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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

I bisonti

PRIMA DELL'ARRIVO DEGLI EUROPEI C'ERANO 50 MILIONI DI BISONTI IN AMERICA, ALLA FINE DELL'OTTOCENTO NE RESTAVANO POCHE CENTINAIA. Si stima che prima dell'arrivo degli europei nel continente americano i bisonti fossero almeno cinquanta milioni. I nativi americani che abitavano le Grandi Pianure consideravano sacro questo animale. Ne cacciavano, per sopravvivere, circa 280.000 esemplari all'anno, quasi tutti maschi adulti, cercando di mantenerne sempre stabile il numero complessivo. Nella cultura di molte tribù il bisonte, oltre che essere identificato con il dio Wakan Tanka, era venerato perché sacrificava la sua vita per permetterne agli uomini di sopravvivere. Uccidere un bisonte e non consumare tutta la sua carne era considerato un sacrilegio. Nel 1884 poco più di trecento esemplari sopravvivevano alla mattanza operata dai cacciatori bianchi. La ferrovia aveva preteso il suo tributo di sangue. I bisonti oltre che essere considerati un pericolo per i movimenti dei t

Il Libro di Mirdad

Il vostro è un mondo di culle che diventano tombe e di tombe che diventano culle; di giorni che divorano notti e di notti che rigurgitano giorni; di pace che dichiara guerra e di guerra che sollecita la pace; di sorrisi galleggianti sulle lacrime e di lacrime rischiarate da sorrisi. Il vostro è un mondo in continuo travaglio, con la Morte come levatrice. Il vostro è un mondo di setacci e di vagli, in cui non ci sono due setacci e due vagli che siano uguali. Voi soffrite costantemente setacciando l'insetacciabile e vagliando l'invagliabile. Il vostro è un mondo diviso contro se stesso, poiché è l'Io in voi ad esser diviso. Il vostro è un mondo di barriere e recinzioni, poiché è l'Io in voi ad avere barriere e recinzioni. Alcune cose, esso preferisce porle fuori dal recinto, perché estranee a se stesso; altre, le pone dentro al recinto, perché ad esso affini. Ma quelle che stanno fuori dal recinto, irrompono continuamente dentro; e quelle che stanno dentro, non fanno altr

Oggi un mio amico ha gridato

Oggi un mio amico ha gridato… dentro una capanna e un vecchio è uscito dal suo rifugio contro le bombe. Il mio amico ha detto al vecchio di allontanarsi e dato che in queste operazioni dobbiamo agire in fretta, ha gettato una granata nel rifugio. Mentre tirava la sicura il vecchio ha iniziato ad agitarsi, a farfugliare e a correre verso il mio amico e poi verso la capanna. Un soldato, non avendo capito, ha atterrato il vecchio proprio mentre il mio amico gettava la granata nel rifugio…Poi abbiamo sentito il pianto di un bambino che proveniva da dentro! Non c’era più niente che potessimo fare. Dopo l’esplosione abbiamo trovato la madre, due bambini… e un neonato. Ecco cosa stava cercando di dirci il vecchio!. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo bruciato la capanna… Il vecchio piagnucolava incredulo davanti alla capanna in fiamme. Siamo andati via lasciandolo là. Il 27 marzo 1967 sul Beacon Journal di Akron, Ohio, comparve questo resoconto. Uno dei tanti terribili racconti di guerra ch

E quindi uscimmo a riveder le stelle

Faccio questi ultimi chilometri con fatica. La delusione é una zavorra e noi, che siamo nati mongolfiere, a stento troviamo la via del cielo, appesantiti dalle amarezze e dalla consapevolezza che ormai non abbiamo più il tempo per cambiare il mondo. E quando lo avevamo, non l'abbiamo fatto, non siamo stati capaci di farlo. Da bambini, chi non ha giocato al Principe o alla Principessa? Chi non ha messo in testa una corona di cartone e sulle spalle un mantello? Com'é che siamo finiti servi? (...) Nessuno si é mai chiesto dove fanno a finire le stelle cadenti. Nessuno si domanda che fine fanno le Libertà perse. Quando giocavamo nei cortili o in mezzo alla strada, avevamo la Libertà del Sogno. Eravamo Eroi, noi bambini gracili, noi bambine secche, noi ancora fatti di niente, per un momento avevamo ed eravamo tutto. Ma l'infanzia é un giorno, viene subito sera. Abbiamo attraversato il Mare dell'Ardore. Mi rivedo nei Collettivi Studenteschi con la prima barba sulla faccia e l

Il razzismo scorre nelle mie vene

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QUANDO GIORGIO ALMIRANTE INVITAVA GLI ITALIANI A ODIARE METICCI ED EBREI «Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d'una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani

