Censura, semplice

Chiedo scusa, ma forse dovremmo cominciare a usare una parola diversa da “censura”. Qui siamo addirittura al di là.
Censura è quando un potere - di solito il potere politico - decide quello che posso leggere e quello che non posso leggere e lo fa di solito sulla base dei *contenuti*: cioè non devi leggere quella cosa perché altrimenti vai all’inferno, o fai la rivoluzione, o uccidi il re, ecc. ecc. Certo ci sono intere bibliografie cancellate dai censori nella Storia, ma - diciamo - si estrapola (va?) dalla pericolosità della persona la pericolosità dei contenuti che poteva esprimere.
Ora il discorso è diverso e - se possibile - peggiore. L’assessore regionale ha detto che “non è censura, ma un indirizzo politico”. Il che è come dire: non mi interessa, neppure teoricamente, quello che scrivono o come lo scrivono, mi interessa solo “dare una lezione”. Sia nel senso figurato (agli autori che hanno commesso atti politici disdicevoli), sia nel senso proprio agli allievi (visto che stiamo parlando di scuole): abbiamo teorizzato “l’indirizzo politico” dell’insegnamento nelle scuole pubbliche italiane. Siamo - mi sembra - ben al di là della “semplice” censura di opere sgradite al potere.

Mario Tedeschini Lalli

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