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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

Nel mondo dei fogli di carta

La fabbrica produce migliaia di fogli di carta ogni giorno. Fogli di carta di tutte le misure, ma tutti bianchi, pronti per essere usati per qualsiasi cosa il consumatore avrà in mente. Sulla pelle di alcuni fogli verranno scritte poesie, su altri qualcuno disegnerà dei scarabocchi mentre parla al telefono. Ci saranno alcuni fogli di carta che non faranno funzionare penne su loro, per rimanere se stessi, e altri che invece si faranno posizionare in fondo alle confezioni, in modo da essere usati per ultimi. Altri diverranno proiettili in guerre di palline di carta. Altri opuscoli, inutili opuscoli che un panino gigante distribuirà agli angoli delle strade. Non sappiamo quale sia il destino di ognuno di quei fogli bianchi, ma sappiamo che nascono tutti uguali, e che solo crescendo prenderanno strade diverse. Alcune strade saranno belle, e i fogli avranno stampate in petto foto magnifiche; altre strade saranno brutte, e chi ci scriverà sopra sbaglierà e appallottolerà il foglio di carta,

Giudicare

Novellini della filosofia. – Non appena si è assimilata la saggezza di un filosofo, si va per le strade con la sensazione di essere diversi, di essere diventati dei grandi uomini; giacché ci si imbatte solo in gente che ignora quella saggezza, e dunque si ha da pronunciare su tutto un giudizio nuovo e mai sentito: per il fatto di saper riconoscere un codice, oggi si pensa di potersi anche atteggiare a giudice. Friedrich Nietzsche

Lezioni americane

"…mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso. Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto.” Italo Calvino

Quella tua fotografia l’ultima

Quella tua fotografia, l’ultima, l’ho lasciata sul muro, tra le due finestre, al di sopra, della televisione disamorata, e la sera, nel golfo di tetti a sinistra della chiesa, quando la luce, si concentra, quella che scivola, allo stesso tempo, in due estuari obliqui, e immutabili, nell’immagine. Io mi siedo, su quella sedia da dove si vede, contemporaneamente l’immagine interiore la fotografia, ed intorno ad essa, ciò che mostra,che la sera, soltanto, coincide, per la direzione della luce, con essa, se non fosse che, a sinistra, nell’immagine, tu guardi. Verso il punto dove io mi siedo, a vederti, invisibile adesso nella luce, della sera, pesante, sul golfo di tetti tra le due finestre, ed io. In assenza del tuo sguardo, che fissa, nell’immagine, il pensiero di quell’immagine, a questo dedicata, alle sere di adesso senza di te, a fuoco. Vacillante dal dubbio di ogni cosa. Jacques Roubaud

Il discorso del Premier della Norvegia al suo Paese

Miei cari, che spettacolo! Mi trovo faccia a faccia con la volontà del popolo. Voi siete la volontà del popolo. Migliaia e migliaia di norvegesi – a Oslo e in tutto il paese – fanno la stessa cosa stasera. Occupano le strade, le piazze, gli spazio pubblici con lo stesso messaggio di sfida: abbiamo il cuore a pezzi, ma non ci arrendiamo. Con queste fiaccole e queste rose mandiamo al mondo un messaggio: non permetteremo alla paura di piegarci, e non permetteremo alla paura della paura di farci tacere. Il mare di gente che vedo oggi davanti a me e il calore che sento da tutto il paese mi convince che ho ragione. La Norvegia ce la farà. Il male può uccidere gli individui, ma non potrà mai sconfiggere un popolo intero. Questa sera il popolo norvegese sta scrivendo la storia. Con le armi più potenti del mondo – la libertà di parola e la democrazia – stiamo disegnando la Norvegia per il dopo 22 luglio 2011. Ci saranno una Norvegia prima e una Norvegia dopo il 22 luglio. Ma sta a noi decidere

Il sapore delle fragole

Si vedono passare le persone, e poi passare le cose in cui si credeva di custodire la vita delle persone passate. Mi rimanevano le parole, così difficili sulla soglia di tanto dimenticare, le parole che si richiudono sull’infanzia, non rimane che il canto; le parole non dicono nulla se non il canto-dolcezza delle cose che se ne vanno. Philippe Delerm

