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Dezső Kosztolányi

Sogno di inchiostri colorati Sogno di inchiostri colorati, il più bello è il giallo. Scriverei molte lettere con questo colore ad una ragazza, che amo. Scriverei scarabocchi, lettere cinesi, e un uccello allegro con dei ghirigori. E voglio ancora tanti altri colori: bronzo, argento, verde e oro, e ci vogliono ancora cento e mille, e poi un milione: viola scherzosa, color vino, grigio muto, pudico, sgargiante, innamorato, ma anche viola triste e color mattone, e poi celeste chiaro come l'ombra della vetrata colorata del portone in un mezzogiorno d'agosto. E voglio rosso vivo, color sangue, come un tramonto infuocato, e allora scriverei, scriverei sempre. Con azzurro a mia sorella, con oro a mia madre: le scriverei una preghiera d'oro, fuoco d'oro, parola d'oro, come l'alba. E non mi stancherei mai, scriverei in una vecchia torre, senza sosta. Sarei tanto felice, oh Dio mio, tanto felice, colorerei tutta la mia vita.

FramMenti

 ...mi sono anche chiesto se fosse valsa la pena spendere tante ore di vita nell’illusione di scoprire, in complicità con un libro, come funzioni la macchina del mondo, quali i grovigli del cuore, le poche nobiltà e le tante perfidie. Le infamie che gli uomini sanno così bene mistificare, specialmente quando le mutano in un’opera letteraria. Passaporti. Un viaggio esoterico. Giuseppe Marcenaro

Precise parole

Ci viene continuamente chiesto di spiegare le cose “in due battute”, possibilmente “brillanti”: che si tratti della guerra, della fame, dell’immigrazione, non importa. “Ci dica, in due parole…” Ma ci sono cose che non hanno un nome, hanno una storia. E se non ti prendi la briga di impararla, quella storia, poi succede che non capisci neanche le cose. Per fortuna la memoria del mondo è piena di racconti di storie, grandi affabulatori che attraverso la letteratura e il teatro ci hanno affascinato con racconti e trame e personaggi e tragedie e passioni. E noi li ascoltiamo fino alla fine col cuore rapito e la testa che gira, e alla fine solo alla fine ci rendiamo conto di avere anche capito delle cose. Lella Costa

FramMenti

Quello che non comprendiamo si chiama incomprensione, le incomprensioni e le percezioni sbagliate sono la base di tutte le sofferenze. La paura, la collera, la gelosia, tutte sono figlie delle incomprensioni, sono il prodotto delle percezioni sbagliate.   Thich Nhat Hanh

Viviamo in un sogno

Come in Matrix non vediamo la realtà. Ho sentito ripetere un milione di volte che la sinistra italiana non è capace di opporsi in modo decente a Berlusconi. Ma poi non ho sentito molti dire cosa farebbero loro, al posto di Bersani. In un articolo precedente ho raccontato la storia della Semco, grossa azienda brasiliana dove il proprietario, Ricardo Semler, ha deciso un cambiamento radicale del sistema. Orari flessibili e stipendi flessibili, ognuno decide quanto guadagnare e quanto lavorare, si accorda con i colleghi e si reca al lavoro all’ora che preferisce, non ci sono neppure turni fissi! Sono stati aboliti i controlli e molta burocrazia aziendale. I lavoratori in assemblea intervistano i candidati per le nuove assunzioni, siano essi manager o semplici manovali. I dipendenti discutono i programmi imprenditoriali e ogni anno l’azienda investe nella creazione di nuove imprese proposte dai dipendenti. E chi ha avuto l’idea collabora a gestirla. Quindi chi ha buone idee diventa rapidam

FramMenti

“Italia, paese di porci e di mascalzoni. Il paese delle mistificazioni alimentari, della fede utilitaria (l’attesa del miracolo a tutti i livelli) della mancanza di senso civico (le città distrutte, la speculazione edilizia portata al limite) della protesta teppistica, un paese di ladri e di bagnini (che aspettano l’estate) un paese che vive per le lotterie e il giuoco del calcio, per le canzoni e per le ferie pagate. Un paese che conserva tutti i suoi escrementi.”  Ennio Flaiano, Frasario essenziale per passare inosservati (1969)

Il cimitero di Praga

Occorre un nemico per dare al popolo una speranza. Qualcuno ha detto che il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie: chi non ha principi morali si avvolge di solito in una bandiera, e i bastardi si richiamano sempre alla purezza della loro razza. L’identità nazionale è l’ultima risorsa dei diseredati. Ora il senso dell’identità si fonda sull’odio per chi non è identico. Bisogna coltivare l’odio come passione civile. Il nemico è l’amico dei popoli, ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria. L’odio è la vera passione primordiale. Umberto Eco

FramMenti

La sua lotta con le parole era quanto mai tormentosa, e per due motivi. Uno l'aveva in comune con scrittori del suo genere: il bisogno di colmare l'abisso tra espressione e pensiero; la sensazione esasperante che le parole giuste, le parole uniche, aspettano sulla riva opposta, nella lontananza caliginosa, mentre i brividi del pensiero ancora ignudo le invocavano da questa parte dell'abisso.  Vladimir Nabokov, La vera vita di Sebastian Knight