Paralleli

Qualsiasi parallelo tra comunismo e nazismo è un falso storico" Di Alessandro Barbero: "Il nazismo è durato vent’anni e ha governato un unico Paese per tredici anni; regime nazista e ideologia nazista sono la stessa cosa. Invece il comunismo è una realtà storica durata ben un secolo e mezzo, esisteva già alla metà dell’800. Ammettiamo per ipotesi, nonostante forse la Cina non sarebbe d’accordo, che non esista più dall’89, con il crollo dell’Unione Sovietica. Ebbene in tutti i Paesi del mondo ci sono state generazioni e generazioni di comunisti, nella maggior parte dei casi sono stati perseguitati, messi in galera; in altri, come in Italia e Francia, dal secondo dopoguerra sono stati elemento fondamentale della vita democratica. Non c’è alcun dubbio che, diversamente, in Urss il comunismo abbia dato luogo a un regime terribile e nell’Europa centrale e orientale a regimi che, come ho detto, si sono rivelati impopolari e oppressivi. Il punto è un altro però. La falce e il martel

Fammi essere forte

Fammi essere forte, forte di sonno e di intelligenza e forte di ossa e di fibra; fammi imparare, attraverso questa disperazione, a distribuirmi: a sapere dove e a chi dare, a riempire i brevi momenti e le chiacchiere casuali di quell’infuso speciale di devozione e amore che sono le nostre epifanie. A non essere amara. Risparmiamelo il finale, quel finale acido citrico aspro che scorre nelle vene delle donne in gamba e sole. Non farmi disperare al punto da buttar via il mio onore per la mancanza di consolazione; non farmi nascondere nell’alcool e non permettere che mi laceri per degli sconosciuti; non farmi essere tanto debole da raccontare agli altri come sanguino dentro; come giorno dopo giorno gocciola, si addensa e si coagula. (Sylvia Plath – Diari)

Ho incontrato Shiori Itō

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(...) La sua storia è questa: il 4 aprile 2015 Shiori, giornalista che all’epoca lavorava tra Tokyo e gli Stati Uniti, è a cena con un collega molto importante per parlare di lavoro. Le cose non vanno come dovrebbero e in seguito ai fatti di quella notte verrà istruito il processo per stupro più deflagrante nel Giappone degli ultimi decenni. Shiori ha in seguito scritto tutta la storia nel libro Black Box, si è esposta ed è diventata la voce più significativa del movimento #metoo che all’epoca stava cominciando ad estendersi in questa parte dell’Asia. La sua visione è quella di una donna nata in Giappone ma abituata alla vita all’estero, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Nei suoi discorsi si nota una costante comparazione tra paesi esteri progressisti, attenti alla condizione della donna, e il Giappone ostile al cambiamento sociale e saldamente nelle mani di uomini anziani. Nel frattempo il tribunale ha dato ragione a Shiori e nel 2019 il suo aggressore è stato condannato a pagarle u

Walden

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto. Il fatto è che non volevo vivere quella che non era una vita a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, succhiare tutto il midollo di essa, volevo vivere da gagliardo spartano, per sbaragliare ciò che vita non era, falciare ampio e raso terra e riporre la vita lì, in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici. Henry David Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi

La Gente Parla

Frasi dette così per caso frasi senza significato frasi scontate e già sentite le solite frasi trite e ritrite dette per gioia o per consolazione giusto per esprimere un'opinione le frasi dette per circostanza quelle che restano dentro una stanza le frasi dei soliti qualunquisti quelli da veri professionisti frasi da finti intellettuali sempre diverse ma tutte uguali. Che qui la gente parla parla parla non sa cosa dire parla parla parla tanto è per parlare parla parla parla tanto mentre dorme parla parla parla parla. Frasi piene di contraddizioni frasi per tutte le occasioni frasi leggere che non pesano niente le frasi che offendono gratuitamente dette per noia o per disperazione giusto per attirare l'attenzione le frasi dette per circostanza quelle che inducono alla violenza le frasi dei soliti perbenisti o quelle dei giovani integralisti frasi perfette per una folla come aforismi da copia e incolla. Perchè qui qui la gente parla parla parla non sa cosa dire parla parla parla

Walter Ranieri

Dichiarazione Io dichiaro lo stato di gioia senza fine e il diritto di ognuno ad ogni privilegio io dico che il dolore è il grande sacrilegio giacché esiste abbondanza di rose e di pane. Io contesto la legittimità della guerra la civilizzazione in braccio ai mercenari la giustizia che uccide ed i suoi ambasciatori la coscienza coperta da un palmo di terra. Ho guardato il millennio morire bruciando dalla cenere aspetto che un mondo migliore sorga presto e perciò ho smesso di aspettare e mi sporco le mani e mi spingo sul fondo. Che la mia donna brilli ad ogni ora del giorno senza dissimulare mai la sua stanchezza sotto l'ombretto sparso sulla sua bellezza senza mai rimandare quest'amore ora eterno. Che mio figlio sia degli uomini e non degli adulti e che sia ciò che vuole e che sia solo quello che mi sia un compagno un amico un fratello non la generazione che mi lancerà insulti. E che i padri scendano dalla croce dei ruoli e che trovino il tempo di amarsi fra loro dopo tutta una