L’uomo che ride

Ma perché il popolo è ignorante? Perché deve esserlo. L’ignoranza è custode delle virtù. Dove non ci sono prospettive, non ci sono ambizioni; l’ignorante è in una botte benefica che, sopprimendo lo sguardo, sopprime le brame. Di qui l’innocenza. Chi legge pensa, chi pensa ragiona. Non ragionare è un dovere; è anche una fortuna. Queste sono verità incontestabili. Su cui si regge la società. Victor Hugo - L’uomo che ride, Mondadori 2009, pagine 210-211

Televoto

Mentre al Festival si consacra, da sempre, non il popolo ma la sua contraffazione televisiva, un telepopolo che è solo in parte giustapponibile agli italiani per quanti sono. Gli altri trenta milioni di italiani, quelli che scelgono di fare o di vedere altro, oppure al Festival dedicano solo uno sguardo giocoso e distratto, che cosa sono, se non popolo? Tutti professori universitari? Riassumendo. Il televoto sanremese, anche ammesso che sia dimostrabilmente pulito e non manipolato, indica i legittimi gusti di circa la metà del paese. Dentro quella metà, non è difficile immaginare che il patriottismo da operetta del Savoia abbia incontrato il favore, come dire, delle fasce non protette del pubblico: le più televisive, quelle che non leggono libri, non vanno a teatro, non vanno al cinema, e non hanno avuto tempo e modo di racimolare qualche termine di paragone, qualche elemento di conoscenza extra-televisivo. Sanremo è soprattutto per loro, è confezionato a loro misura, e in fondo il ver

Buongiorno

Nei Paesi normali, un capo del governo che urla a un’autorità dello Stato «fate schifo», «siete una barzelletta» e ordina di chiudere un programma del servizio pubblico sarebbe costretto ad andarsene nel giro di un’ora. Sempre in quei famosi Paesi, quando un’autorità dello Stato viene trattata dal capo del governo alla stregua di una cameriera, si dimette in un sussulto d’orgoglio oppure esegue l’ordine. Ma noi siamo nella terra degli arlecchini: più servili che servi. Tutti inchini e promesse, niente sostanza. Attraverso il sipario trasparente delle intercettazioni osserviamo questi funzionari mentre si sorbiscono le reprimende del Capo in silenzio (il silenzio degli Innocenzi). Cercano di ammansirlo con parole vaghe, alzano fumo, ma alla fine che fanno? Niente. Lasciano Santoro al suo posto (per fermarlo un misero mese hanno dovuto appiedare pure Vespa) e il Cav. in preda a un delirio di onni-impotenza. Poi, passata la tempesta telefonica, si sfogano con gli amici: «Aho’, quello me m

L’onestà...

Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste: di difendere le posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci voliono due qualità a mio avviso cari amici: il coraggio e l’onestà. L’onestà… l’onestà… l’onestà. E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo. Se c’è qualcuno che da’ scandalo; se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato! Sandro Pertini

Profondità

In genere la “profondità” che tendo ad attribuire retrospettivamente a quelle amicizie non sembra aver influito sulla loro resistenza al tempo. Alcune se ne sono sparite, altre sono rimaste, come se una regola non ci fosse: ha tutta l’aria di essere una faccenda dannatamente casuale. E se mi trovo ancora appiccicato addosso persone con cui tornavo da giocare a pallone, è vero che tante altre amicizie che erano analogamente “profonde” se ne sono andate con un fare liquido strabiliante, come se non avessero agganci da nessuna parte, e la benché minima forma di necessità. È bastato alle volte uno spostamento minimo, un’inezia, e già non c’erano più. Così quelle che sembravano pietre incastonate si sono svelate pietre appoggiate su qualcosa di sdrucciolevole: e la petrosità una categoria che solo nella fantasia ha un nesso necessario con la permanenza. Da giovani non potevamo immaginarlo, ma la verità è che si può essere petrosi e provvisori, noi lo eravamo. Rolling stones, come ci insegnò

Decameron

Il rapporto di Berlusconi con gli italiani è come un rapporto anale tra un uomo e una donna. All’inizio fa molto male, e sembra che alla donna non piaccia. Ma Berlusconi esercita pressione costante. Poi, grazie alla mediocrità dell’opposizione, gli spazi si allargano. Nella terza fase, quella in cui l’Italia è oggi, non brucia più ed è solo piacere. Daniele Luttazzi

