Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

FramMenti

Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.  (Dino Buzzati, "Il deserto dei Tartari")

Nel Giappone delle donne

[In Giappone] Cinquanta matrimoni su cento dunque ancor oggi sono combinati, e a giudicare dalle statistiche vanno meglio di quelli d’amore. Il che non potrebbe stupire: chi fin dal principio non nutre grandi aspettative sentimentali, non avrà grandi delusioni. I due giovani che si sposano in seguito a un omiai* non si conoscono ancora bene, ma appartengono alla stessa classe sociale, hanno vissuto in ambienti simili, condividono presumibilmente idee e abitudini, e nella misura in cui non domandano alla vita coniugale forti emozioni, non c’è motivo per cui non vadano d’accordo. Anche perché nei trent’anni seguenti non passeranno molto tempo insieme: nei giorni lavorativi si separeranno al mattino per ritrovarsi a tarda sera, solo nei fine-settimana e nei brevissimi periodi di ferie avranno qualche ora da dedicare alla vita di coppia e di famiglia. Questo fino a quando il marito andrà in pensione, ma nel frattempo avranno avuto modo di abituarsi l’uno all'altra. Tanto più che la don

FramMenti

Noi dobbiamo scegliere tra due cose: cominciare a vivere insieme in un passato, come abbiamo già fatto, oppure scioglierci e ammazzarci l’un l’altro, come pure abbiamo già fatto.  Cronorifugio, Georgi Gospodinov

I fannulloni della valle fertile

– Non vedo in cosa questo matrimonio sconvolgerebbe la nostra vita, disse Serag. – Come fai a non capire! Questa donna può rovinarmi. Una donna vuole sempre vestiti, gioielli, e chissà cos’altro ancora! Un giorno può credersi posseduta dal demonio e voler organizzare una seduta d’esorcismo. Ci vedi a dormire in mezzo a tutte queste ballerine frenetiche? Serag si mise a ridere. L’idea di Rafik lo divertiva come uno scherzo formidabile. – Non ridere, disse Rafik, severo, è molto grave. Tuo padre può perdere sino al suo ultimo millesimo in quest’avventura. Forse saremo obbligati a lavorare! – Ebbene! disse Serag, non chiedo di meglio. – O idiota! Ti pentirai di queste parole. – Te l’assicuro, Rafik, voglio lavorare. – Vuoi lavorare! Mi domando come una tale idea abbia potuto germogliare in te. Sei probabilmente un mostro o un imbecille. In ogni caso, sicuramente non sei della famiglia. – Voglio lavorare, disse Serag con accento disperato. E anche andarmene da questa casa. – Sul mio onore!

FramMenti

La struttura gerarchica del sistema educativo non insegna a cooperare, ma a competere, e questo al fine di far raggiungere un vantaggio personale. Un popolo solidale non saprebbe cosa farsene delle autorità e delle loro leggi, saprebbe autogestirsi, perciò il mutuo appoggio viene reso impossibile da questo tipo di struttura gerarchica che è stata integrata nel nostro sistema culturale.  Elisée Reclus

La moglie di Gogol

La moglie di Nikolaj Vasilevič, è presto detto, non era una donna, né un essere umano purchessia, neppure un essere comunque vivente, animale o pianta (secondo taluno, peraltro, insinuò); essa era semplicemente un fantoccio. Sí, un fantoccio; e ciò può ben spiegare la perplessità o, peggio, le indignazioni di alcuni biografi, anch'essi amici personali del Nostro. I quali si lagnano di non averla mai vista sebbene frequentassero abbastanza assiduamente la casa del suo grande marito; non soltanto, ma di non averne mai «neanche udito la voce». Dal che inferiscono non so che oscure e ignominiose, e nefande magari, complicazioni. Ma no, signori, tutto è sempre piú semplice di quanto non si creda: non ne udiste la voce semplicemente perché ella non poteva parlare. O piú esattamente, non lo poté in certe condizioni come vedremo, e in tutti i casi, tranno uno, da sola a solo con Nikolaj Vasilevič. Bando tuttavia alle inutili e facili confutazioni; e veniamo a una descrizione quant'è po

FramMenti

Bill Gates dice: «Aspettate e vedrete fino a che punto si evolverà il vostro computer». Ma siete voi che dovreste evolvervi, non quello stramaledetto computer. Evolversi significa realizzare attraverso i nostri sforzi il miracolo che siamo destinati a compiere fin dalla nascita.  — Kurt Vonnegut, Un uomo senza patria

FramMenti

Tacere non significa che io non abbia niente da dire, o che quello che vedo mi sta bene. Il mio tacere vuol dire: “Ho capito chi sei e non vali nemmeno la mia attenzione.” Il silenzio non è vuoto, ma è pieno di risposte. È solo quando riesci a “tacere”, evitando discussioni inutili, che mostri la tua intelligenza e la tua saggezza. Questa è quel genere di filosofia che non è nata per essere insegnata, ma per essere “praticata”.  Luciano de Crescenzo

Robert Frost

La strada che non presi Due strade divergevano in un bosco ingiallito e spiacente di non poterle fare entrambe essendo uno solo, a lungo mi fermai. Una di esse finché potevo scrutando là dove in mezzo agli arbusti svoltava. Poi presi l'altra, che era buona ugualmente e aveva forse i titoli migliori perché era erbosa e poco segnata sembrava; benché, in fondo, il passar della gente le avesse invero segnate più o meno lo stesso, perché nessuna in quella mattina mostrava sui fili d'erba l'impronta nera d'un passo. Oh, quell'altra lasciavo a un altro giorno! Pure, sapendo bene che strada porta a strada, dubitavo se mai sarei tornato. Questa storia racconterò con un sospiro chissà dove fra molto molto tempo: divergevano due strade in un bosco e io... Io presi la meno battuta, e di qui tutta la differenza è venuta.