Il naufragio della kater

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IL 28 MARZO 1997 81 MIGRANTI ALBANESI PERSERO LA VITA NEL NAUFRAGIO DELLA KATER, LA NAVE DI PROFUGHI SPERONATA DALLA MARINA MILITARE ITALIANA Nel 1992, al momento del crollo del regime che aveva retto l’Albania per cinquant’anni, il Paese era ormai al collasso economico e sociale. Enver Hohxa, morto nel 1985, aveva lasciato una nazione arretrata e isolata a livello internazionale. Il passaggio dalla vecchia economia dirigista e statale ad un’economia di mercato fu gestito in modo superficiale. A farne le spese furono ancora una volta le masse popolari. Nel 1997 la situazione già precaria collassò dopo la crisi delle cosiddette “piramidi finanziarie”, ovvero il fallimento di imprese che fornivano alti tassi di interesse utilizzando sistemi d’investimento ingannevoli. I risparmi di molte famiglie vennero polverizzati, mentre il malcontento generale portò ad una vera e propria insurrezione. Molti arsenali militari vennero requisiti dai rivoltosi che presero il controllo di intere città. I

Non ho bisogno

Da quando Paula (mia figlia) è morta 27 anni fa, ho perso la paura della morte. Innanzitutto, perché l’ho vista morire tra le mie braccia e ho capito che la morte è come la nascita, è una transizione, una soglia e ho perso la sua paura personalmente. Ora, se il virus mi cattura, appartengo alla popolazione più vulnerabile, gli anziani, ho 77 anni e so che se lo prendo, morirò. Quindi la possibilità della morte mi è molto chiara in questo momento, la vedo con curiosità e senza paura. Ciò che la pandemia mi ha insegnato è di lasciar andare le cose, di rendermi conto di quanto poco ho bisogno. Non ho bisogno di comprare, non ho bisogno di più vestiti, non ho bisogno di andare da nessuna parte o viaggiare. Penso di averne troppo. Mi guardo intorno e mi chiedo perché tutto questo. Perché ho bisogno di più di due piatti? Quindi scopri chi sono i veri amici e le persone con cui voglio stare. Cosa pensi che la pandemia ci insegni a tutti? Ci sta insegnando le priorità e ci sta mostrando una re

Le nozze berbere

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Sarà stasera, sotto questo "tappeto di stelle" che illumina il cielo arabo, la notte del DJEFA, il terzo giorno di festa per le nozze di Foued e Khalida. Il primo giorno, chiamato BIENNA, Lei ha raggiunto la casa dello sposo. Il corteo dei cammelli ha percorso la piccola strada che da Oum Saleh, un insieme di tende alle porte di El Khadra, costeggia l'oasi e si snoda sulla sabbia, fino al villaggio. Khalida, nel suo abito rosso con ricami dorati, era scortata da tutta la famiglia e dagli invitati alle nozze. Il volto coperto da un velo, che scendeva poi sulle spalle, per nascondere agli occhi degli estranei la sua bellezza, promessa allo sposo. Davanti alla casa di Foued, il padre di Lui, in piedi accanto al tavolo con una caraffa d'acqua ed un pane (tabouna) cotto nel forno di pietra. Il padre di Khalida, s'avvicina ed accetta il pane che l'Uomo gli porge e beve dalla caraffa un sorso d'acqua. E' un segno di pace e fratellanza. La madre di Khalida s&#

Sull'Amore

Amarsi dal punto in cui è ognuno è la cosa più difficile. Amarsi cercando un punto a valle in cui ognuno scende dai suoi monti neppure ha molto senso. L'amore va visto a scene, ogni singolo colloquio, perfino un singolo sguardo, è un capitolo dell'amore. E non c'è da chiedere conto al capitolo successivo. La mia passione dell'inizio viene da una debolezza, viene dal tentativo di essere avvicinato da un corpo che mette a tacere la morte, la disperde, me la fa cercare diversamente. L'amore deve portare ogni luogo del corpo a farsi vivo, perfino ogni crudeltà deve essere possibile, ma l'amore non è uno schema e quello che faccio io non ha le stesse risonanze di quello che fai tu. Quello in cui mi dibatto da quando avevo quindici anni è la ricerca di un rapporto che possa conciliare la nostra parte sacra e la nostra parte profana, un amore che non sceglie di stare in un luogo e in uno schema, ma attraversa le parole e i corpi, sosta e fugge, si semplifica e si ingar

Finalmente ve ne siete accorti

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Finalmente vi siete accorti di Eleonora. Lava le scale per cinque o sei euro l’ora. Con quei soldi ci mantiene tre figli e pure suo marito. Vedete pure lui. Chiamato qualche volta dal caporale, in qualche cantiere, in qualche casa privata per dei lavori di muratura. Trenta euro a giornata, cinquanta quando va bene. Vedete Giacomo, che vi ripara i computer per dieci o quindici euro. È cortese, vi sembra un genio. Con quei soldi, senza fattura, con quei lavori senza contratto, ci mantiene il suo bambino. Ora non lo chiamate più, l’ufficio è chiuso. Agata, che faceva fare i compiti ai vostri figli. Cinque euro l’ora. Laureata, preparata, la volevate educata e di buona famiglia. Ma le chiedevate lo sconto e non l’avete pagata quella volta che non è venuta per via della febbre, del funerale, della recita di sua figlia. Ora che non si rischia la bocciatura e che voi siete a casa, lei non viene più. Salvo, che vi vendeva la frutta. La sveglia alle tre, il viaggio verso il mercato all’ingrosso

