Fuori dell'uscio di casa

Ho finalmente trovato il coraggio, dopo cinque anni, di aprire il bagaglio di Vittorio, che mani amorevoli avevano preparato perché tornasse con lui, nella sua casa.

E ogni cosa che tocco, mi tocca l'anima.

Indumenti, pennarelli che scrivono ancora, pipe e avanzi di toscano nelle tasche. Il cappellino con il Che.

Agende fitte di appunti, cartelle piene di parole che leggerò con riverenza e tremore.

Ricordi di persone che io non ho mai conosciuto e che lui ha conservato perché gli erano care.

Poi, nello zainotto verde, ancora integro, quello che lo ha accompagnato in tutti i suoi Viaggi, trovo una pettorina bianca e arancione. So cosè. E' quella che indossava nei campi della buffer zone, quando, con i suoi compagni, si faceva scudo umano ai contadini.

E' più che un ricordo, é un pezzo della sua vita.

La guardo e la tocco, la accarezzo. Provo a indossarla. E' lì che un po' sorrido e un po' piango.

So che è come se Vittorio mi chiedesse di non dimenticare quei giorni, di continuare a raccontare, di non lasciare che l'indifferenza abbia la meglio nei nostri cuori, di continuare a indignarci, perché noi, che nel suo nome vogliamo Restare Umani, non abbiamo a dimenticarci della sofferenza di Gaza e di tutta la Palestina.

E della Palestina che è anche "fuori dell'uscio di casa".

(Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni)


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