FramMenti

Perché nella notte insonne torna la rabbia? Perché il fiume dei ricordi non scorre, ma si ferma in pozze profonde, in cui di nuovo annego? È bastato tornare in quel luogo e una luce spietata si è accesa, nel teatro della memoria. Bisogna andare avanti, dicono quelli che credono di sapere cos'è la vita. Io dico: bisogna tornare indietro, per capire come, quanto e fino a quando abbiamo amato. Questo riempirà nuovamente la nostra piccola testa di delirio e furore. Allora qualcuno ci spiegherà che siamo pazzi, e dirà: raccontaci, così capiremo perché. Io rispondo: non c'è un perché, solo qualcosa che manca, la pazzia è questa mancanza, è il pezzo tagliato via, prezioso, insostituibile. E fa male. Siamo lupi nella tagliola, che continuano a correre.  (Stefano Benni, Prendiluna)

Tre incontri

Lei non sapeva parlare italiano, e lo capiva poco. Noi facevamo confusioni in francese, ma quando il nostro amico anfitrione e interprete le presentò un redattore dell'«Unità», la ragazza fece un gesto di nobile sconforto. Come giornalista americana aveva ordine di non parlare nel modo più assoluto con comunisti. La piazzetta di Portofino era piena di macchine, di gente scamiciata, di barche in secco e tavolini di caffè. Ragazzi vendevano carissime collane fatte di nocciole infilate. Tra il nostro storico e la giornalista era cominciata una discussione accanita sulla libertà, a base di «mon dieu» e «m'en fout». Lo storico finì per abbandonare il problema e propose un bagno. Ma siccome per vedere un poco d'acqua bisognava prendere una barca e fare chilometri di remo fino al largo, la proposta cadde subito. La giornalista americana era entusiasta di trovarsi in mezzo ad intellettuali italiani e come io, per sbollirla un po’, cercai di spiegarle che il popolo italiano si divid

FramMenti

C’è un tempo della vita in cui ti aspetti che il mondo sia sempre pieno di novità. Poi arriva il giorno in cui ti rendi conto che non sarà affatto così. Ti accorgi che semmai la vita si sta riempiendo di buchi. Assenze. Perdite. Cose che erano e non sono più. E insieme ti rendi conto di dover crescere proprio intorno e tra quei vuoti, anche se quando tendi la mano verso il punto in cui una volta c’era qualcosa percepisci l’ottusità contratta e splendente dello spazio in cui abitano i ricordi.   Helen Macdonald - Io e Mabel. Ovvero l’arte della falconeria

Era ormai domani, quasi

Quando il 20 giugno del ‘44 (voi non eravate nati, magari) arrivarono nella mia città i soldati della VIII^ Armata, assistemmo alla sfilata trionfale. C'erano anche dei ragazzi del posto che avevano combattuto in montagna. Erano i peggio armati, ma i più sorridenti e i più applauditi. Poi, in Corso Vannucci, sfilarono gli Alleati coi loro mezzi. Decine e decine di carri armati che nessuno di noi aveva mai visto prima, fermi come eravamo a quelle scatole di sardine delle nostre patetiche “truppe corazzate”. Macchine da guerra arrivate per noi dal futuro, lucide, efficienti. Tante. Sfilarono per un tempo che ci sembrò interminabile. Uno spettacolo imponente. Man mano che oltrepassavano la piazza della Prefettura, scendevano per l'Alberata. E chi voleva, poteva continuare a seguire quell'interminabile fila di armati e armamenti mai immaginati che arrivava giù in basso fino alla Stazione di Fontivegge. Tra la gente che guardava era diffuso soprattutto lo stupore: c'eravamo

FramMenti

Alle tre del pomeriggio è sempre troppo presto o troppo tardi per qualsiasi cosa tu voglia fare.   Jean Paul Sartre, La nausea

Ferito a morte

Immagina che Napoli sia la Foresta… L'avevo immaginato, I'avevo immaginato, figuriamoci se non l'avevo immaginato! — …Che uno di noi, in questa Foresta, completamente solo, voglia conservare la sua indipendenza, il suo carattere e insomma il suo io autentico. Voglia conservarlo svilupparlo o modificarlo senza interferenze deformatrici immune dalla sopraffazione inevitabile e corruttrice dell'ambiente, che sta lì a bocca spalancata, pronto a ingoiarlo. Ammetto anche che questo Giona sia un forte, che non sia nato e cresciuto sotto il segno dell'indulgenza, infatuato dal suo particulare, senza insomma le tare ed i vizi della nostra gente. Ammetto che niente impedisca, ma questa è una supposizione azzardata, che egli un giorno prenda coscienza di se stesso e dell'ambiente in cui vive. A questo punto io affermo che egli sarà ugualmente sopraffatto. Allora la cosa era semplicissima: eravamo fregati, punto e basta. — Ma se te che vai in un posto dove è possibile stabi

FramMenti

Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete restare vigili durante tutto il corso della vostra vita.  Simone de Beauvoir

