Grida nel cielo

... Si declamano poesie che allargano i polmoni a quanti, soffocati, chiedono di esistere, chiedono ritmo, chiedono legge per quello che sentono eccessivo. Con la rapidità dell’istinto, col lampo del prodigio, come magica evidenza, la nostra realtà si trasforma in ugual modo essa stessa. Poesia per il povero, poesia necessaria come il pane quotidiano, come l’aria che pretendiamo tredici volte al minuto, per essere e, mentre siamo, dare un sì che glorifica. Perché viviamo a colpi, perché a malapena ci lasciano dire cosa siamo e chi siamo, i nostri canti non possono essere un ornamento senza peccato. Stiamo toccando il fondo. Maledico la poesia concepita come un lusso culturale per gli ignavi che, lavandosene le mani, si disinteressano e sono evasivi. 

Non è una poesia goccia a goccia pensata. Non un bel prodotto. Non un frutto perfetto. È un po’ come l’aria che tutti respirano è il canto che dà spazio a quanto portiamo dentro. Sono parole che tutti ripetiamo, sentendole, come nostre, e che volano. Sono più di quello che dicono. Sono la cosa più necessaria: ciò che non ha nome. Sono grida nel cielo e, in terra, sono atti.

Gabriel Celaya, da La poesia è un'arma caricata di futuro (da Il fiore della libertà)


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