Il Novecento è finito

Il Novecento è finito e il nuovo secolo (anzi il nuovo millennio) si è portato via il vecchio, con la sua storia e i suoi detriti, che in occidente sono volati via dappertutto, in America come in Europa. Meno che in Italia, che probabilmente non appartiene all’Europa. Gli italiani non sono nel Duemila, sono ancora nel millennio scorso: ci sono ancora i comunisti (lo dice Berlusconi), c’è ancora il Sillabo, ci sono ancora i Servizi deviati, c’è ancora la mafia che lavora coi politici e i politici che lavorano con la mafia, c’è ancora il conflitto d’interessi, c’è ancora senza esserci l’Alitalia, c’è ancora Porta a Porta, c’è ancora D’Alema e soprattutto c’è ancora Bettino Craxi, e dunque c’è Berlusconi. Antonio Tabucchi

Il libro dell'inquietudine

Il tedio è la sensazione fisica del caos, che il caos sia tutto. Colui che è stanco, che ha malessere, che è annoiato, si sente prigioniero in un’angusta cella. Colui che è disgustato dalla strettezza della vita si sente ammanettato in una grande cella. Ma colui che ha il tedio si sente prigioniero in libertà in una cella infinita. Sopra colui che si annoia o ha malessere, o è affaticato, possono crollare i muri della cella e sotterrarlo. A colui che si affligge della piccolezza del mondo possono cadere le manette, ed egli può fuggire; o addolorandosi senza potersele togliere, egli, sentendo il dolore, può riviversi senza pena. Ma i muri della cella infinita non possono sotterrarci, perché non esistono; né può provarci che siamo vivi il dolore di manette che nessuno ci ha messo ai polsi. Bernardo Soares

Per me scrivere è come essere depressi

9’ congenito, ci nasci, non scappi. Io immagino che ci siano in giro centinaia di scrittori e pittori e cantanti e attori che nemmeno sanno di esserlo. Lo sono e ne gioiscono, nella loro inconsapevolezza. Poi ci sono quelli che decidono, e quelli sono fortunati, perchè possono pianificare il loro essere, e magari sono pure bravi e hanno doti e talento e non devono imparare molto più della grammatica e della sintassi. Ma poi ci devono pur essere quelli come me, che scrivono perchè sono questo. Io scrivo perchè è nella mia natura, perchè lo so fare, perchè lo devo fare, perchè se non lo faccio sto male. Scrivo perchè è bello, perchè mi fa star bene anche quando mi fa stare male. Le volte in cui ho dato davvero tutta me stessa e mi sono pianta fuori l’anima stavo scrivendo. Scrivo quindi sono. Quando non scrivo penso, ma è diverso, c’è qualcosa di confortante e materno nella scrittura. Io sono quello che scrivo, e alla fine scrivo di ciò che mi importa, non importa in che forma, non è fo

Ascanio Celestini - La morte del disertore

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Decreto interpretativo

“Avrei bisogno anche io di un «decreto interpretativo» che mi chiarisse, finalmente, perché ho sempre pagato le tasse. Perché passo con il verde e mi fermo con il rosso. Perché pago di tasca mia viaggi, case, automobili, alberghi. Perché non ho un corista vaticano di fiducia che mi fornisca il listino aggiornato delle mignotte o dei mignotti. Perché se un tribunale mi convoca (ai giornalisti capita) non ho legittimi impedimenti da opporre. Perché pago un garage per metterci la macchina invece di lasciarla sul marciapiede in divieto di sosta come la metà dei miei vicini di casa. Perché considero ovvio rilasciare fattura se nei negozi devo insistere per avere la ricevuta fiscale. Perché devo spiegare a chi mi chiede sbalordito «ma le serve la ricevuta?» che non è che serva a me, serve alla legge. Perché non ho mai dovuto condonare un fico secco. Perché non ho mai avuto capitali all´estero. Perché non ho un sottobanco, non ho sottofondi, non ho sottintesi, e se mi intercettano il peggio c

In ricordo di Ennio Flaiano

«Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore». «La situazione politica in Italia è grave, ma non seria». «Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura». «Fra 30 anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione». «L’italiano è un tentativo della natura di smitizzare se stessa. Prendete il Polo Nord: è abbastanza serio, preso in sé. Un italiano al Polo Nord vi aggiunge subito qualcosa di comico, che prima non ci aveva colpito». «In Italia la linea più breve fra due punti è l’arabesco». «In questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Altri paesi hanno una loro verità. Noi ne abbiamo infinite versioni». «In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti». «Per gli italiani l’inferno è quel posto dove si sta con le donne nude e con i diavoli ci si mette d’accordo». «Le dittature hanno questo di buono, che sanno farsi amare». «Oggi anche il cretino è specializzato». «Ho poche idee, ma c