I reietti

L’armata in ritirata bruciava i campi e le città del proprio popolo mentre passava. Guerriglieri partigiani tendevano agguati ai militari. I rivoluzionari di Meskti, la capitale, aprirono le prigioni, dando amnistia a tutti i carcerati. Leggendo questo, Shevek sentì il cuore balzargli in petto. C’era speranza, c’era ancora speranza… Seguì le notizie della lontana rivoluzione con crescente interesse. Il quarto giorno, osservando la trasmissione di un dibattito al Consiglio dei Governi Mondiali, vide l’ambasciatore iotico al CGM annunciare che l’A-Io, muovendosi a sostegno del governo democratico del Benbili, inviava rinforzi armati al Presidente Generale Havevert. I rivoluzionari Benbili, in gran parte, non erano neppure armati. Le truppe iotiche sarebbero arrivate con cannoni, carri armati, aerei, bombe. Shevek lesse sui giornali la descrizione del loro equipaggiamento e si sentì male allo stomaco. Si sentiva male ed era incollerito e non aveva nessuno a cui parlare. Pae era fuori disc

FramMenti

Possiamo comprendere l’essenziale solo partendo dai particolari, questa è l’esperienza che ho tratto sia dai libri che dalla vita. Bisogna conoscere tutti i particolari, perché non possiamo sapere quale sarà importante in seguito, quali parole metteranno in luce qualcosa.   — James Wood, Come funzionano i romanzi

Corpi celesti

Il maestro Mamduh ci insegnava tutte le materie. La nostra era una classe di soli maschi, ma a volte Zayed si intrufolava nell’aula di prima dove, oltre ai maschi, c’erano quattro ragazze, tirava i capelli a una a caso e poi scappava via. Questo finché Khawla è andata a lamentarsi da suo padre e ‘Azzan l’ha fatto smettere. Una volta stavamo studiando la Sura del diffamatore e ripetevamo i versetti: Badi bene il diffamatore, il denigratore, che ammassa denaro, lo conta e lo riconta e pensa che il suo denaro lo renda immortale [Corano, 104:1-3] e Zayed si è girato verso di me e mi ha guardato malissimo. E mentre il maestro Mamduh recitava la sua filippica contro i ricchi che accumulano denaro e i mercanti che accumulano oro, lui, Zayed, quasi mi inceneriva con le sue occhiate di fuoco. E così, il giorno in cui il maestro Mamduh ci ha chiesto che lavoro facevano i nostri padri – e lui le risposte già le conosceva – io mi sono sentito morire di vergogna e non ho avuto il coraggio di dire c

FramMenti

I poveri sono abituati a soffocare ogni espressione della loro disperazione, perché devono andare avanti con la vita, con il lavoro, con le esigenze che gli vengono fatte giorno dopo giorno, ora dopo ora.  George Simenon, L'impiccato di Saint-Pholien

Esiodo

Quando le Pleiadi, figlie di Atlante, s'innalzan nel cielo, tu comincia il raccolto, e quando tramontano, comincia anche a coltivare il campo. Esse invero per quaranta notti ed altrettanti giorni stanno nascoste, poi di nuovo col volgere dell'anno ricompaiono subito quando si affila la falce. Questa è la legge dei campi […]. Nel tempo in cui la sferza del sole pungente perde l'ardore che rende l'uomo molle di sudore, quando Zeus onnipossente fa venire le piogge autunnali, e le membra dell'uomo si fanno molto più agili —allora infatti la stella Sirio passa sul capo degli uomini destinati a morire, solo per poco tempo durante il giorno, e gode rimaner di più durante la notte —, in quel tempo è del tutto immune dal morso dei tarli il legno del bosco, reciso dal ferro […]. Sta’ attento, quando senti il grido della gru, che dall'alto delle nubi ogni anno schiamazza: essa porta il segnale di arare i campi e annunzia la stagione dell'inverno piovoso […]. Se invece

FramMenti

Si crede che, quando una cosa finisce, un’altra ricomincia immediatamente. No. Tra le due cose, c’è lo scompiglio.  — Marguerite Duras 

Hermann Hesse

 Scritto sulla sabbia …Presto ci stanca ciò che permane, rocce di un mondo di stelle e gioielli, noi anime-bolle-di-vento-e-sapone sospinte in eterno mutare. Spose di un tempo, senza durata, per cui la rugiada su un petalo di rosa, per cui un battito d’ali d’uccello il morire di un gioco di nuvole, scintillio di neve, arcobaleno, farfalla, già volati via, per cui lo squillare di una risata, che nel passare ci sfiora appena, può voler dire festa o portare dolore…

FramMenti

E quello che aveva capito era: Quando vi mangerete dal dispiacere per voi stessi, dall’invidia, e la vostra anima sarà inzuppata dalla bile velenosa, allora non dovete permettere mai alla vostra rabbia di far male a qualcuno che amate. E mai a colui che vi vuole bene.  (Paolo Nori, I Malcontenti)