John Steinbeck - Al Dio sconosciuto

Il raccolto era stato posto al sicuro, la legna fatta a pezzi a terra, quando un tardo pomeriggio, nella fattoria dei Wayne vicino a Pittsford, Joseph Wayne andò presso alla poltrona bergére di fronte al camino e si mise davanti a suo padre. I due uomini si rassomigliavano. Entrambi avevano un grande naso e alti zigomi massicci, i loro volti sembravano composti di qualche sostanza più dura a resistere della carne, una sostanza silicea che non potesse mutare facilmente. La barba di Joseph era nera e serica, ancora abbastanza rada per svelare il contorno incerto del mento. La barba del vecchio era bianca e lunga. La brancicava qua e là con dita esploratrici e ne rivolgeva le ciocche all'interno come per preservarle. da Al Dio sconosciuto ‐ Incipit

Il continente africano diviso

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Per non dimenticare: nel novembre del 1884, 13 nazioni europee si riunirono spudoratamente a Berlino per dividere il continente africano come avrebbero fatto dei scolari affamati (in gita scolastica) con una pizza. La Gran Bretagna era rappresentata da Sir Edward Malet (ambasciatore presso l'impero tedesco). Gli Stati Uniti, la superpotenza emergente ma riluttante, aveva un delegato: l'esploratore Henry Morton Stanley. Nella totale indifferenza e senza un solo briciolo di coscienza o preoccupazione per la cultura o le famiglie del continente, la mappa fu ridisegnata e le terre rivendicate. Ciò che seguì fu la sistematica corsa verso la rovina dell'Africa. La resistenza è stata accolta con la forza brutale della polvere da sparo. Il massacro di Herero è stato il primo genocidio del 20° secolo: decine di migliaia di uomini, donne e bambini sono stati uccisi, uccisi dalla fame e torturati dalle truppe tedesche mentre sconfiggevano le tribù "ribelli" nell'attuale

Quelle come me

Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive. Quelle come me donano l’anima, perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto. Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio di cadere a loro volta. Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro. Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano, tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo. Quelle come me quando amano, amano per sempre. e quando smettono d’amare è solo perché piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita. Quelle come me inseguono un sogno quello di essere amate per ciò che sono e non per ciò che si vorrebbe fossero. Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai, sono caduti nel dimenticatoio dell’anima. Quelle come me vorrebbero cambiare, ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo. Quelle come me urlano in silenzio, perché la loro voce non si confonda

Vita nei boschi

"La prigione è l'unico posto che si convenga a un cittadino onesto in uno stato in cui è legalizzata e tutelata la schiavitù."  Henry David Thoreau è stato un filosofo, uno scrittore, un poeta e un pensatore libertario statunitense. Nato nel Massachusetts il 12 luglio 1817, in una famiglia non particolarmente agiata, Thoreau riuscì lo stesso a studiare e a laurearsi ad Harvard. Dopo alcuni anni in cui si dedica all'insegnamento decide di trasferirsi presso il lago Walden, dove sperimenta una vita semplice e priva da ogni condizionamento governativo. Questa scelta è la diretta conseguenza delle idee politiche e sociali che aveva pian piano maturato, che lo portarono a rifiutare ogni forma di autorità imposta. Su questa vicenda scrisse uno dei suoi testi di maggior successo "Walden - ovvero vita nei boschi", nel quale raccontò la propria esperienza, convinto che solo un rapporto stretto con la natura e il rispetto di ogni forma di vita avrebbero potuto miglior

Grida nel cielo

... Si declamano poesie che allargano i polmoni a quanti, soffocati, chiedono di esistere, chiedono ritmo, chiedono legge per quello che sentono eccessivo. Con la rapidità dell’istinto, col lampo del prodigio, come magica evidenza, la nostra realtà si trasforma in ugual modo essa stessa. Poesia per il povero, poesia necessaria come il pane quotidiano, come l’aria che pretendiamo tredici volte al minuto, per essere e, mentre siamo, dare un sì che glorifica. Perché viviamo a colpi, perché a malapena ci lasciano dire cosa siamo e chi siamo, i nostri canti non possono essere un ornamento senza peccato. Stiamo toccando il fondo. Maledico la poesia concepita come un lusso culturale per gli ignavi che, lavandosene le mani, si disinteressano e sono evasivi.  Non è una poesia goccia a goccia pensata. Non un bel prodotto. Non un frutto perfetto. È un po’ come l’aria che tutti respirano è il canto che dà spazio a quanto portiamo dentro. Sono parole che tutti ripetiamo, sentendole, come nostre, e