Censura, semplice

Chiedo scusa, ma forse dovremmo cominciare a usare una parola diversa da “censura”. Qui siamo addirittura al di là. Censura è quando un potere - di solito il potere politico - decide quello che posso leggere e quello che non posso leggere e lo fa di solito sulla base dei *contenuti*: cioè non devi leggere quella cosa perché altrimenti vai all’inferno, o fai la rivoluzione, o uccidi il re, ecc. ecc. Certo ci sono intere bibliografie cancellate dai censori nella Storia, ma - diciamo - si estrapola (va?) dalla pericolosità della persona la pericolosità dei contenuti che poteva esprimere. Ora il discorso è diverso e - se possibile - peggiore. L’assessore regionale ha detto che “non è censura, ma un indirizzo politico”. Il che è come dire: non mi interessa, neppure teoricamente, quello che scrivono o come lo scrivono, mi interessa solo “dare una lezione”. Sia nel senso figurato (agli autori che hanno commesso atti politici disdicevoli), sia nel senso proprio agli allievi (visto che sti

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Ma tra un giorno da leone e cento da pecora, non se ne potrebbero fare cinquanta da orsacchiotto? Massimo Troisi

Il Cavaliere disperato

Sono disperato, quello che faccio mi fa schifo, da 8 settimane non prendo un giorno di riposo, se potessi lascerei tutto”. Questa l’esternazione di Berlusconi nel bar del teatro Quirino a Roma Anche noi siamo disperati per subire da 15 anni un ridicolo populismo, le promesse di governi miracolosi, le vanterie per le vittorie del Milan e per i soldi fatti, l’esibizione ostentata del suo gallismo, l’impunità per tutte le sue malefatte fino alla enormità del “lodo Alfano”. Cavaliere, tenga conto della sua disperazione e della nostra e cambi vita! Ho però l’impressione che il vecchio piduista non sia stanco della politica (è stato l’intreccio fra affari e politica che gli ha dato il monopolio delle TV) ma che intraveda un paio di temporali nel suo orizzonte: - uno è quello del possibile acuirsi della crisi economica che non può essere fronteggiata se non con un governo di grande coalizione e con l’appoggio del mondo sindacale, e non a colpi di decreto o continuando a bluffar

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Gli uomini cambiano ben poco, anzi rimangono sempre gli stessi: tanto che dal principio dei tempi esiste una sola storia d’amore, che si ripete all’infinito senza perdere la sua terribile semplicità, la sua irrimediabile sventura. Alvaro Mutis, L’ultimo Scalo del Tramp Steamer

Alfonso Gatto

Arietta settembrina Ritornerà sul mare la dolcezza dei venti a schiuder le acque chiare nel verde delle correnti. AI porto, sul veliero di carrubbe l’estate imbruna, resta nero il cane delle sassate. S'addorme la campagna di limoni e d'arena nel canto che si lagna monotono di pena. Così prossima al mondo dei gracili segni, tu riposi nel fondo della dolcezza che spegnilini.

FramMenti

Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero. Blaga Dimitrova

L’arte dell’attesa

Aspettare è una imposizione. Eppure è l'unica cosa che ci fa percepire fisicamente il logorio del tempo e ce ne fa conoscere le promesse. Esistono infinite forme di attesa: in amore, dal medico, alla stazione o nel traffico. Aspettiamo: l'altro, la primavera, i numeri del lotto, un'offerta, il pranzo, la persona giusta, e aspettiamo Godot. I compleanni, i giorni di festa, la felicità, i risultati sportivi, un referto. Una telefonata, il rumore della chiave nella toppa, il prossimo atto e la risata dopo il finale di una barzelletta. Aspettiamo che un dolore smetta e che ci colga il sonno o che il vento si plachi. Inerzia, distrazioni o noia: nel registro delle ore programmate, l'attesa è la pagina vuota da riempire. Che nel migliore dei casi ci ricompensa con la libertà. Andrea Köhler - L’arte dell’attesa

FramMenti

Quando si smette di amare, in genere non si ha la pazienza di aspettare che finisca bene. Si cerca la strada più breve: la rottura, la sofferenza. Invece ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell’inizio, bisogna superare gli egoismi, vivere questo momento con la stessa passione, far sentire alla persona lasciata tutto il bene che c’è stato: ci vuole amore per chiudere una storia. Massimo Troisi