Io, re e dio del mondo mio

I sogni che vediamo la notte sono solo nostri, e la vita che viviamo è di tutti, perché siamo solo un insieme di leggi, di divieti, di transenne. Tu sei la mia transenna alla felicità, io l’invito alla tua. Nella vita reale io mi sentivo spesso la comparsa di un film in cui avrei dovuto essere il protagonista e interprete di tutti i personaggi. Nei sogni invece sono io il re del mondo, e decido tutto io. I sogni sono la patria degli anarchici re dell’Io, baronetto delle terre d’ego personale. Ognuno di noi è un anarchico dittatore della parola Io. Io ho dei sogni, io voglio questo, io voglio. Non pensiamo al Noi, e non ne sapremmo l’esistenza se a scuola non avessero perso tempo a insegnarcelo. Neanche il Tu esiste. Tu non esisti. Sento puzza di merda che mi entra nelle narici, ma mi sento comodo. Il paradiso. Dio. Il paradiso. Non esiste nulla. E’ una favola, e io preferisco Cappuccetto Rosso. L’Io è l’idea di partenza del fascismo. Il fascismo è una chiara richiesta d’egocentris

Carta di maturità

C’è la carta d’identità a quindici anni, la patente a diciotto, e a me è venuta un’idea per una terza cartuccella, e cioè la carta di maturità. Questa carta si potrà ricevere solo superati alcuni esami che hanno tra le materie argomenti di vita, come per esempio l’educazione, il buon senso, domande sull’attualità, e bisogna dimostrare che si conoscono certi film, e certi libri. Senza la carta di maturità non puoi prendere la patente, né ti puoi sposare, e non ti assumono al lavoro, perché saresti un emerito coglione ignorante. Sì be’, capisco che sarebbe un cambio radicale rispetto alla situazione italiana attuale, ma più ci penso, e più sono convinto che a rovinarci è la memoria, è l’avidità, è l’ignoranza. Tutto risolto in una generazione, con la carta di maturità. Roberto Dragone

Ci è stato anche insegnato

Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: per questo è detto democrazia. Le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora egli sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se preferisce vivere a modo suo. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e le leggi, e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono un’offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero. Noi siamo

Piccoli consigli per scrittori inesperti

“Niente dovrebbe appassionare uno scrittore più della costruzione, non la lingua (con buona pace dei linguisti, che come i becchini vengono a esequie avvenute e mettono la cassa sotto terra), non il bello scrivere, non la bravura, non la cultura, ma la semplice costruzione. Infatti il lettore si innamora dei personaggi, si appassiona a quello che accade, patisce, spera o soffre, attende con ansia la pagina successiva. Oppure smette alla prima pagina. La magia della scrittura narrativa è tutta qui. Il resto, come direbbe il generale Patton, sono balle” blondeinside

E tu, povero, morirai con dolore

Quello che sta succedendo in questo Paese è semplice: sta succedendo che i diritti civili stanno diventando sempre di più un’esclusiva dei ceti abbienti. I diritti civili per censo. Lo si era già visto, in modo piuttosto evidente, con la legge sulla fecondazione assistita. Chi ha un po’ di soldi, prende e va all’estero a fare quello che in Italia non si può. Voli, alberghi, assenze dal lavoro, cliniche da pagare. Un bel trentamila euro, e la legge 40 è un ricordo. Continua a valere solo per chi i 30 mila cash non ce li ha, peggio per loro. Ma non molto diversa è la questione dei diritti dei gay: ho già raccontato in questo blog la bella storia del nobile romano Jonathan Doria Pamphilj, che si è felicemente sposato con il suo compagno (foto sopra) presso l’ambasciata inglese in Svizzera, poi ha adottato due bambini negli Stati Uniti e ora abitano tutti insieme a Roma. Gli altri omosessuali, arrangiarsi: niente matrimonio e soprattutto niente figli. Adesso anche il diritto a decidere di