Uomo che vive libero

Più le persone diventano consapevoli, attraverso la riflessione, delle loro condizioni servili, più diventano indignanti, più è dentro di loro lo spirito anarchico della libertà, della determinazione e dell'azione. Questo vale per ogni individuo, uomo o donna, anche se potrebbero non aver mai sentito parlare della parola "anarchia" prima d'ora... Anarchia significa uomo che vive libero e lavora in modo costruttivo. Significa la distruzione di tutto ciò che è diretto contro le aspirazioni naturali e salutari di un popolo. La visione sociale e politica dell'anarchia è una società libera, anti-autoritaria, che sancisce libertà, uguaglianza e solidarietà tra tutti i suoi membri.  (Nestor Makhno) [Nestor Ivanovič Machno è stato un anarchico e rivoluzionario ucraino.  (Fonte Wikipedia) Nascita: 7 novembre 1888, Huljajpole, Ucraina Morte: 25 luglio 1934, Parigi, Francia]

Ai direttori, giornalisti, corrispondenti, ai responsabili esteri dei nostri media italiani

Gerusalemme Est è  occupata militarmente da Israele fin dal Giugno  1967 e che dovrebbe essere una città condivisa  per due popoli e due stati. Gerusalemme continua ad essere militarmente occupata ed i palestinesi di Gerusalemme non hanno un passaporto, sono considerati residenti temporanei nelle loro case, non vengono concessi permessi loro permessi di costruire nuove case, da anni vengono scacciati e deportati. Basterebbe che i giornalisti e i corrispondenti  leggessero i documenti ONU dell’Ocha o guardassero i video e le denunce delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani israeliani da BetSelem, a Ir Amin ad Hamoked, che parlano del sistema di apartheid instaurato da Israele. Naturalmente lo affermano e soprattutto lo vivono sulla loro pelle i palestinesi e le loro organizzazioni per i diritti umani. Nelle corrispondenze da Gerusalemme si parla della protesta dei palestinesi per “case contese”, nei documenti e nella realtà le case  dalle quali le famiglie palestinesi sono s

Robert Frost

…e miglia da percorrere Il mio cavallo trova forse strano che io sosti ove non c’è casa all’intorno, tra i boschi e il lago coperti di ghiaccio nella sera più buia dell’anno. Fa tinnire i sonagli delle briglie, quasi a chiedermi se sto sbagliando. Non c’è altro suono, fuori del fruscio del vento lieve e dei fiocchi che cadono. Profondi e scuri sono i boschi e belli, ma ho promesse da mantenere e miglia da percorrere, prima di dormire, e miglia da percorrere, prima di dormire.

FramMenti

È un artista colui che, elaborando le proprie impressioni soggettive, sa scoprirvi un significato oggettivo generale ed esprimerle in una forma convincente. — Maksim Gor’kij da Arte come mestiere di Bruno Munari

Alfonsina Strada

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Alfonsina Strada, 130 anni fa nasceva la prima donna a correre il Giro d’Italia: “Gareggiava per pagare il manicomio del marito” “Alfonsina Strada cadde fulminata da sincope (in realtà era un infarto, ndr) mentre cercava di avviare la sua pesante moto dopo aver assistito alla Tre Valli Varesine”. Così scriveva La Stampa il 14 settembre 1959. Questa la fine di una vita iniziata il 16 marzo 1891, 130 anni fa. “La sua è una storia erculea, un simbolo di conquista e di libertà”, racconta lo scrittore per ragazzi Tommaso Percivale che ha dedicato il libro Più veloce del vento (Einaudi ragazzi) alla prima e unica donna a partecipare al Giro d’Italia: Alfonsina Strada, appunto. Nata a Castelfranco Emilia (Modena) da due braccianti analfabeti, è la seconda di dieci fratelli. E proprio “tenendo in collo i bambini che nascevano di anno in anno” – scriveva La Stampa citando la stessa Strada – diventa una donna “di costituzione fortissima”. A 10 anni, scopre la sua passione. Racconta Percivale: “I

Allevàti ed educàti nella servitù

"...È incredibile come il popolo, appena è assoggettato, cade rapidamente in un oblio così profondo della libertà, che non gli è possibile risvegliarsi per riottenerla, ma serve così sinceramente e così volentieri che, a vederlo, si direbbe che non abbia perduto la libertà, ma guadagnato la sua servitù. È vero che, all’inizio, si serve costretti e vinti dalla forza, ma quelli che vengono dopo servono senza rimpianti e fanno volentieri quello che i loro predecessori avevano fatto per forza. È così che gli uomini che nascono sotto il giogo, e poi allevati ed educati nella servitù, senza guardare più avanti, si accontentano di vivere come sono nati, e non pensano affatto ad avere altro bene né altro diritto, se non quello che hanno ricevuto, e prendono per naturale lo stato della loro nascita."  (Etienne de la Boétie, 1576)

Aspettando Godot -

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L'Attesa é il futuro che si presenta a mani vuote. (Michelangelo)  Aspettiamo sempre qualcosa o qualcuno. A volte che cambino le carte in tavola, gli atteggiamenti, che chi se n'é andato ritorni, che smetta di piovere... Aspettare fa parte del nostro modo di vivere. E' la gravidanza isterica di un futuro diverso che resta appeso alla speranza. Attese diverse, dettate dalle condizioni in cui viviamo, dalla necessità o semplicemente dalla voglia di cambiare. Ma alla base c'é sempre quella leggera insoddisfazione di chi siamo e di cosa realmente vogliamo. Non abbiamo tutti lo stesso sguardo. L'Uomo che si perde con i propri pensieri guardando la distesa di sabbia davanti a lui, non é lo stesso che se ne sta seduto su di una panchina al parco a guardare i bambini giocare. Ma entrambi soffrono di malinconia. Per quello che non hanno, per quello che hanno perso. E aspettano... Il ragazzo che aspetta, nascosto tra gli scogli, una barca che lo porti lontano da qui, via da

Toccherai terra

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, nè nell’irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l’anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioia - toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti. Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola,

Era il 16 marzo del 1968...

