I blue jeans
Non è stato un affare lungo, certo, il matrimonio è durato dieci volte meno del fidanzamento, e mi vengono ancora in mente certi giorni quelle befane madri delle sue amiche dove mi tirava quando la faccenda era diventata ufficiale, e come si scioglievano a parlare di coppia felice e di fausti presagi. Che profetesse del cavolo, non ne hanno azzeccata neanche una per caso. Ci siamo visti l’ultima volta qualche anno fa quando il divorzio è diventato esecutivo in Italia, mi era sembrato che lei avesse voglia di stare un po’ insieme a parlare, ma è stata tutta una cosa frettolosa e incolore, a me poi per il freddo scappava di andare al gabinetto, e quindi sono venuto via subito. Non riuscirò mai a dimenticare il suo contegno da schiaffi con mia madre ammalata. Noi da fidanzati avevamo finito per diventare una coppia quasi proverbiale, sempre insieme, era cominciato a scuola, e ripensandoci adesso mi accorgo di tutto quel che ha fatto quella vedovona cavallona di sua madre per sbatterci insieme a qualunque costo. Il grosso errore è stato di sposarla subito dopo la laurea; eppure non avevo aspettato altro per anni, ma poi è stata la solita storia: credevo di conoscerla. Lei probabilmente ci aveva sopravalutati; però io allora non potevo mantenerla, dovevamo per forza stare tutti insieme con la mamma paralizzata sulla sua carrozzella e mia sorella inacidita curandola che accumula accumula e ogni tanto scatta. Lei aveva la pretesa di mettersi subito nel gruppo delle signore di piazza Viscontina e vivere come loro, ma quelle avevano una certa età, più di noi, mariti avviatissimi, una posizione finanziaria solida; che se lo levasse dalla testa. Per di più il vecchio padre è mancato poco dopo, e quando muore un professionista che non ne ha molti è un disastro per chi rimane. Respinto lontano sempre più lontano il giorno in cui avremmo potuto vivere in una casa solo nostra, con una certa larghezza di mezzi, sono cominciate le scene interminabili, i voglio vivere la mia vita. Le piace troppo quello che piacerebbe a tutti: viaggiare, i vestiti, bella casa, far niente e uscire alle undici e mezza. Col suo carattere duro e forte picchiare non era più sufficiente, si sarebbe dovuto ammazzarla, come si fa a cambiare la testa alle persone. Così se ne andava, ma sì, che se ne andasse, separazione legale, e che facesse la troia non mi importava certo più, a un certo punto fatti tutti i calcoli mi è convenuto piantarle lì un bel divorzio estero, e ci sono riuscito appena in tempo. Adesso qui civilmente mi potrei risposare.
Brano tratto da I blue jeans non si addicono al signor Prufrock, dalla raccolta di racconti: Alberto Arbasino, Le piccole vacanze, Einaudi (collana Nuovi Coralli n° 5), 1971² [1ª ed.ne 1957]; pp. 54-55.
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