Errori mussoliniani

"L'unico errore di Mussolini fu quello di allearsi con Hitler" E la marcia su Roma. E l'assalto di Palazzo d'Accursio. E l'olio di ricino. E il confino per oppositori politici, intellettuali, slavi e omosessuali. E lo squadrismo. E le redazioni dei giornali date alle fiamme. E la soppressione della libertà di stampa. E il certificato di “buona condotta politica” per potersi iscrivere all'Ordine dei giornalisti. E le leggi razziali. E i campi di concentramento. E la deportazione degli ebrei. E le spedizioni contro le camere del lavoro, le case del popolo e le leghe agrarie. E l'assassinio di Giacomo Matteotti. E l'omicidio dei Fratelli Rosselli. E la prigionia di Antonio Gramsci. E i pestaggi su Piero Gobetti e Giovanni Amendola. E la persecuzione di militanti, parlamentari, dirigenti comunisti, socialisti, azionisti, popolari, repubblicani, liberali. E l'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. E l'introduzione della pe

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Una volta mi ha detto che la maggior parte delle persone usano la parola amore per dire in un modo diverso che hanno fame.  Colum McCann 

Poveri e semplici

Dalla mia finestra, quando alzavo gli occhi, non vedevo nulla di nulla. Solo un po’ di bianco, o di nerofumo, e un camino triste come una buca. «Dio!», mi dicevo, «che mai sarà di questa mia vita? Dove andrò? Dove sarò tra pochi anni? Andrea e Sonia non si stancheranno di me? E se sì, dove mi rifugerò?» Un uccello attraversava l’aria come una pietra. Tutto era difficile, tutto era in letargo, non solo per me, ma per la natura tutta, per la vita medesima. E mi andavo ricordando come di un sogno, benché invece li avessi in cuore vivissimi, dei miei ideali socialisti, della grande febbre che m’era presa a Napoli, dopo la guerra, di fare anch’io qualcosa di buono, collaborare affinché il mondo — da triste e ingiusto che era — divenisse lieto e provvido per tutti. Allora mi rianimavo, sentivo che il mio cuore riviveva, e tornavo a piegarmi sulla macchina da scrivere. Non avevo molta stima di questo mio lavoro, ma del suo contenuto, cioè del suo scopo — ch’era collaborare alla Rivoluzione —

FramMenti

Molto spesso non siamo affatto noi a scegliere le nostre letture, i nostri dischi o i nostri amori, ma sono gli accadimenti stessi che vengono a noi in un particolare momento, e quello sarà l'attimo perfetto, facilissimo e inevitabile: sentiremo un richiamo e non potremo far altro che obbedire.  Pier Vittorio Tondelli - L'abbandono

Le parole

Ho cominciato la mia vita come senza dubbio la terminerò: tra i libri. Nell’ufficio di mio nonno ce n’era dappertutto; era fatto divieto di spolverarli, tranne una volta all’anno, prima della riapertura delle scuole. Non sapevo ancora leggere, ma già le riverivo queste pietre fitte: ritte o inclinate, strette come mattoni sui ripiani della libreria o nobilmente spaziate in viali di menhir, io sentivo che la prosperità della nostra famiglia dipendeva da esse. […] Non ho mai razzolato per terra, non sono mai andato a caccia di nidi, non ho erborizzato nè tirato sassi agli uccelli. Ma i libri sono stai i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità. Jean Paul Sartre

FramMenti

Non è possibile amarsi e separarsi. Si vorrebbe che fosse possibile. Si può trasformare l’amore, ignorarlo, sprecarlo, non si può estirparlo dall’anima. Io so per esperienza che i poeti hanno ragione: l’amore è eterno. (E. M. Forster)

Leopardi

Leopardi? Una noia mortale. Perché continuare a studiarlo a scuola? E obietta sempre qualcuno, Leopardi era un pessimista, è deprimente leggerlo! Ecco, quando mi dicono che Leopardi era un pessimista, io non posso fare a meno di arrabbiarmi! Perché non è vero, non è assolutamente vero! Vi ricordate di quel giovane che osserva la luna e si domanda: «che fa l’aria infinita, e quel profondo infinito seren?» E ditemi, che emozioni vi suscitano questi versi: «Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.» E cosa provate quando Leopardi vi parla di Silvia, dei suoi «occhi ridenti e fuggitivi?» Una soave, irresistibile dolcezza che spezza il cuore. Ecco, io ogni volta che leggo Leopardi provo un senso di commozione e mi paralizzo davanti all’intensità che traspare dai suoi versi. Perché questo poeta che vi hanno descritto come brutto, gobbo, triste e depresso non si è mai lasciato spezzare, né dalla malattia, né dalla solitudine, né dalla

FramMenti

Le cose non dette hanno una vita meno evidente di quelle che sono state rivelate dalla parola, ma una volta che questa vita l'hanno acquistata, non se la lasciano sminuire da altre parole soltanto. Italo Svevo

Fivos Stavridis

Versi per musica Non troverai più il volto dietro la foglia verde del silenzio la musica è finita, le luci sono basse: non so quale promessa, quali illusioni saranno rimpiazzate dalla gravità di un’altra decisione. Giù nella valle delle farfalle non troverai più i passi perduti; là adesso l’erba arriva alle ginocchia e forse la tua solitudine sarebbe impenetrabile nella spoglia possibilità di un’altra attesa. (da Poesie, 1972)

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