ERA IL 16 MARZO 1968 QUANDO 347 CIVILI VIETNAMITI INERMI FURONO TORTURATI E UCCISI DA SOLDATI AMERICANI: STORIA DEL MASSACRO DI MY LAI “Sei addestrato a pensare muso giallo, muso giallo, muso giallo, e una volta che ti hanno ficcato in testa l’idea che queste persone non sono esseri umani…diventa più facile ucciderli”. Così il sergente Jamie Henry raccontava durante l’inchiesta “Winter Soldier”, promossa dai reduci contro la guerra, come razzismo e disumanizzazione fossero alla base delle violenze perpetrate dai soldati statunitensi contro la popolazione vietnamita. Due anni prima era diventato di pubblico dominio il terribile massacro di My Lai. Tra gennaio e febbraio del '71, l’esercito aveva deciso di processare William L. Calley, il tenente che guidava la spedizione, utilizzandolo come capro espiatorio degli assassini avvenuti nel piccolo villaggio il 16 marzo 1968. Cento veterani e sedici civili decisero allora di raccontare la loro verità. My Lai era solo la punta dell’iceber

Ernesto Teodoro Moneta - Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono

Venuta per rinnovare il mondo, fra i tanti mali che la rivoluzione francese voleva distruggere ‐ tirannide, superstizione, privilegi ereditari e di classe ‐ la guerra teneva uno dei primi posti. In tutto quel periodo che fu la preparazione intellettuale della rivoluzione, dall'abate Saint-Pierre a Diderot, da Voltaire a Rousseau, i grandi pensatori, i poeti e gli economisti, nell'Enciclopedia e col teatro, col romanzo e colla satira, avevano gli uni stigmatizzato, gli altri anatomizzato la guerra, condannandola come la massima piaga e ad un tempo l'onta maggiore dell'Umanità, e causa principale del dispotismo dei re.  da Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono ‐ Incipit

Sul genocidio di 10 milioni di Nativi

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31 gennaio 1876: gli Stati Uniti ordinano ai Nativi Americani di trasferirsi nelle riserve. Quasi tutte le tribù erano state decimate, sconfitte e massacrate e la distruzione dei bisonti le avevano private delle fonti di sostentamento dei veri Americani. Le riserve furono prima dei campi di rieducazione, poi dei ghetti, infine delle isole di residenza, dove gli indiani d’America potevano mantenere le loro usanze. Ma solo a parole. Non avevano diritto al voto (acquisito solo nel 1924). Nei campi i Veri Americani venivano perseguitati e assassinati, spogliati di tutto. Le riserve di terre infertili o discariche o terreni contaminati. Alcuni gruppi di Nativi Americani furono addirittura “trasferiti” in nuove riserve ricavate in discariche di scorie nucleari. Si è tentato di tutto per azzerare questo popolo e non solo nell’800. Solo tra il 1940 e il 1980, il 40% di tutte le donne nelle riserve indiane sono state sterilizzate contro la loro volontà dal governo degli Stati Uniti!! In pieno s

L'amore senza la conoscenza

L'amore senza la conoscenza, o la conoscenza senza l'amore, non possono maturare una vita retta. Nel Medioevo, allorché la pestilenza mieteva vittime, santi uomini riunivano la popolazione nelle chiese per pregare, cosicché l'infezione si diffondeva con straordinaria rapidità fra le masse dei supplicanti. Ecco un esempio di amore senza conoscenza. La grande guerra è un esempio di conoscenza senza amore. In entrambi i casi le conseguenze furono disastrose. Benché amore e conoscenza siano necessari, l'amore è, in certo senso, più fondamentale perché spinge l'intelligenza a scoprire sempre nuovi modi di giovare ai propri simili. Le persone non intelligenti si accontenteranno di agire secondo quanto è stato loro detto, e potranno causare danno, proprio per la loro ingenua bontà. La medicina suffraga questa opinione: un bravo medico è più utile a un ammalato che non l'amico più devoto; e il progresso della scienza medica giova alla salute della comunità più che una i

Il fascismo e gli italiani

Ennio Flaiano “Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli 'altri' le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell'arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d'altronde non rispetta lui. Non ama l'amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l'ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col qual

Qual è il senso della mia vita?