Alfabeto

“Il nostro mondo si fa sempre più complicato e ad ognuno occorre una competenza sempre più affinata e aggiornata. I mestieri pericolosi sono molti e l’analisi dei pericoli (palesi ed occulti) dovrebbe costituire l’alfabeto di ogni formazione professionale. Non si riuscirà mai ad annullare tutti i rischi né a risolvere tutti i problemi ma ogni problema risolto è una vittoria, in termini di vite umane, salute e ricchezze salvate. La competenza non ha surrogati. La buona volontà, il coraggio, lo spirito di sacrificio, l’ingegno estemporaneo non servono molto, anzi, in mancanza di competenza, possono essere nocivi.” Primo Levi

B. Brecht

Pace e guerra sono di essenza diversa. La loro pace e la loro guerra son come vento e tempesta. La guerra cresce dalla loro pace come il figlio dalla madre. Ha in faccia i suoi lineamenti orridi. La loro guerra uccide quel che alla loro pace è sopravvissuto.

L'ombra del vento

Il professore scrollava la testa, avvilito. "È come la marea» disse. «Le barbarie, intendo. Si ritira e uno pensa di essere in salvo, ma poi torna, torna sempre… e ci sommerge. È quel che vedo tutti i giorni a scuola. Dio mio. Scimmie, in classe non ho altro che scimmie. Darwin era un illuso, glielo garantisco. Ma quale evoluzione, figuriamoci! Per uno che usa il cervello, devi vedertela con nove oranghi". Carlos Ruiz Zafòn

La carriera in 3 lezioni #3

III Lezione: Un uccellino era in volo per andare a svernare al Sud. Ma il freddo era tale che l'uccellino cadde a terra congelato. Una vacca di passaggio gli scodello' addosso una bella cagata fumante. Scongelato e riscaldato, l'uccellino si mise a cantare di gioia. Ma un gatto randagio lo senti', lo trovo', lo tiro' fuori dalla merda e se lo mangio'. Lezione di carriera: 1.- Non tutti quelli che ti coprono di merda sono tuoi nemici. 2.- Non tutti quelli che ti tirano fuori dalla merda sono tuoi amici. 3.- Quando sei nella merda, tieni chiuso il becco.

Vorrei perdermi

Vorrei perdermi, in una notte come tante, tra il chiarore delle stelle, e la lucentezza della luna. Perdermi, e viaggiare sola nel buio, con il passo incerto, ma pur sempre mio. E percorrere quella strada, la mia vera strada, con passo lento, sotto le note di una melodia, che posso ascoltare solo io, e che mi guida anche tra le difficoltà. Vorrei perdermi, in una notte come tante, e durante il mio percorso, superare gli ostacoli, resistere alle tentazioni. Vorrei perdermi con la consapevolezza che io la possiedo, la luce, fortissima ed accecante, capace di illuminare il buio della notte se solo lo volessi. Vorrei perdermi, e viaggiare da sola nel buio, e dopo mille passi, ed altri mille, vedere l’alba, quello spettacolo che fino ad ora non mi è mai stato concesso. E perdermi dentro la luce del sole, che dopo attimi di immenso sarà già alto, inarrivabile. Vorrei perdermi nel suo calore. E proseguire nella mia strada, senza perdere di vista la luce che mi guida, la mia luce, proseguire s

Il bene e il male

Sedevano uno accanto all’altro, su una panchina verde in una spiaggia deserta. Di fronte il mare urlava tempesta, il cielo era scuro e presto una pioggia fitta si sarebbe unita al vento freddo e tagliente. Le due figure emanavano luce propria, non venivano toccate dal vento ne’ dalle onde che si schiantavano verso di loro. Sembravano un fotomontaggio riuscito male, ma erano più reali di tutto il resto intorno. “Allora” cominciò uno dei due “chi ha vinto?”. “Mi pare evidente, abbiamo perso tutti e due” replicò l’altro. Si lisciava i baffetti bianchi con un’espressione piuttosto pensierosa. “Non l’avrei mai detto..” disse cupo. “Grazie tante, l’hai visto ora che non vali niente? Chiunque sarebbe stato pronto a scommettere sulla mia sconfitta, ma sulla tua.. Beh, siete rimasti fregati!” “Ne sei contento?” “Sai cosa me ne frega?” “Come fai ora che non c’è più nessuno?” “E tu allora? Siamo nella stessa barca, tu ed io come ai vecchi tempi..” “Ci sono altri mondi…” “E vuoi davvero rovinarne