Canale Mussolini

Le bonifiche […] non sono un’invenzione di Mussolini, ma un problema che l’Italia unitaria s’era posta subito dopo il Risorgimento e l’unificazione nazionale. Tutte le pianure del Centrosud erano completamente abbandonate da secoli e la gente s’era ritirata sopra i monti, prima per la difesa dalle invasioni dei barbari e dei saraceni, e poi per i latifondi e la malaria. Un deserto. Ed è quindi già alla fine dell’Ottocento che si iniziano a fare – ma sempre e soprattutto in Valpadana – le prime leggi e i primi grandi interventi di bonifica per iniziativa dei privati, che intendevano giustamente incrementare le colture e i guadagni. Non è che fossero filantropiche. Nell’Italia centromeridionale invece – che era quella che ne aveva più bisogno, perché più povera e più malarica – non s’era mai mossa una paglia, poiché non esisteva un ceto imprenditoriale vero e i ricchi proprietari si accontentavano di raccogliere quello che arrivava e di mangiarselo nei loro palazzi di città. È così che d

FramMenti

E la madre gli disse: “Non essere ingenuo, non credere a tutto quello che ti dicono; sappi che il miglio non è l’unità di misura dei canarini, che i malati di mente vanno pazzi per certe caramelle, che Pino Daniele è il nome proprio di un albero e che fa diesis non è musica ma matematica, e cioè la somma di cinques più cinques! Abbi fiducia in te stesso! Applicati ma non inchiodarti. E ricordati che il tempo vola. E noi no. Ma il peggio sarebbe se noi volassimo e il tempo no. Il cielo sarebbe pieno di uomini con gli orologi fermi”.   Alessandro Bergonzoni

Un tempo senza storia

Forse siamo prigionieri del passato e questo ci impedisce di sciogliere i nodi della vita reale. È un conflitto che fu emblematicamente descritto da Friedrich Nietzsche nella seconda delle sue Considerazioni inattuali, quella Sull'utilità e il danno della storia per la vita. Nietzsche propose allora un elogio della smemoratezza. «Immaginate – scrisse – l’esempio estremo, un uomo che non possedesse punto la forza di dimenticare […] un uomo simile […] quasi non oserebbe piú alzare il dito. Per ogni agire ci vuole oblio: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non soltanto luce ma anche oscurità». Jorge Luis Borges ha dato consistenza fantastica al profilo ipotetico del titolare di una memoria totale e incancellabile, quella del suo «memorioso». Piú vicina alla nostra realtà è la memoria artificiale capace di immagazzinare in piccolissimo spazio una quantità illimitata di dati e di testi. Ma se ci accostiamo alle istituzioni deputate da secoli a conservare dati in prevalenza

FramMenti

Il tempo è un'emozione, ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che lo puoi vivere in due dimensioni diverse: in lunghezza e in larghezza. Se lo vivete in lunghezza, in modo monotono, sempre uguale, dopo sessant'anni, voi avete sessant'anni. Se invece lo vivi in larghezza, con alti e bassi, innamorandoti, magari facendo pure qualche sciocchezza, allora dopo sessant'anni avrai solo trent'anni. Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla.  Luciano De Crescenzo

I blue jeans

Non è stato un affare lungo, certo, il matrimonio è durato dieci volte meno del fidanzamento, e mi vengono ancora in mente certi giorni quelle befane madri delle sue amiche dove mi tirava quando la faccenda era diventata ufficiale, e come si scioglievano a parlare di coppia felice e di fausti presagi. Che profetesse del cavolo, non ne hanno azzeccata neanche una per caso. Ci siamo visti l’ultima volta qualche anno fa quando il divorzio è diventato esecutivo in Italia, mi era sembrato che lei avesse voglia di stare un po’ insieme a parlare, ma è stata tutta una cosa frettolosa e incolore, a me poi per il freddo scappava di andare al gabinetto, e quindi sono venuto via subito. Non riuscirò mai a dimenticare il suo contegno da schiaffi con mia madre ammalata. Noi da fidanzati avevamo finito per diventare una coppia quasi proverbiale, sempre insieme, era cominciato a scuola, e ripensandoci adesso mi accorgo di tutto quel che ha fatto quella vedovona cavallona di sua madre per sbatterci ins

FramMenti

La cultura di massa è una macchina che indica quali sono le cose da desiderare: questo è ciò che deve interessarti, dice, come se intuisse che gli uomini sono incapaci di trovare da soli chi devono desiderare.  Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso

Il prete bello

La sua cortesia e la sua serenità che sfioravano l'allegria erano assolutamente genuine, non erano atteggiamenti assunti per mascherare l'imbarazzo della sua condizione. Erano anni che venivano a prenderlo e da anni lui salutava tutti di buon umore ma senza rimpianto, dando la mano a un conoscente, sorridendo a un altro e saltellando compostamente per il freddo. Era la più brava, buona e simpatica persona che io abbia mai conosciuto. In tutti i piccoli lavori d'ingegno dimostrava buona voglia e precisione e immagino che anche il suo mestiere lo sapesse fare con coscienza. Sono sicuro che non ha mai fatto del male e che i suoi furti non sono stati un vero e proprio danno per alcuno. Non si sono verificati crolli in borsa per colpa sua, né famiglie sono andate in rovina; né disordine, perché lui era un uomo di buon costume, quasi pignolo nei modi e negli impegni, e si radeva tutte le mattine per rispetto alla società. Durante la grande guerra s'era guadagnato una medaglia

FramMenti

I legami sono stati sostituiti dalle “connessioni”. Mentre i legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di amici muovendo un dito. Farsi degli amici offline è più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza.  Zygmunt Bauman 

