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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Baratto delle colpe

Visto il governo in carica il giorno del ricordo se possibile verrà oggi celebrato, se possibile, con ancora maggior retorica nazionalista e minore aderenza ai fatti.  Nel tentativo ormai riuscito di piegare a squallidi interessi di partito la ricostruzione dei tragici eventi che coinvolsero il confine orientale prima, dopo e durante la Seconda guerra mondiale, non c’è più spazio per un confronto serio che parta dai numeri e dai fatti. Questo sciatto revisionismo di stato prima di tutto è una violenza nei confronti delle cosiddette "vittime delle foibe”. Cioè di quella parte di innocenti che nell’ambito delle due ondate - a ridosso dell’armistizio del ‘43 e alla fine della guerra - furono infoibate nel corso di episodi di giustizia sommaria e rese dei conti. Come già stabilito in sede di ricerca da ogni storico di ogni orientamento politico, il fenomeno riguardò un numero di persone comprese tra le 3.000 alle 8.000; tra questi si annoveravano soldati, funzionari del regime, collab

Il perdente radicale

 Alla fine della Repubblica di Weimar vasti strati della popolazione si sentivano perdenti. I dati oggettivi sono eloquenti; tuttavia la crisi economica e la disoccupazione non sarebbero bastate per portare al potere Hitler. Occorreva una propaganda mirata al fattore soggettivo: il rancore narcisistico suscitato dalla sconfitta del 1918 e dal trattato di Versailles. La maggior parte dei tedeschi cercava la colpa presso gli altri. I vincenti di allora, il «complotto mondiale capitalistico-bolscevico» e soprattutto naturalmente l’eterno capro espiatorio, gli ebrei, divennero il bersaglio della proiezione. La bruciante sensazione di essere perdenti poteva essere compensata solo dalla fuga in avanti, nella megalomania. Fin dall’inizio impazzava nelle teste dei nazionalsocialisti il fantasma del dominio mondiale. Quindi i loro obiettivi erano sconfinati e non negoziabili; in questo senso erano non solo irreali, ma impolitici. Nessuna considerazione degli assetti mondiali era in grado di con

Infinite Jest

Che ci sono persone alle quali semplicemente non piacete, qualsiasi cosa facciate. Che nonostante pensiate di essere furbi, non lo siete molto. Che la validità logica di un ragionamento non ne garantisce la verità. Che le persone cattive non credono mai di essere cattive, ma piuttosto che lo siano tutti gli altri. Che è possibile imparare cose preziose da una persona stupida. Che se il numero sufficiente di persone beve caffè in una stanza silenziosa, è possibile sentire il rumore del vapore che si leva dalle tazze. Che a volte agli esseri umani basta restare seduti in un posto per provare dolore. Che la vostra preoccupazione per ciò che gli altri pensano di voi scompare una volta che capite quanto di rado pensano a voi. Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza. Che è semplicemente più piacevole essere felici che incazzati. Che le persone di cui avere più paura sono quelle che hanno più paura. Che ci vuole grande coraggio per mostrarsi deboli. Che gli alt

Truganini

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La donna nella foto, Truganini, è stata l’ultima abitante della Tasmania.  Per millenni l'isola situata a sud dell’Australia fu la patria dei Palawa. Con l'arrivo degli europei tra il 17esimo ed il 18esimo secolo, la storia della Tasmania cambiò radicalmente.  Già dal 1808 i coloni iniziarono i primi scontri per il controllo delle risorse alimentari dell’isola. In seguito gli scontri iniziarono a riguardare anche il "possesso" delle donne Palawa di ogni età. Ben presto iniziò la cosiddetta "Black War", con l'immunità giuridica per chi avesse ucciso un Palawa. Nel 1830 il numero dei Palawa presenti in Tasmania scese da 1500 a poche centinaia.  Nel 1829 un missionario inglese, George Robinson, incontrò una giovane Palawa, Truganini, figlia di un capo locale. La sua famiglia era stata massacrata dai coloni. Il missionario prese a cuore gli interessi dei - pochi - Palawa rimasti e propose di spostarli insieme nell'isola di Flinders, a nordest della Tasma