Realtà e immaginazione

"L’unica frontiera che ci rimane è il mondo dell’intangibile. Tutto il resto è cucito troppo stretto”. Ingabbiato da troppe leggi. Per intangibile la Mamma intendeva Internet, i film, la musica, le storie, l’arte, le voci che corrono, i programmi per computer, tutto ciò che non è reale. Le realtà virtuali. Le simulazioni. La cultura. L’irreale è più potente del reale. Perché la realtà non arriva mai al grado di perfezione cui può spingersi l’immaginazione. C. Palahniuk

Prima vennero…

Prima vennero per i comunisti e io non alzai la voce perché non ero un comunista. Poi vennero per i socialdemocratici e io non alzai la voce perché non ero un socialdemocratico. Poi vennero per i sindacalisti e io non alzai la voce perché non ero un sindacalista. Poi vennero per gli ebrei e io non alzai la voce perché non ero un ebreo. Poi vennero per me e allora non era rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce. Martin Niemòleer

Doni

Il dono è un gentile atto di presunzione. Invade lo spazio altrui con la pretesa: sono tuo. Che sia utile o no, esige che uno si occupi di lui. Ci sono persone che non sanno ricevere un dono, tra queste anch’io. Il mio grazie è anemico, meccanico. Mi piace però il gesto di porgere il regalo, il moto di premura, bello come quello di restare in ascolto di una persona. Di mio preferisco regalare vino, che è un modo di essere ricordato brevemente, a sorsi. Non me la sento di fare il pedante rimprovero al Natale ridotto a merci in faccia. Ho smesso di occuparmene da quando la morte di mio padre è stata un “rompete le righe”. Però fu bello per un bambino di Napoli avere in casa per un mese un legno resinoso che dava allegria di boschi. L’abete sacrificale abbattuto sui monti e addobbato a palline era la natura scesa a renderci migliori col suo odore di cieli aperti e nevi. Gesù bambino era un legno tagliato e venduto per strada. In fine per me la scrittura è un dono, che mi faccio a prezzi m

Paletti a Internet

Se qualcuno riesce a vedere un nesso logico tra uno psicolabile che lancia un Duomo in faccia al premier e l’esigenza di cambiare la Costituzione, è gentilmente pregato di rivelarmelo, perchè io mi sto scervellando da stamattina e con tutta la buona volontà non ci sono ancora riuscito. Eppure – basta leggere i giornali di destra oggi – è proprio quello che sta succedendo: utilizzare il gesto di Tartaglia per cambiare la Costituzione, imporre un nuovo Lodo Alfano, restaurare l’immunità completa ai parlamentari – e ovviamente mettere un bel po’ di paletti a Internet. Ragazzi, qui siamo sull’ottovolante, ma non ci si sta divertendo affatto. Alessandro Gilioli

Delibera AgCom: ecco la verità

I diritti fondamentali dei cittadini e degli utenti della Rete stanno per essere travolti nel nome di una crociata che le vecchie industrie italiane della televisione, della musica e dei giornali di carta hanno deciso di combattere contro i c.d. over the top [ndr Google, Facebook e gli altri giganti dell’intermediazione online dei contenuti] servendosi di un’Autorità evidentemente assai poco indipendente – almeno dai poteri economici – come l’AGCom. E’ questa la cruda e disarmante verità che si legge tra le righe dell’appello che la Siae ha pubblicato questa mattina su un’intera pagina a pagamento dell’edizione cartacea de la Repubblica, continuando, peraltro, a sperperare denaro non suo ma degli autori di cui racconta di voler difendere gli interessi e a dar prova di non aver compreso che lo stesso messaggio, nel secolo della Rete, poteva più efficacemente essere veicolato attraverso Twitter, Facebook e YouTube senza alcun costo. Nell’appello, infatti, Siae scrive testualmente: “Sa

La carriera in 3 lezioni #2

II Lezione: Un tacchino selvatico chiacchierava con un toro: "Mi piacerebbe tanto arrivare in cima a quell'albero, ma non ne ho la forza." "Beh, perche' non ti mangi un po' della mia merda", rispose il toro: "E' piena di roba nutritiva". Il tacchino becchetto' un po' di merda e scopri' che di fatto gli aveva dato forza sufficiente per arrivare al primo ramo dell'albero. Il giorno dopo, mangiato un altro po' di merda, arrivo' al secondo ramo. Dopo un paio di settimane, il tacchino era fieramente appollaiato sulla cima dell'albero. Ma fu subito visto da un cacciatore che lo abbatte'. Lezione di carriera: Mangiando merda puoi arrivare in cima, ma non e' detto che ci resti.