Il mondo alla fine del mondo

«Alla salute», disse il compagno del Basco sollevando il bicchiere. Si chiamava don Pancho Armendia, ed era il socio, il compare, il secondo a bordo, l'addetto all'arpione e il miglior amico del Basco. Gli uomini iniziarono a darsi da fare coi due mezzi cosciotti d'agnello, mentre io, a disagio, con il bicchiere in mano, bevevo a piccoli sorsi la chicha di mele. «E così l'ha mandata don Félix. Senta. Che posso fare per lei, giovanotto?» Questa era La Domanda. Ancora prima di partire da Santiago mi ero preparato il discorso che pensavo di spiattellare al primo baleniere che avessi incontrato, ma adesso, seduto lì, davanti ai due uomini che mangiavano in silenzio, non trovavo le parole. «Portatemi con voi. Per poco tempo. Per un viaggio soltanto.» Il Basco e don Pancho si guardarono. «Quello che facciamo non è un gioco. È un lavoro duro. A volte più che duro.» «Lo so. Ho esperienza del mare. Be’, non molta.» «E quanti anni ha? Se si può chiedere.» «Sedici. Ma presto ne co

FramMenti

…Ai giorni nostri è prassi automatica. Esplode una centrale nucleare? Tempo un anno e nei teatri di Londra ne vedremo qualche rappresentazione. Un presidente viene assassinato? Ne uscirà un libro e un film tratto dal libro. Una guerra? Mandateci qualche romanziere. Una serie di orribili delitti? Prestate ascolto ai poeti. È doveroso comprenderla come è ovvio, questa catastrofe; e per comprenderla dobbiamo immaginarla; ecco perché c’è bisogno dell’arte…  (Jullian Barnes citato da Vincenzo Trione in “Artivismo” - Einaudi)

Una famiglia turca

Fu stabilito che andassi alla scuola pubblica; diversi giorni furono occupati con la preparazione di nuovi vestiti e fu acquistata una cartella di lucida pelle. Hacer faceva vassoi e vassoi di lokma, un dolce pesante e sciropposo, perché trentacinque anni fa era usanza che i nuovi alunni della scuola portassero dolci per gli altri scolari. Fui accompagnato a scuola, tronfio di importanza e di orgoglio, da mio padre. Fummo accolti all'ingresso dallo hoca, un maestro che si mostrava molto severo, o almeno così mi sembrò. In ogni caso mi dette una pacca sulla testa con sufficiente gentilezza, e le mie prime impressioni furono in qualche modo mitigate. Portava una grande barba nera accompagnata da un vestito nero e un sarik posato sulla testa. Lo seguimmo all'interno della scuola, che consisteva in un'unica aula. Non c'erano né cattedra, né sedie, né libri, insomma niente che facesse pensare a normali attività scolastiche. Trenta o quaranta ragazzi erano seduti a gambe incr

FramMenti

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.  [Gabriel García Márquez - Cent’anni di solitudine (incipit)]

Yehuda Amichai

 Mi ha assalito un’acre nostalgia Mi ha assalito un’acre nostalgia, come la gente d’una vecchia foto che vorrebbe tornare con chi la guarda, nella buona luce della lampada. In questa casa, penso a come l’amore in amicizia muta nella chimica della nostra vita, e all’amicizia che ci rasserena vicini alla morte. E quanto è simile ai fili sparsi la nostra vita che più non sperano di tessersi in altro ordito. Giungono dal deserto voci impenetrabili. Polvere che profetizza polvere. Passa un aereo e ci chiude sotto la lampo di un grosso sacco di destino. E il ricordo di un viso amato di ragazza trascorre per la valle, come quest’autobus notturno: molti finestrini illuminati, molto viso di lei.

FramMenti

…Si pensi al destino, come ricordava Susan Sontag, che attende tante fotografie dedicate a tematiche di cronaca, espediste nei musei e nelle gallerie. Quegli scatti, sovente, sono percepiti dal pubblico come ‘stazioni nel corso di una passeggiata, spesso fatta in compagnia’: momenti sociali, da visitare, da commentare distrattamente…  (Vincenzo Trione, “Artivismo” - Einaudi)

Dino e altri racconti

Ada, la bambinaia di Marco, non dette, a dire il vero, segni di una vera e propria pazzia. Ogni tanto se ne andava senza salutare i padroni e rimaneva lontano intere settimane. Un giorno, proprio nel mezzo della cucina, preso Marco, che era ancora in gonnellino, lo lanciò in alto verso il soffitto lasciandolo cadere senza riprenderlo a tempo. Per poco il bimbo non morì di colpo. Quando Marco fu più grande, Ada, che era rimasta nella casa come donna di servizio, lo divertì leggendogli libri d'avventure e raccontandogli fatti meravigliosi. Fu lei a narrargli la storia di suo fratello Ardito, l'altro pazzo. Ardito era fuggito di casa quando il padre era ancora in vita, e aveva girato il mondo. Perfino in Africa e a Pechino, era stato. Portava sul corpo le testimonianze del suo eterno vagabondare : tatuaggi raffiguranti draghi, case, palazzi, negri e cinesi. In verità Ardito era uno di quegli avventurieri creati, come spesso accade, dalla immaginazione dei concittadini e le sue avv

FramMenti

Più vivo, più sono convinto che questo pianeta sia usato da altri pianeti come manicomio dell'universo.  [G.B. Shaw]

