatto a mano

Fogli a colori di giornale che traboccano di guerra piega e ripiega un bambino, e li ritaglia attento con le forbici. E prendono corpo uomini di carta, e si tengono per mano. Sunay Akın è un poeta turco che, oltre a una tristezza di fondo, nei suoi versi mostra l’interesse e la sensibilità dei bambini – non a caso ha fondato a Istanbul il Museo del Giocattolo, che racchiude pezzi acquistati in quaranta paesi in oltre vent’anni.L’animo di bambino è quello che riesce a trovare in uno strumento potenzialmente letale – le forbici – il mezzo per fare la pace: tagliando la carta ripiegata nasce un gioioso girotondo di bambini.

FramMenti

Se le carezze e i baci, se tutta l’impertinenza delle dita inesperte ti invocano nel chiuso tuo nascosto di gonna e blusa, se scelgo la via giusta per trovarti, solo la soglia di un gradino bianco mi ferma sul ciglio d’ansia e precipizio da cui mi sporgo pavido, tremante, vicino alla tua bocca dove sono respiro e pena, dove la mia paura s’inabissa, tra la saliva e i denti, amore che non t’amo, se sei dolore e febbre, se t’amerò per sempre, se mai piú parlerò all’imperfetto.   (F. Scarabicchi)

Libreria José Corti

Il senso poetico ha più di un punto in comune con il senso mistico. È il senso del pulito, del personale, dell'ignoto, del misterioso, del rivelatore, della fatalità accidentale. Rappresenta l'irrappresentabile. Vede l'invisibile e sente l'insensibile. La critica alla poesia è una sciocchezza; è già difficile dire se qualcosa sia poesia oppure no. Il poeta è veramente pazzo – ed è per questo che gli accade davvero di tutto. Rappresenta, nel senso letterale del termine, il soggetto-oggetto: l'anima e il mondo. Da qui l'infinità di una buona poesia, la sua eternità. Il senso poetico è stretto parente del senso profetico e del senso religioso, della follia in generale. Il poeta ordina, unisce, sceglie, inventa, e lui stesso non capisce perché lo fa così e non altrimenti. Le sens poétique a plus d’un point de commun avec le sens mystique. C’est le sens du propre, du personnel, de l’inconnu, du mystérieux, du révélateur, du fatal accidentel. Il représente l’irreprése

FramMenti

Si può avere simpatia per una persona. Ma per scatenare quella tristezza, quel sentimento d’irreparabile, quelle angosce, che preparano l’amore, ci vuole – ed è forse questo, più che una persona, l’oggetto stesso che la passione cerca ansiosamente di attingere – il rischio di una impossibilità. Marcel Proust

Nativi Lumbee

IL 18 GENNAIO 1958 AL RADUNO DI HAYES POND I SUPREMATISTI BIANCHI ERANO POCHI MA I NATIVI LUMBEE, PRESI DI MIRA DAL KKK, ERANO TANTI E LI SCACCIARONO A BASTONATE  Non lasciar loro alcuno spazio, alcun margine di manovra. Era questa la strategia degli indiani Lumbee, che negli Stati Uniti del secondo dopoguerra erano uno dei gruppi nativi più numeroso - il maggiore a Est del Mississippi - e tuttavia non avevano ancora ottenuto alcun riconoscimento giuridico da parte del governo federale. Già agli inizi degli anni Cinquanta, tuttavia, la situazione stava rapidamente cambiando e nel 1956 arrivò l’agognato riconoscimento. Alla richiesta di maggiori diritti da parte dei nativi si opponeva, neanche a dirlo, il Ku Klux Klan. James W. Cole, personaggio di spicco del KKK della Carolina del Nord, aveva messo nel mirino i Lumbee, considerata una “tribù fragile”, marginalizzata anche dagli altri nativi. Una preda appetibile, insomma, per le azioni del Klan. Nel gennaio del 1958 alcune croci venner

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Che la vostra vita faccia da contro-attrito per fermare la macchina. Ciò che debbo fare è accertarmi, in ogni caso, che non mi sto prestando al male da me condannato. Henry David Thoreau Disobbedienza civile

L'immagine del mondo

Diamo a un bambino una scatola contenente un gran numero di pezzi di varie dimensioni, forme e colori. Egli può costruire con essi una casa, una torre, una chiesa, la muraglia cinese, eccetera. Ma egli non può costruire due di queste cose allo stesso tempo, perché ha bisogno, almeno in parte, degli stessi pezzi in ciascuno dei casi. Questa è la ragione per cui considero vera l’esclusione della mia mente quando costruisco il mondo reale intorno a me. Ed io non mi accorgo che ciò sia avvenuto, ma poi mi meraviglio per il fatto che l’immagine scientifica del mondo reale intorno a me sia difettosa. Essa ci dà una quantità d’informazioni concrete, conferisce un meraviglioso ordine sistematico a tutta la nostra esperienza, ma è d’un silenzio spettrale su tutti i problemi generali e particolari vicini al nostro cuore, che hanno veramente importanza per noi. Non ci può dire una parola sul rosso e l’azzurro, l’amaro e il dolce, il dolore e la gioia fisica; non sa nulla della bellezza e della br

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"Se gli animali potessero parlare, il cane sarebbe un tipo schietto con molte gaffe, mentre il gatto avrebbe la rara grazia di non dire mai una parola di troppo".  (Mark Twain) Il Nostro Canto Libero 

FramMenti

Non voglio farti la predica, ma ti do un consiglio che ti servirà per sempre. Nella vita, conoscerai molti stronzi. Se ti feriscono, pensa che è la stupidità che li spinge a farti del male: ti eviterà di ripagarli con la stessa moneta. Perché non c'è niente di peggio al mondo del rancore e della vendetta. Resta sempre integra e coerente con te stessa. Marjane Satrapi, Persepolis

FramMenti

La vecchiaia inizia quando rinunci alla libertà per la sicurezza. — La moglie perfetta - Roberto Costantini

I miliziani di Daesh

IL 26 GENNAIO DI SETTE ANNI FA KOBANE VENIVA LIBERATA. UN RICORDO DELLA BATTAGLIA E DI ARIN MIRKAN, CHE CON IL SUO SACRIFICIO DISTRUSSE UN CARRO ARMATO E UCCISE UNA DOZZINA DI MILIZIANI DI DAESH  Alle spalle, la Turchia, da sempre ostile. Di fronte, l’avanzata dei miliziani di Daesh o ISIS, com’è meglio noto in Occidente. In mezzo, Kobane. Un nome che è ormai molto più che il toponimo di una cittadina di circa cinquantamila abitanti. A parte della primavera del 2014, infatti, la città entrò nelle mire dello Stato Islamico che intendeva impossessarsi di tutto il cantone omonimo. Miliziani ISIS confluirono da tutti i fronti verso Kobane: erano circa diecimila, con decine di mezzi, carri armati, pezzi di artiglieria, mortai e armi pesanti. A difendere la città vi erano le YPG e le YPJ (unità di protezione del popolo e delle donne). Circa due migliaia di combattenti, rafforzati in autunno da Peshmerga, militanti del PKK e altre forze giunte per soccorrere la città. Dopo la conquista di par

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