Innamorati

Una festa è un periodo di tempo dedicato a celebrazioni particolari, a riti e a liturgie ben distinti dalla vita e dal lavoro quotidiani. Le feste scandiscono sia il ciclo dell'anno sia la vita individuale, nel cui ambito rappresentano a volte riti di passaggio da uno status a un altro. È anche l’occasione per rendere santo un giorno particolare, cioè secondo l’accezione etimologica (dal latino sanctus, participio passato di sancīre, sancire una patto), cioè dargli una inviolabilità   in quanto protetto da una sanzione: gli ambasciatori, i tribuni della plebe, le mura, le porte; quindi, in genere, tutto ciò che, consacrato da una legge morale o religiosa, è per ciò stesso inviolabile, o ciò che, per comune consenso degli uomini, è religiosamente venerato o è considerato degno di venerazione (Santo, Enciclopedia Treccani). Oggi è un giorno che la chiesa Santifica ad un santo, San Valentino da Terni. Comunemente, è considerato “patrono degli innamorati”. Secondo una leggenda, infatti

Passaggio in ombra

Sulla porta d’ingresso – tornando a casa dai miei soliti giri - una voce assorta mi ha sorpresa, con le chiavi a mezz’aria, e ha sussurrato parole che si sono propagate dentro me. Quando ogni parte del mio corpo ha ripetuto la sua eco, la voce ha detto: “Il futuro! Da quanto tempo sei senza futuro?” e la potenza di questa domanda si è abbattuta su di me come una bufera. Sono rimasta senza fiato, percorsa da brividi che conosco e che – irradiandosi dalle ossa – giungono fino alla radice dolente dei capelli. Impallidisco, mentre il cuore accelera il suo ritmo e mescola colpi duri e sonori a fremiti veloci e vuoti, come il battito di un’ala. Cos’è mai questo attimo che giunge sconosciuto un attimo dopo il pensiero, e che si sposta all’infinito modellando le mie paure? Esso mi attanaglia nella sua ansia incomprensibile, e le forze non bastano per percorrerlo tutto, come un lungo tunnel buio dove non si vede l’uscita. Il futuro non è la morte, poiché questa non ha bisogno di assensi per com

Anna Andreevna Achmatova

La porta è socchiusa, dolce respiro dei tigli… Sul tavolo, dimenticati un frustino ed un guanto. Giallo cerchio del lume… tendo l’orecchio ai fruscii. Perché sei andato via? Non comprendo… Luminoso e lieto domani sarà il mattino. Questa vita è stupenda, sii dunque saggio cuore. Tu sei prostrato, batti più sordo, più a rilento… Sai, ho letto che le anime sono immortali.

Il libro delle emozioni

 La mancata educazione delle pulsioni confina i ragazzi, fin dalla tenera età, a esprimersi unicamente con i gesti, invece che con le parole e i ragionamenti. Ne sono un esempio i cosiddetti “bulli”, coloro che compiono azioni riprovevoli senza la minima consapevolezza della gravità delle loro azioni. Come già abbiamo ricordato, Kant dice che: «La differenza tra il bene e il male potremmo anche non definirla perché ciascuno la ‘sente’ naturalmente da sé» [I. Kant, Metafisica dei costumi, § 23: “Dottrina delle virtù”]. Nel caso del bullo questo “sentire” è deficitario, perché chi ne soffre non ha mai incontrato momenti educativi che gli avrebbero consentito di avvertire quel­l’immediata risonanza emotiva che di solito accompagna i nostri comportamenti. Alludo a quella risonanza emotiva […] che fin da bambini provavamo quando la mamma ci raccontava le fiabe, anche truci, perché i bambini non vanno esonerati dalla conoscenza del male e neppure dal lutto, che capiranno nei limiti della lor

Un tempo

 Un tempo, ho creduto che un certo gusto per la bellezza avrebbe surrogato per me la virtù, e avrebbe saputo immunizzarmi dalle tentazioni troppo volgari. M'ingannavo. Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d'oro che scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro dell'intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni. Per un uomo di gusto, poi, l'ostacolo più grave consiste nel fatto di occupare una posizione preminente, che implica ineluttabilmente il rischio dell'adulazione e della menzogna. Il pensiero che in mia presenza qualcuno snaturi, sia pure di un'ombra, l'esser suo, può giungere a farmelo compiangere, disprezzare, odiare persino. Ho sofferto di questi inconvenienti della mia fortuna come un povero di quelli della sua miseria. Ancora un passo, e avrei accettato la finzione che consiste nel pretendere di sedurre