 Per me è questo: amate le persone a cui tenete di più… e anche le altre. Perché ogni esistenza con cui entrate in contatto, anche quella di un ingenuo lamantino, vi toccherà a sua volta. Fate tesoro di ogni alba, di ogni goccia di pioggia che vi sfiora la pelle, della sensazione della sabbia tra le dita dei piedi. Lasciatevi commuovere dalle lacrime di un bambino; respirate a fondo ed espirate piano. Non lasciatevi sfuggire la possibilità di aiutare qualcuno finché siete in tempo. Perché il tempo non dovrebbe essere misurato in ore, minuti e secondi, ma in base ai momenti in cui vi sentite davvero vivi. Infine, la Natura: concedetevi sempre il tempo per rimanere in contatto con essa, perché la Natura non è governata da leggi o tradizioni. La Natura è, e basta. (Sergio Bambarén)

Ragazzo coraggioso

Non credo nelle razze. Non credo nei governi. Abbraccio con un solo sguardo tutta la vita, milioni di esseri nello stesso tempo, sulla terra intera. I bambini che non hanno ancora imparato a parlare sono l’unica razza del mondo, la razza umana: tutto il resto è illusorio, la cosiddetta civiltà, l’odio, la paura, il desiderio di potenza… Ma i bambini sono bambini. E quel modo che hanno di piangere, ecco la fratellanza tra gli uomini, il pianto di un bambino. Crescendo apprendiamo un linguaggio, e vediamo il mondo attraverso il linguaggio che abbiamo imparato. Non lo percepiamo attraverso tutti i linguaggi, o attraverso l’assenza di linguaggio, attraverso il silenzio; ci isoliamo nel linguaggio che conosciamo. Da queste parti ci isoliamo nell’inglese, o nell’americano, come preferisce chiamarlo Mencken. L’eternità stessa, con parole nostre. Se c’è qualcosa che vorrei, è parlare un linguaggio più universale. Il cuore dell’uomo, la sua essenza non scritta, eterna e comune a tutte le razze.

Elizabeth Bishop

L'arte di perdere L’arte di perdere non è difficile da imparare; così tante cose sembrano aspettare di essere perse, che perderle non è un disastro. Ogni giorno perdi qualche cosa. Accetta l’ansia di chiavi perdute, di un’ora spesa male. L’arte di perdere non è difficile da imparare; allora impara a perdere di più, a perdere più in fretta: luoghi e nomi e dov’è che avevi in mente di andare. Non sarà mai un disastro. Ho perso l’orologio di mia madre. E guarda! l’ultima o la penultima di tre amate case ho perso. L’arte di perdere non è difficile da imparare. Ho perso due città, belle. E, più vasti, i regni che possedevo, due fiumi, un continente. Mi mancano, ma non è poi un disastro. Anche perdere te (la voce giocosa, i gesti che amo) sarà la stessa cosa. È evidente che l’arte di perdere s’impara fin troppo presto anche se pare (scrivilo!) un disastro.

Il volto più baciato del mondo

Durante alcuni corsi sulla sicurezza sul lavoro che capita di frequentare ai lavoratori, viene spiegato solitamente cosa fare in caso di incendio, per esempio, e tra le altre cose si insegnano le manovre di primo soccorso. Al momento di esercitarsi per eseguire la rianimazione cardio-polmonare (RCP) compare di solito un manichino dall’aria vagamente inquietante, composto da un busto e da un volto un po’ inespressivo con l’aspetto di una giovane donna o un giovane uomo, con tratti identici. Non succede solo in Italia, ma anche all’estero. A un primo sguardo può sembrare un volto inventato, astratto, ma in realtà appartiene a una donna davvero esistita, di cui non si conosce l’identità ma il cui volto, si dice, è «il più baciato al mondo» per via della respirazione bocca a bocca che si esegue sul manichino. E anche prima di diventare il modello per il manichino della RCP, il volto della donna era già noto come modello ispiratore di artisti, disegnatori e persino scrittori. Della storia d

Come la pace ha sconfitto i generali: la favola di Gianni Rodari contro la guerra

La guerra delle campane C’era una volta una guerra, una grande e terribile guerra, che faceva morire molti soldati da una parte e dall’altra. Noi stavamo di qua e i nostri nemici stavano di là, e ci sparavano addosso giorno e notte, ma la guerra era tanto lunga che a un certo punto ci venne a mancare il bronzo per i cannoni, non avevamo più ferro per le baionette, eccetera. Il nostro comandante, lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone, ordinò di tirar giù tutte le campane dai campanili e di fonderle tutte insieme per fabbricare un grossissimo cannone: uno solo, ma grosso abbastanza da vincere tutta la guerra con un sol colpo. A sollevare quel cannone ci vollero centomila grù; per trasportarlo al fronte ci vollero novantasette treni. Lo Stragenerale si fregava le mani per la contentezza e diceva: “Quando il mio cannone sparerà i nemici scapperanno fin sulla luna”. Ecco il gran momento. Il cannonissimo era puntato sui nemici. Noi ci eravamo riempiti le orecchie di ovatta, perchè