L'animale morente

Guarda, L'eterosessuale che sì sposa è come uno che diventa prete: fa voto di castità, ma senza saperlo fino a tre, quattro, cinque anni dopo. Per l'eterosessuale virile la natura del matrimonio comunemente inteso non è meno soffocante - date le preferenze sessuali di un eterosessuale virile - di quanto lo sia per il gay o per la lesbica. Oggi, però, anche i gay si vogliono sposare. Un matrimonio in chiesa. Due, trecento testimoni. E aspetta che vedano dove va a finire il desiderio che li ha fatti diventare gay. Mi aspettavo di più da questa gente, invece salta fuori che anche in loro non c'è il minimo realismo. Anche se credo che molto dipenda dall'Aids. Il Declino e l'Ascesa del Preservativo: ecco la storia sessuale della seconda metà del ventesimo secolo. Il preservativo è tornato. E, col preservativo, il ritorno di tutto ciò che negli anni Sessanta era stato spazzato via. Quale uomo può dire di apprezzare il sesso col preservativo nello stesso modo in cui l'

FramMenti

La mia massima ambizione di scrittore posso esprimerla con l'affermazione di un desiderio: quando le parole finiscono il significato continua. Quando il lettore ha esaurito le parole, ha chiuso il libro e lo ha riposto nello scaffale, continuano ad agire in lui le inquietudini, i dubbi, i pensieri, le prospettive, le immaginazioni, i turbamenti trasmessi dalla lettura del libro. Se questo non avviene lo scrittore ha fallito il suo scopo. Direi che da questo risultato si distingue un libro di consumo da un testo letterario.   Lugi Malerba

Ciao maschio

Un giorno, il giovane re Artù fu catturato e imprigionato dal sovrano di un regno vicino. Mosso a compassione dalla gioia di vivere del giovane, piuttosto che ucciderlo, gli offrì la libertà, a patto, però, che rispondesse a un quesito molto difficile: Cosa vogliono veramente le donne? Artù, tornato al suo regno, iniziò a interrogare chiunque: la principessa, le prostitute, i sacerdoti, i saggi, le damigelle di corte e via dicendo, ma nessuno seppe dargli una risposta soddisfacente. Ciò che la maggior parte delle persone gli suggeriva era di consultare una vecchia strega. La vecchia strega accettò di rispondere alla domanda solo al patto di ottenere la mano di Gawain, il più nobile dei cavalieri della Tavola rotonda, nonché migliore amico di Artù! Il giovane Artù provò orrore a quella prospettiva: la strega aveva una gobba a uncino, era orrenda, aveva un solo dente e puzzava di acqua di fogna, ma Gawain, venuto al corrente della proposta, disse ad Artù che nessun sacrificio era troppo

FramMenti

Non piegarla; non annacquarla! Non cercare di farla sembrare logica; non cambiare la tua propria anima seguendo le mode. Piuttosto, segui spietatamente le tue più intense ossessioni.  (Franz Kafka)

Schtroumpf und Drang

La lingua puffa sarebbe incomprensibile se fosse tutta scritta o tutta parlata, senza riferimento alle immagini. Limite del fumetto? Macché! Una lingua umana è parlata a fumetti. Infatti noi la parliamo nelle circostanze concrete di emissione o di enunciazione. In verità la nostra lingua umana puffa sempre. Noi diciamo “questo” e “quello” e sarebbero espressioni incomprensibili se, nel contesto parlato, o nella circostanza esterna (rinvio alla percezione, a quanto si vede, si tocca o si è visto e toccato prima - o annusato) noi non vedessimo “a fumetti” quello di cui si parla. (Buona indicazione per i pedagogisti: il fumetto rappresenta una situazione comunicativa molto più affine a quella normale di quanto non riesca a fare un libro tutto scritto: la vita è a fumetti - e anche la semiotica: ogni segno è interpretato da altri segni, e non tutti appartengono allo stesso sistema, il visivo si incrocia con l'auditivo, gli oggetti interagiscono con le parole e se io dico “dammene una”

FramMenti

Nessuno che impari a pensare può tornare a obbedire come faceva prima, non per spirito ribelle, ma per l’abitudine ormai acquisita di mettere in dubbio ed esaminare ogni cosa.  (Hannah Arendt)

Autobahn

A morte, a morte! alla forca! alla ghigliottina! al patibolo! al supplizio! alla gogna e alla garrota! all'esecuzione! alla fucilazione! all'impiccagione! alla defenestrazione i mafiosi i teoreti i politologhi, i corsivisti, le penne d'oro, le grandifirme, gli speculatori del grassetto e del filmetto, a morte! a morte! i mistificatori, le conventicole, i salotti, i milieu, i gruppi e i sottogruppi, le compagnie, le quadriglie e le famiglie, al rogo, al rogo, ok? Ma il cineocchio mio amerà, oooohhh se amerà la fauna di questi scassati e tribolati anni miei, certo che l'amerà. L'occhiocaldo mio s'innamorerà di tutti, dei freak dei beatnik e degli hippy, delle lesbiche e dei sadomaso, degli autonomi, dei cani sciolti, dei froci, delle superchecche e dei filosofi, dei pubblicitari ed eroinomani e poi marchette trojette ruffiani e spacciatori, precari assistenti e supplenti, suicidi anco ed eterosessuali, cantautori et beoni, imbriachi sballati scannati bucati e fora

FramMenti

Per essere amica di una persona e – per me è esattamente la stessa cosa – per servirla, io ho bisogno di radici sane. Amicizia e indulgenza, solo compassione – è umiliante. Non sono Dio, per accondiscendere. Io stessa ho bisogno di ciò che è più alto di me, o almeno alla pari… Non so che farmene del peso morto del non-volere, giacché è l’unico che non sono in grado di sollevare.  Marina Cvetaeva 