La poesia contro la distruzione dell'ambiente: la lotta di Ken saro Wiwa

Cosa vuol dire essere un poeta nell’Africa postcoloniale? Spesso vuol dire avere un sentimento di amore per la propria terra e di rabbia per quello che le stanno facendo talmente forte da mettere il proprio talento a servizio proprio di quella terra. Vuol dire fare poesia, e non solo quella, di denuncia. Vuol dire condensare in pochi versi tutte le lotte, le grida e le speranze di un popolo intero. In un caso, in un paese chiamato Nigeria, tutto questo ha voluto dire chiamarsi Ken Saro Wiwa.  La Nigeria degli anni 90 già figurava nell’elenco dei paesi ex colonie, ma era ancora un paese occupato: occupato da una giunta militare e da industrie petrolifere, come la Shell, con cui la giunta era connivente, che ne devastavano il territorio senza dimostrare alcun riguardo a nulla che non fosse il proprio profitto. Non ai danni ambientali, non alle persone che abitavano quelle zone. Le attività della Shell si concentravano soprattutto in una zona, quella del delta del fiume Niger, abitata dal

Mi piacciono...

 le persone e tutto quel mondo  “proletario” che ho vissuto e tutt’ora frequento. Quando  uso questo termine non parlo solo di una  condizione socio-economica ma di uno stato mentale.  Mi piace chi  ama mangiare in quelle terrazze di trattorie ombreggiate da pergole di viti  dove sui tavoli ci sono  tovaglie di carta o quelle plasticate a scacchi bianchi e rossi. Quelle persone che amano rovistare tra bancarelle cariche di cianfrusaglie sperando sempre di trovare un buon affare. Quelle che si siedono a terra intorno a un bel falò in quelle sere piene di stelle cantando  insieme. Mi piace chi non ostenta, chi conosce la misura, chi ha rispetto dei suoi guadagni, chi spende i suoi soldi  ma lo fa con quel pizzico di etica  pensando che tanta gente non ce la fa nemmeno a mettere insieme un pranzo con la cena. Chi sperpera in sentimenti, sapere e conoscenza. Mi piacciono le  persone che aiutano e non discriminano, chi ha il piacere di vivere dentro  quel mondo popolare fatto di cose sempli

Europa

 Da dove c'è la guerra, non si scappa in aereo. Si fugge a piedi e senza visto per il semplice motivo che non vengono rilasciati. Quando la terra finisce, si sale su una barca. In mezzo, ci sono i trafficanti di uomini, i soldi che pretendono, il deserto, gli stupri, il carcere in Libia, le botte, gli abusi, le mutilazioni. Ci sono donne trasformate in giocattoli, fino a che non si rompono. Ci sono bambine di nove anni incinte. Per una donna, è sempre peggio. Se si corrompono i carcerieri, si può salire sul barcone, spinti dai mitra, ammassati fino allo stremo, altrimenti si muore lì, di fame, di botte, di percosse. Gli italiani, considerati bestie fino a pochi anni fa, migrarono per disperazione, la stessa che porta persone che mai hanno visto il mare ad affrontarlo in queste condizioni allucinanti. È necessario ribadire codeste ovvietà per fare chiarezza, in un momento in cui i cadaveri vengono accumulati uno sull'altro per fare campagna elettorale. Parto quindi dalle origini

Sof’ja Tolstaja

Nella mia anima sta avvenendo una battaglia fra il desiderio ardente di andare a Pietroburgo a sentire Wagner e altri concerti e il timore di dare un dispiacere a Lev NikolaeviČ e di sentirmi questo suo dispiacere sulla coscienza. Stanotte ho pianto a causa di questa pesante sensazione di mancanza di libertà che grava sempre più su di me. Di fatto, naturalmente, sono libera. Ho soldi, cavalli, vestiti, tutto: potrei fare le valigie, salire in carrozza e andare. Sono libera di leggere le bozze, di comprare le mele per L. N., di cucire i vestiti per Saša e le camicie per il marito, di fotografarlo in tutte le pose, di ordinare il pranzo, di sbrigare le faccende di tutta la famiglia; sono libera di mangiare, di dormire, di tacere e di rassegnarmi. Ma non sono libera di pensare a modo mio, di amare quello e quelli che scelgo io stessa, di andare dove mi interessa e dove mi sento spiritualmente a mio agio; non sono libera di occuparmi di musica, non sono libera di cacciar fuori dalla mia ca

E così vorresti fare lo scrittore?