Terra rossa, terra nera

Terra rossa terra nera, tu vieni dal mare, dal verde riarso, dove sono parole antiche e fatica sanguigna e gerani tra i sassi - non sai quanto porti di mare parole e fatica, tu ricca come un ricordo, come la brulla campagna, tu dura e dolcissima parola, antica per sangue raccolto negli occhi; giovane, come un frutto che è ricordo e stagione - il tuo fiato riposa sotto il cielo d'agosto, le olive del tuo sguardo addolciscono il mare, e tu vivi rivivi senza stupire, certa come la terra, buia come la terra, frantoio di stagioni e di sogni che alla luna si scopre antichissimo, come le mani di tua madre, la conca del braciere. Cesare Pavese, 1945

Lato oscuro

Non esiste, per dirla con le parole usate da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera un “lato oscuro della rete” ma esiste piuttosto, in Rete come fuori dalla Rete, un manipolo di idioti, superficiali, delinquenti e criminali, soggetti in relazione ai quali la famiglia, la scuola, i processi di formazione ed educazione hanno fallito. È importante non confondere questa parte con il tutto e, soprattutto, l’autore della condotta con lo strumento. Guido Scorza

Gli amori difficili

Alla stazione Termini, il primo a saltar giù dal vagone, fresco come una rosa, era lui. In mano stringeva il gettone. Nelle nicchie tra i pilasti e gli stand, i telefoni grigi non attendevano che lui. Infilò il gettone, fece il numero, ascoltò col batticuore il trillo lontano, udì il - Pronto… - di Cinzia emergere ancora odoroso di sonno e di soffice tepore, e lui era già nella tensione dei loro giorni insieme, nell’affannosa guerra delle ore, e capiva che non sarebbe riuscito a dirle nulla di quel che era stata per lui quella notte, che già sentiva svanire, come ogni perfetta notte d’amore, al dirompere crudele dei giorni. Italo Calvino

Certe volte

Certe volte mi perdo i pensieri. La memoria mi tradisce, vorrei poterli tenere in tasca e ritrovarli lì, ma no, impossibile: i pensieri sgusciano fuori dalle tasche come pesciolini, non c’è modo di trattenerli se non mettendoli in parole. Ma le parole certe volte sono gabbie, vasche d’acquario, trappole vischiose. Allora meglio lasciare che sfumino, i pensieri, che da liberi, magari, prima o poi tornano. chiaratizian

I Diritti Imperscrittibili del lettore

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I. Il diritto di non leggere II. Il diritto di saltare le pagine III. Il diritto di non finire un libro IV. Il diritto di rileggere V. Il diritto di leggere qualsiasi cosa VI. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa) VII. Il diritto di leggere ovunque VIII. Il diritto di spizzicare IX. Il diritto di leggere a voce alta X. Il diritto di tacere Daniel Pennac, Come un romanzo

La carriera in 3 lezioni #1

I Lezione: C'era un corvo che se ne stava appollaiato sui rami alti d'un albero e non faceva niente tutto il giorno. Un coniglietto di passaggio vide il corvo e gli chiese: "Posso starmene anch'io seduto qua a non far niente tutto il giorno?". Certo, perche' no?" rispose il corvo. E il coniglietto si sedette comodo a terra sotto il corvo a riposarsi. All'improvviso apparve una volpe, salto' sul coniglietto e se lo mangio'. Lezione di carriera: Per startene seduto a non far niente tutto il giorno, devi essere seduto molto in alto.

Senza...

Tutti abbiamo udito la donnetta che dice: “oh, è terribile quel che fanno questi giovani a se stessi, secondo me la droga è una cosa tremenda.” poi tu la guardi, la donna che parla in questo modo: è senza occhi, senza denti, senza cervello, senz’anima, senza culo, né bocca, né calore umano, né spirito, niente, solo un bastone, e ti chiedi come avran fatto a ridurla in quello stato i tè con i pasticcini e la chiesa. Charles Bukowski

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