Ai ragazzi di Barbiana all'estero

 [Ormai i ragazzi che d’estate andavano all’estero erano molti, e il Priore non poteva scrivere più tutti i giorni una lettera a ognuno. Allora cominciò a scrivere una lettera uguale per tutti. Il titolo, scherzoso, è di don Lorenzo.]   Lettera circolare della repubblica di Barbiana a tutti i suoi rappresentanti diplomatici all’estero. Loro sedi. Barbiana, 5.7.1965. “ Cari, ieri sera ero, come sempre la domenica, stanco e circondato da ospiti e avevo appena il fiato per scrivere a uno di voi, ma non sapendo a chi scrivere non ho scritto a nessuno. Così oggi ho pensato di rimediare con una circolare. Sabato eravamo in piena Inghilterra anche a Barbiana, e quacchera per giunta. Son arrivati quattro quaccheri qualunque quasi curiosi e pieni di cuore. Due maschi e due mogli. Li abbiamo tenuti a tavola e poi portati nel fosso¹ e interrogati sulla loro religione. Abbiamo tentato di capire di che si tratta in pratica, perché di che si trattasse in teoria l’avevamo già studiato la mattina all

FramMenti

Cercai finché non diventai maturo e smisi di prendere in giro me stesso, ma dentro di me morì qualcosa, qualcosa che in un certo senso avevo sempre amato e ammirato. Al suo posto restò una cicatrice, una ferita rimarginata ma sempre dolente. Daniel Quinn, Ishmael, 1992, (11 ottobre 1935 - 17 febbraio 2018) è stato un autore americano (principalmente romanziere e fabulista), critico culturale ed editore di testi educativi, noto soprattutto per il suo romanzo Ishmael

Sara Teasdale

 La vita è ricca di amorosi incanti La vita è ricca di amorosi incanti, di splendide visioni luminose - onde azzurre spumose alle scogliere, garruli fuochi in lingue scintillanti, volti di bimbi in estasi sognanti come coppe imbevute di chimere. La vita vende gli amorosi incanti, nella pioggia il pineto profumato - c'è la musica, un alto arco dorato, caldi abbracci, devoti sguardi amanti, delizie dello spirito incorrotte, visioni come stelle nella notte. Spendi tutto per doni come questi, senza pensare al conto della spesa. Un'ora in pace candida, sicura, vale di mesi ed anni amara attesa: per un respiro di estasi pura da' quel che fosti, o ch'essere potresti.

FramMenti

Un giorno Diogene si mise a parlare con una statua e, quando gli domandarono il motivo, rispose: “Mi alleno a chiedere invano”.   Diogene Laerzio, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Libro 6 Sul Cinismo, III sec. d.C.

Padre padrone

Le varie amministrazioni comunali ingaggiarono apposite squadre anticavallette che durante l’estate battevano ed animavano le campagne. Il loro intervento, però, anche se tempestivo, si rivelò inefficace sin dall’inizio. Era sempre un intervento localizzato come quello dei teloni dei pastori. Si trattava infatti di squadre fornite di lanciafiamme a benzina da usare sui punti dove le cavallette si ammassavano. Ma le uova che la terra conteneva e fecondava erano inesauribili e nonostante i campi fossero ridotti a piazzuole nere e sparse di roghi, continuamente, il giorno successivo erano sempre zeppi di nuove locuste più affamate, giunte in volo o sbucate dalla terra. La stessa cosa accadde più tardi con la «crusca avvelenata» che i pastori erano obbligati a spargere per il proprio campo, ma sempre in maniera localizzata. Succedeva che la benzina si esauriva, la crusca avvelenata finiva, ma le cavallette aumentavano sempre quasi per incanto. Calavano dal cielo o spuntavano dal suolo, dal

FramMenti

«E così si spense la sua passione» disse Elizabeth con impazienza. «Ce n'è stata più d'una, immagino, superata nello stesso modo. Vorrei sapere chi fu il primo a scoprire l'efficacia della poesia per scacciare l'amore!» «Ho sempre pensato che la poesia fosse il nutrimento dell'amore» disse Darcy. «Per un grande amore, deciso e forte, forse lo sarà. Tutto serve a nutrire ciò che è già forte. Ma se si tratta di una leggera infatuazione, sono convinta che basti un buon sonetto a farla deperire.» — Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio

La colpa è di Proust

Nei casi più gravi le allergie producono l’asma. Anche in questi malati c’è un’alta percentuale di psicosomatismo, cioè di malafede, ma l’asma è una vera malattia e io devo curarla, è il mio lavoro. Con le allergie bisogna andare a caccia delle cause come un poliziotto. Per esempio ho notato che molto spesso l’asma colpisce degli intellettuali frustrati, spesso si tratta di aspiranti scrittori o scrittori senza successo. Mi sono domandato che cosa c’era sotto e finalmente ho capito. C’era sotto Proust. Tutti sanno che Proust era malato di asma e che è morto piuttosto giovane a causa dell’asma. Credo che molti degli intellettuali frustrati che hanno l’asma vorrebbero essere Proust. In questi casi procedo con molta cautela, giro intorno all’argomento e alla fine pronuncio improvvisamente quel nome. Il mio interlocutore di solito ha un sussulto, ma cerca di dominarsi. Io lo osservo con attenzione senza che lui se ne accorga e finalmente affronto l’argomento e gli dico lasci perdere Proust