Se non ti esplode dentro a dispetto di tutto, non farlo. A meno che non ti venga dritto dal cuore e dalla mente e dalla bocca e dalle viscere, non farlo. Se devi startene seduto per ore a fissare lo schermo del computer o curvo sulla macchina da scrivere alla ricerca delle parole, non farlo. Se lo fai solo per soldi o per fama, non farlo. Se lo fai perché vuoi delle donne nel letto, non farlo. Se devi startene lì a scrivere e riscrivere, non farlo. Se è già una fatica il solo pensiero di farlo, non farlo. Se stai cercando di scrivere come qualcun altro, lascia perdere. Se devi aspettare che ti esca come un ruggito, allora aspetta pazientemente. se non ti esce mai come un ruggito, fai qualcos’altro. Se prima devi leggerlo a tua moglie o alla tua ragazza o al tuo ragazzo o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno, non sei pronto. Non essere come tanti scrittori, non essere come tutte quelle migliaia di persone che si definiscono scrittori, non essere mo

In Sospeso

Quanto siano sciagurati i puntini ce lo dice questa modesta serie di variazioni che raccontano che cosa sarebbe accaduto alla nostra letteratura se gli scrittori fossero stati timidi. “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene trenta anni le possette…parte Sancti Benedicti”. “Laudato si’, mi’ Signore, per…sora luna e le stelle.” “Come a la selva…augello in la verdura”. “S’i fosse…foco, arderei lo mondo.” “Nel mezzo…del cammin di nostra vita.” “Santissimo e carissimo e…dolcissimo padre in Cristo dolce…Gesù.” “Qual sulle trecce bionde ch’…oro forbito e…perle, eran quel dì a vederle.” “Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso e il miglior…brigante del mondo.” E via via, sino a “L’anno…moriva, assai dolcemente” e “Io ero, quell’inverno, in preda ad…astratti furori”. E pazienza per la brutta figura che quei Grandi avrebbero fatto. Ma si noti che l’inserzione dei puntini, esprimendo timore per l’arditezza del parlar figurato, può anche essere usata

Televisioni

I giornali hanno ricordato che il nazismo sognava l'uso generalizzato della t.v. e che solo la guerra distolse le energie tecniche ed economiche dal progetto. La t.v. nacque così, con una signorina tedesca impiegata delle Poste, Ursula Patschke, che [la sera del 22 marzo 1935] apparve in video e annunciò ai dieci apparecchi «ricevitori» esistenti a Berlino che tutto era pronto per «far scendere nei cuori dei camerati del popolo l'immagine del Fürher».  Non le sembra un anniversario imbarazzante? Ha sottolineato che la t.v. è nata come strumento di consenso e di dominio. Nella Germania nazista, come lei diceva, la televisione non fu diffusa su larga scala. Perché la televisione, a differenza della radio, ha bisogno che i ripetitori siano a vista, ha bisogno di grandi impianti e forti investimenti. I francofortesi, quando parlano di masse e «media», non si riferiscono quasi mai alla televisione, bensì alla radio e alle adunate oceaniche.  Sono fuggiti da paesi fascisti e nazisti,

Hoy el Che cumpleeee!

A Cuba quando chiedete ad un bambino: “Tu cosa vuoi fare da grande?” Lui immancabilmente vi risponderà: “Da grande voglio fare come il Che!”   Una bellissima tradizione vuole che di Ernesto Che Guevara venga commemorato il compleanno piuttosto che la data della sua caduta in combattimento, tanto che in America Latina diverse radio, il 14 giugno, aprono le loro trasmissioni urlando: “Hoy el Che cumpleeee!”   Ecco questo mi sembra l'approccio migliore per avvicinarsi a lui, quello che probabilmente gli sarebbe piaciuto di più, rendere omaggio alla sua data di nascita significa celebrare un inno alla vita mentre ricordarlo nella data della sua morte, l’otto ottobre, significa veicolare un messaggio capzioso, negativo, funereo, di sconfitta mentre il pensiero, le idee del Che non sono certo morte, anzi soprattutto in America Latina si assiste ad un loro perpetuo e fecondo ritorno.   Il Che non va ricordato per la sua morte ma per la sua vita, per ciò che ha seminato durante essa. E se