Hutu

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Perché ci sono degli "Hutu" che non fecero più ritorno in patria nonostante l’accordo di pace che prevedeva permessi a milioni di loro di fare ritorno? Le cause sono lontane... Ebbene una delle tante è rappresentata dal genocidio Ruandese, in cui persero la vita oltre un milione di persone, principalmente della comunità di Tutsi. Le ostilità fra Tutsi e Hutu erano un effetto inevitabile del dominio coloniale. I Tutsi avevano uno status sociale più elevato e, con l’arrivo dei belgi sul territorio, fu affidato a loro il potere religioso. L’introduzione delle carte d’identità nel 1930 segnò rigidamente la separazione fra le due comunità, in base alle caratteristiche somatiche: l’antropologia razzista teorizzò che si trattasse di due razze diverse, decretando i Tutsi intrinsecamente superiori, in quanto più vicini agli Europei. Con la fine del potere coloniale le ostilità si inasprirono e per 30 anni si susseguirono guerre civili, finché, nell’indifferenza della comunit

Uccidere per divertirsi

"Uccidere per divertirsi, provarsi nella performatività sportiva di colpire un fagiano d’allevamento, pretendere che l’ambiente sia a propria totale disposizione, turbare la quiete pubblica e mettere a repentaglio l’incolumità altrui, girovagare sotto le abitazioni delle persone con un fucile carico, spargere esche avvelenate: questa è la caccia, nient’altro. Una pratica anacronistica e priva di significato, sostenuta per gli interessi di uno sparuto numero di persone ai danni dell’intera comunità. La caccia non può essere regolamentata ma solamente vietata. Dietro alla caccia non c’è solo l’istante dell’uccisione, ma si nasconde un modo perverso di gestire il territorio e di distruggere l’ambiente naturale."  (Roberto Marchesini)

Cesare Pavese - La luna e i falò

C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire «Ecco cos'ero prima di nascere». Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.  da La luna e i falò ‐ Incipit

La violenza non è solo fisica

Cosa devi sapere quando fai apprezzamenti spinti nei confronti di una donna. No, non ci piace chi ci fischia, chi urla “bel culo” mentre stiamo passeggiando per strada. Non ci piacciono quei commenti del cazzo “beh una botta te la darei” e non ci piace chi anche solo scherzando dice qualcosa riguardante lo stupro o la violenza. Siamo donne e non semplice carne con cui fare ciò che vi pare. Non sapete minimamente cosa si prova a sentire ogni cazzo di giorno una battuta riguardante il sesso. Fa schifo quando ve ne uscite dicendo “beh lui non capisce un cazzo, se vuoi ti faccio vedere io”, si fa schifo perché non vi rendete conto di quanto siete viscidi. Voi ridete e scherzate, pensate che tutto sia lecito, che le donne apprezzino ma in realtà non è così. Non immaginate quanto sia difficile affrontare una giornata con la speranza di non sentire queste cose, con la speranza di poter sfoggiare una gonna senza commenti perversi, senza fischi, senza strusciamenti sui mezzi pubblici. Non sapet

Kociss, un ladro che rubava solo ai ricchi

STORIA DI SILVANO MAISTRELLO IL ROBIN HOOD VENEZIANO All’anagrafe Silvano Maistrello, ma per tutti lui era Kociss. Un soprannome che doveva ai suoi tratti somatici. A molti infatti ricordava il celebre capo indiano. Un soprannome che però a Silvano non piaceva affatto. Probabilmente nemmeno “Robin Hood veneziano” come molti lo chiameranno dopo la sua morte è un appellativo adeguato a inquadrare la vicenda singolare di quest’uomo. Ma alla fine è sempre così, un nome difficilmente riesce a contenere una storia. E quella di Kociss è una storia particolarmente difficile da raccontare. Nacque vicino al ponte di Sant’Anna, nella zona Castello, uno dei quartieri più polari di Venezia. Fu la fame a spingerlo verso i primi furti e a destinarlo per sempre alla vita di ladro. Ma un ladro sui generis, di quelli che oggi non ci sono più e che anche negli anni della nostra storia, gli anni settanta, si contavano sulle dita di due mani. Si perché Silvano per tutta la vita si mantenne fedele ad un cod

Il Botswana

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SERETSE KHAMA: IL RE AFRICANO CHE COMBATTÉ IL REGIME DELL’APARTHEID, SFIDÓ I PREGIUDIZI E RINUNCIÓ AL TRONO PER AMORE DI UNA SEGRETARIA BIANCA Il Botswana è un paese africano collocato nella parte meridionale del continente. Quando Seretse Khama venne al mondo non era ancora uno stato indipendente: si chiamava Protettorato del Bechuanaland ed era posto sotto il controllo dell’Inghilterra. Siamo nel 1921 e il nascituro ha già un futuro segnato. Simbolo della riconciliazione familiare tra padre e nonno, è destinato a regnare sul suo popolo. Alla giovane età di 4 anni, dopo il decesso del padre, sale formalmente sul trono mentre suo zio, Tshekedi, diventa suo tutore e reggente. Dopo aver studiato in Sudafrica, Seretse viene spedito a Londra per studiare e crescere culturalmente e politicamente. Qui incontra Ruth Williams, un’impiegata inglese: è subito amore reciproco. La reazione della famiglia della ragazza è durissima. Non tollerano che sua figlia frequenti un nero e così la sbattono f

La Terra

«Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. Pensat

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