FramMenti

La vigliaccheria, quando può sfogarsi senza pericolo, è sempre feroce. È la rivincita della paura sofferta.  Arnaldo Fraccaroli, Se tu giochi con l'amore

Voci dal lager

Sono nove giorni che siamo sballottati da un punto all’altro viaggiando nelle condizioni più pietose, per raggiungere, forse, Mauthausen. Partiti da Roma martedì, abbiamo fatto tre giornate di treno, con lunghe soste notturne nei binari morti. Disastrosa la sosta nel Brennero, dove con clima artico si era costretti a stare seduti per terra, ammucchiati nei carri bestiame, gelidi, e dove alcuni compagni ebbero sensazione di congelamento. Arrivammo alle 7 di sera a Dachau presso Monaco di Baviera, e incolonnati, con un suolo gelato, dovemmo fare ancora una marcia di otto chilometri (Dachau, triste campo di internamento, è famoso per la campagna giornalistica contro i metodi di sevizie ivi usati). Tre giorni di sosta, alloggiati nel salone dei bagni, dove ci si sdraiava per terra, ma non ci si poteva neppure distendere. La prima sera i guardiani cercarono di terrorizzarci con urli e minacce, chiamandoci ladri e sporchi, e minacciandoci di farci passare la notte, nudi, nel cortile esterno.

FramMenti

Dissipatio Humani Generis La fantasticheria può essere di tre specie: se si trastulla con il passato è il compiacimento, se gioca col futuro è il desiderio, futile e obbrobriosa occupazione che sradica la forza della volontà; se tenta di impegnare altri nel suo vizio è la bugia disinteressata, la chiacchiera fantastica. Sano è chi non conosce nessuna di queste tre facce della dissipazione.  E. Zolla, Storia del fantasticare, Milano, Bompiani, 1964

L’amore e la follia

Si racconta che una volta, tanto tempo fa, tutti i sentimenti, le qualità e i difetti dell’uomo si riunirono. Dopo che la Noia aveva sbadigliato per l’ennesima volta la Pazzia propose di andare a giocare a nascondino. La curiosita’ chiese: - A nascondino? Come si fa? - E’ un gioco, spiegò la Follia, io mi copro gli occhi e incomincio a contare fino a un milione. Voi intanto Vi nascondete e quando non c’e’ piu’ nessuno in giro e io ho finito di contare, il primo di Voi che trovo rimane al mio posto a fare la guardia per continuare il gioco. L’Entusiasmo ballo’ seguito dall’ Euforia, dall’Allegria e fece tanti salti che finì per convincere il Dubbio e l’Apatia, la quale non aveva mai voglia di fare nulla. Ma non tutti vollero partecipare… la Verità preferì non nascondersi; la superbia disse che era un gioco molto sciocco e la Codardia preferì non rischiare. - Uno, due, tre… - incomincio’ a contare la Follia. La prima a nascondersi fu la Pigrizia, che si nascose dietro la prima pietra del

FramMenti

Le immagini fotografate non sembrano rendiconti del mondo, ma pezzi di esso, miniature di realtà che chiunque può produrre o acquisire.  Susan Sontag

Il pendolo di Foucault

Essere imbecille è più complesso. È un comportamento sociale. L’imbecille è quello che parla sempre fuori del bicchiere.” “In che senso?” “Così.” Puntò l’indice a picco fuori del suo bicchiere, indicando il banco. “Lui vuole parlare di quello che c’è nel bicchiere, ma com’è come non è, parla fuori. Se vuole, in termini comuni, è quello che fa la gaffe, che domanda come sta la sua bella signora al tipo che è stato appena abbandonato dalla moglie. Rendo l’idea?” “Rende. Ne conosco.” “L’imbecille è molto richiesto, specie nelle occasioni mondane. Mette tutti in imbarazzo, ma poi offre occasioni di commento. Nella sua forma positiva, diventa diplomatico. Parla fuori del bicchiere quando la gaffe l’hanno fatta gli altri, fa deviare i discorsi. Ma non ci interessa, non è mai creativo, lavora di riporto, quindi non viene a offrire manoscritti nelle case editrici. L’imbecille non dice che il gatto abbaia, parla del gatto quando gli altri parlano del cane. Sbaglia le regole di conversazione e q

FramMenti

Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene.  Ansel Adams

Quel giorno

Avevo 14 anni e frequentavo il Conservatorio ad Alessandria. Passeggiavo per i lunghi e stretti corridoi che circondavano le aule di musica di Palazzo Cuttica. Avevo appena finito la lezione di violino ed ero in cerca di un’aula libera con un pianoforte a coda Steinway & Sons, la mia passione. Notai un professore che, con le mani dietro la schiena, si trascinava lungo quei corridoi. Di fianco a lui c’era un suo allievo che conoscevo. Incrociandoli vidi le lacrime di quel professore, la sua barba folta e grigia, e gli occhi bassi come se indugiasse su ogni suo passo. Mi fermai a parlar con loro, chiedendo cosa fosse successo. Il professore mi spiegò che Berlinguer stava morendo. Ricordo il suo stupore per la mia ignoranza e il suo imbarazzo commosso quando con naturalezza gli dissi che “la morte è un fatto proprio della vita”. Io non capivo, non avevo capito. Ero giovane, e assorbito dalla musica. Non esisteva nulla all’infuori dell’odore di pece sfregata sull’archetto del violino;

Etichette

Mostra di più