Valigia diplomatica

C’è una deformazione, forse inevitabile, nella nostra educazione storica: siamo stati tutti inquadrati in uno schema storico ben definito, la Grecia, poi Roma, poi noi: prima, delle vaghe civiltà del vicino Oriente, un po’ curiose, importanti solo per quel poco di contribuzione che possono avere apportata alla civiltà greco-romana: tutto il resto non ha importanza. Siamo abituati, generazione dopo generazione, ad accettare senza discussione che la battaglia di maratona è stata la vittoria della civiltà contro la barbarie. Tutto questo va benissimo se le circostanze ci consentono di passare tutta la vita nei limiti della nostra vecchia Europa.ma se ne usciamo fuori, allora siamo costretti a subire degli shock violenti. Riflettere sulla battaglia di Maratona presso le rovine di Persepoli vi porta, lo si voglia o non lo si voglia, a chiedervi se la civiltà e la barbarie fossero proprio così nettamente da una parte sola. Schemi anche pericolosi in un’epoca in cui la non-Europa non se ne re

Fuori dell'uscio di casa

Ho finalmente trovato il coraggio, dopo cinque anni, di aprire il bagaglio di Vittorio, che mani amorevoli avevano preparato perché tornasse con lui, nella sua casa. E ogni cosa che tocco, mi tocca l'anima. Indumenti, pennarelli che scrivono ancora, pipe e avanzi di toscano nelle tasche. Il cappellino con il Che. Agende fitte di appunti, cartelle piene di parole che leggerò con riverenza e tremore. Ricordi di persone che io non ho mai conosciuto e che lui ha conservato perché gli erano care. Poi, nello zainotto verde, ancora integro, quello che lo ha accompagnato in tutti i suoi Viaggi, trovo una pettorina bianca e arancione. So cosè. E' quella che indossava nei campi della buffer zone, quando, con i suoi compagni, si faceva scudo umano ai contadini. E' più che un ricordo, é un pezzo della sua vita. La guardo e la tocco, la accarezzo. Provo a indossarla. E' lì che un po' sorrido e un po' piango. So che è come se Vittorio mi chiedesse di non dimenticare quei gior

Grosseteste

 …La prima parte della Tabula, quindi, è una semplice lista di temi e dei simboli a loro associati. Di fatto si tratta di una legenda, da consultare per sapere a cosa corrisponde ogni minuscolo glifo. I segni sono appositamente semplici ma riconoscibili, una sorta di stenografia che Grosseteste annotava ai margini dei libri che leggeva. Ogni volta che ritrovava un certo argomento, scribacchiava il glifo corrispondente accanto al paragrafo per poterlo ritrovare in seguito. A volte il collegamento del glifo con l'argomento è chiaro - la Santissima Trinità è rappresentata da un triangolo; l'immaginazione da un fiore - ma visto che il sistema conta centinaia di soggetti, è inevitabile che alcuni sembrino arbitrari. S. Harrison Thomson, il primo studioso ad analizzare davvero l'indice di Grosseteste, riassume bene la varietà dei segni utilizzati: «Abbiamo tutte le lettere dell'alfabeto greco e di quello romano, oltre a simboli matematici, unioni di segni convenzionali, modif

FramMenti

Finisce sempre così, con la morte. Prima però c'è stata la vita nascosta sotto il bla, bla, bla, bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio è il sentimento, l'emozione è la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza, e poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile. Tutto sepolto dall'imbarazzo dello stare al mondo, bla, bla, bla, bla. Altrove c'è l'altrove. Io non mi occupo dell'altrove. Dunque che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco.  (Monologo finale dal film "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino - in foto Toni Servillo)

Voglio tornare a casa

Nessuno lascia la casa a meno che la casa non sia la bocca di uno squalo scappi al confine solo quando vedi tutti gli altri scappare i tuoi vicini corrono più veloci di te il fiato insanguinato in gola il ragazzo con cui sei andata a scuola che ti baciava follemente dietro la fabbrica di lattine tiene in mano una pistola più grande del suo corpo lasci la casa solo quando la casa non ti lascia più stare. Nessuno lascia la casa a meno che la casa non ti cacci fuoco sotto i piedi sangue caldo in pancia qualcosa che non avresti mai pensato di fare finché la falce non ti ha segnato il collo di minacce e anche allora continui a mormorare l’inno nazionale sotto il respiro/a mezza bocca solo quando hai strappato il passaporto nei bagni di un aeroporto singhiozzando a ogni boccone di carta ti sei resa conto che non saresti più tornata. Devi capire che nessuno mette i figli su una barca a meno che l’acqua non sia più sicura della terra nessuno si brucia i palmi sotto i treni sotto le carrozze ne

FramMenti

Einstein diceva che è più facile spezzare un atomo che un luogo comune. Chi mai riuscirà a spezzare il luogo comune che nega agli animali non solo l’intelligenza, ma anche la capacità di soffrire o di amare? Nessuna persona seria dovrebbe dubitare di questo. Sono pienamente convinto, dico pienamente, che gli animali hanno una coscienza. L’essere umano non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva. Forse l’essere umano ha paura di fare altri passi in questa logica: riconoscendo una vita interiore agli animali, sarebbe costretto a inorridire per il modo con cui li tratta.   (Konrad Lorenz)

Vita e destino

In due millenni si sono mai visti casi in cui siano stati la libertà e l’amore per l’uomo a impiegare l’antisemitismo quale strumento della propria battaglia? A me non risulta. L’antisemitismo del quotidiano è un antisemitismo non cruento. È la prova che al mondo esistono idioti, invidiosi e falliti. Nei paesi democratici può insorgere un antisemitismo di natura sociale, che si manifesta negli organi di stampa appartenenti a gruppi reazionari, nell’operato di quegli stessi gruppi (per esempio nel boicottaggio della manodopera o delle mercanzie ebraiche) e in un sistema religioso o ideologico reazionario. Nei paesi totalitari, dove la società civile non esiste, può svilupparsi solo un antisemitismo di Stato. L’antisemitismo di Stato è la prova che lo Stato si serve di idioti, reazionari e falliti, che sfrutta l’ignoranza dei superstiziosi e il rancore di chi ha fame. Al suo primo stadio un tale antisemitismo è discriminatorio: lo Stato permette agli ebrei di vivere solo in determinati l

FramMenti

Sei una gabbiana [...] e ti vogliamo bene perchè sei una gabbiana, una bella gabbiana. Non ti abbiamo contraddetto quando ti abbiamo sentito stridere che eri un gatto, perchè ci lusinga che tu voglia essere come noi, ma sei diversa e ci piace che tu sia diversa.  Ti vogliamo bene [...] Sentiamo che anche tu ci vuoi bene, che siamo i tuoi amici, la tua famiglia, ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso.  E' molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile...  (Luis Sepùlveda - Trilogia dell'amicizia/Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare)

Infinite Jest

Gli attaccamenti sono una faccenda molto seria. Scegli con cautela i tuoi attaccamenti. Scegli il tuo tempio di fanatismo con grande cura. Quello che vuoi cantare come amore tragico è un attaccamento scelto male. Morire per una persona? Questa è follia. Le persone cambiano, partono, muoiono, si ammalano. Ti lasciano, mentono, si arrabbiano, si ammalano. Ma tu parti dal presupposto che si tratti sempre di scelta, di una decisione conscia. Questo non è un po' ingenuo, Rémy? Stai seduto là col tuo bel libro mastro da ragioniere e decidi sobriamente che cosa amare? Sempre?...E se capita che non ci sia scelta su cosa amare? E se il tempio viene a Maometto? Che succede se ami e basta? senza decidere? Semplicemente ami: la vedi e in quel preciso istante dimentichi tutta la sobrietà e la contabilità e non puoi scegliere altro che amare? Fai tutto lo spirito che desideri. Ma scegli con cura. Si è ciò che si ama. No? Si è, solo ed esclusivamente e completamente, ciò per cui si morirebbe senz

FramMenti

Ecco, secondo me, come nascono le tirannie. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando degenera, per le lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice. Così la democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue nel ridicolo.    Platone -  "La Repubblica"

Contro l'amore

Non c’è nulla di più odioso di chi ti VUOLE amare. Non c’è nulla di più devastante di chi ti VUOLE aiutare. Non c’è nulla di più soverchiante di chi ti vuole portare sulla retta via, “per amore”. Non c’è nulla di più perverso di chi ti vuole coinvolgere in quello che a lui piace per rassicurarsi che anche tu possa rientrare nel suo gregge, senza infastidire. Non esiste falsificazione sociale più stomachevole della propria, tentata o riuscita, legittimazione, o autoinganno (nei propri confronti e degli altri) mettendo in scena la retorica dell’amore per farsi i cazzi propri in stato allucinatorio, ebetamente “felice”. Quello che oggi chiamiamo generalmente “amore” è il volto sociale dell’egoismo. Alla base dei più efferati delitti c’è “l’amore”. I femminicidi hanno come inconscio supporto teorico “l’amore”. Così come gli esuli di famiglie sfasciate replicano, per bovina coazione a ripetere, gli stessi deliri dei fallimenti precedenti: e lo fanno “per amore”.  Ecco che “amore” è il senha

FramMenti

La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo. […] Si può anche vivere in un paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L'uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto è libero. L'uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero. Per contro si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi: malgrado l'assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può.  Ignazio Silone - Vino e pane

Corpo Celeste

Oggi si dà alla parola diverso una dimensione fisica o psichica limitata alla sfera affettiva, personale. I veri diversi per mia esperienza sono altri, e sono di sempre: sono i cercatori di identità, propria e collettiva, e nazionale, e d'anima. Coloro che videro il cielo e che mai lo dimenticarono, che parlarono al di sopra dell'emozione, dove l'anima è calma. Che non credono, o credono poco, ai partiti, le classi, i confini, le barriere, le fazioni, le armi, le guerre. Che nel denaro non hanno posto alcuna parte dell'anima, e quindi sono incomparabili. Quelli che vedono il dolore, l'abuso; vedono la bontà o l'iniquità, dovunque siano, e sentono come dovere il parlarne. I cercatori di silenzio, di spazio, di notte, che è intorno al mondo, di luce, che è intorno al cuore. [...]  Ora, io vorrei chiedere a chiunque mi ascolti — aspettando risposta, naturalmente, solo nel cuore: credete davvero che la vita umana sia sempre e solo trionfo sull'altro? Che per ess

FramMenti

Qualunque cosa succeda, resta viva. Non morire prima di essere morta davvero. Non perdere te stessa, non perdere la speranza, non perdere la direzione. Resta viva, con tutta te stessa, con ogni cellula del tuo corpo, con ogni fibra della tua pelle. Resta viva, impara, studia, pensa, costruisci, inventa, crea, parla, scrivi, sogna, progetta. Resta viva, resta viva dentro di te, resta viva anche fuori, riempiti dei colori del mondo, riempiti di pace, riempiti di speranza. Resta viva di gioia. C’è solo una cosa che non devi sprecare della vita, ed è la vita stessa.   Virginia Woolf   

FramMenti

 Mi sa che è questo il mio limite: mi mancano le conclusioni, nel senso che ho l'impressione che niente finisca mai veramente. Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d'amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita…”.   Diego De Silva - Non avevo capito niente

FramMenti

Non l'aveva mai dimenticata. Così, quando dopo diversi anni incrociò casualmente il suo sguardo, non ragionò su tutto il tempo trascorso e la possibilità che lei si fosse fatta una vita… La guardò e sentì riesplodere dentro tutto il sentimento che, oltre ogni distanza, l'aveva tenuto legato a lei con un filo sottilissimo… E non parlò, semplicemente le si avvicinò. Quando la vide sorridere, capì che in lei stava avvenendo esattamente la stessa esplosione. Così, non gli sembrò che ci fosse bisogno di aggiungere molto. Le disse soltanto: "Bentornata, amore"   S. Santorelli

Briciole o sassolini

 Dunque non mi rassegno. Ed in questo non c’è nessun impeto eroico. C’è invece una specie di dolcissima disperazione, la stessa che tiene attaccate le foglie ai rami degli alberi. Cadranno, è inevitabile. Ed il vento le raccoglierà senza grazia, portandole altrove. In fondo accade lo stesso con le parole. Per quanto si voglia immaginare una sorta di rito pagano e propiziatorio da officiare con salmodiante premura ogni qual volta ci si accinge ad affidare pensieri alla carta, non si fa molto altro se non restare in ascolto del rumore sommesso di qualcosa che muore. Hanno occhi grandi, le parole, e mani lunghe. E non ha molto senso portarsi dietro briciole o sassolini. Il bosco è un luogo insicuro, fatto apposta per perdersi. Ed il lupo attende nell’ombra, sornione. Conosce fin troppo bene la propria preda. Conosce fin troppo bene il suono dei passi nella radura. Conosce fin troppo bene le favole per pensare di consegnarsi con leggerezza ad un lieto fine che non ha ragione di essere. Dun

FramMenti

L’argomento corrente della tolleranza, per cui tutti gli uomini, tutte le razze sarebbero uguali, è un boomerang, in quanto si presta alla facile confutazione dei sensi; e anche la dimostrazione antropologica più rigorosa che gli ebrei non sono una razza, non cambia nulla al fatto che, nel caso di un pogrom, i totalitari sanno benissimo chi vogliono uccidere e chi no. La politica non dovrebbe propagare l’astratta eguaglianza degli uomini. Dovrebbe, invece, richiamare l’attenzione sulla cattiva eguaglianza di oggi, e concepire uno stato di cose migliore come quello in cui si potrà essere diversi senza paura.  — Theodor W. Adorno, Minima moralia

Le parole

Una stagionaccia di tumescenti avvoltoi, svignate le mogli per mancanza di cibarie di scandali di orgasmi e d’altre storie, toccherà dimenticare con indifferenza, e con sentita espressione, i campi spremuti dagli amici intimi, i terreni recinti, i verdi trapezi con i lampi pomeridiani, i tiepidi screzi della primavera nazionale dietro i terrapieni, e le fontane occulte del sapere grano a grano le similitudini dei fiori dei venti dei trafeli nei luoghi non segnati, e le settimane che nei chiasmi risorge la carne unanime-inanime nei chiasmi e massacrare il gallo forbito tra i brughi lombardi il gesto che trafughi alla notte il sangue fresco gli alberi e le alte quote degli astri vanitosi, e la polare che valica i sentieri delle ascisse, e risospingere proprio così contro i drastici orizzonti frantumati dai tamburi i candidi fantasmi e sfogliare le direzioni ortogonali e nelle vuote sfere annusare le ferraglie tra le rose paniche e il sentore di rugiada dai poderi avversi e il crudo razio

FramMenti

Quando c’è un problema, non cercare il colpevole, ma cerca la soluzione. cit.

L'inferno di Treblinka

«Donne e bambini si tolgano le scarpe, prima di entrare nella baracca. Infilate le calze nelle scarpe. Quelle dei bambini dentro i sandali, le scarpe o gli stivaletti. Ordine, mi raccomando». E di nuovo: «Portate nei bagni gioielli, documenti, denaro, asciugamano e sapone... Ripeto...». Dentro la baracca femminile c’è la parrucchiera; nude, le donne vengono rasate a zero, alle più anziane tolgono la parrucca. È un momento strano, psicologicamente: le addette hanno poi sostenuto che di solito quella rasatura ante mortem convinceva le vittime che davvero sarebbero andate a lavarsi. Le più giovani si tastavano il cranio e, sentendo qualche punta ispida, capitava che chiedessero un ritocco. Solitamente dopo la rasatura le donne erano più tranquille, tutte o quasi lasciavano la baracca con in mano un pezzo di sapone e un asciugamano piegato. Tra le più giovani qualcuna piangeva le belle trecce perdute. Perché le rasavano? Per illuderle? No, perché la Germania aveva bisogno dei loro capelli.

Sport: La divise non discrimineranno più il genere

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La Federazione Internazionale di Handball (IHF) ha cambiato il regolamento riguardante le uniformi delle giocatrici permettendo l’uso di pantaloncini e canotte come per gli uomini. La decisione è stata presa in conseguenza alle proteste scoppiate in seguito alla decisione di multare la nazionale norvegese a luglio per aver giocato con degli shorts al posto del bikini aderente previsto dalla divisa ufficiale, giudicandoli “abbigliamento inappropriato”. La campagna è stata guidata dall’organizzazione Collective Shout, impegnata nella lotta per l’equità di genere nello sport e fortemente sostenuta dal Ministro per la Cultura e lo Sport norvegese che ha definito le regole sulle uniformi “stupide e completamente sessiste”. La decisione è stata appoggiata successivamente anche dai ministri dello sport di Svezia, Danimarca, Finlandia e Islanda. “Spero che questo sia l’inizio della fine del sessismo e dell’oggettificazione delle donne e delle ragazze nello sport e che in futuro tutte le donne

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