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Visualizzazione dei post da febbraio, 2024

FramMenti

Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza. J.W.Goethe

IL COLONNELLO LAWRENCE

Per una dozzina d’anni si è molto chiacchierato del colonnello Lawrence (alias aviatore Shaw), non di quel che stava facendo bensì di ciò che non stava facendo. Nessuno sembrava disposto a credere che non fosse impegnato a sollevare l’ennesima rivolta in qualche fascia del mondo musulmano o a dedicarsi alla scrittura di un’altra conturbante opera. Siamo talmente abituati ai politici che fanno solo i politici e agli scrittori che sono solo scrittori da trovare difficoltà nel comprendere un uomo che, fatta una cosa, non ritiene necessario replicarla per rifulgere. Lawrence, senza dubbio, avrebbe magistralmente scritto di qualsiasi argomento cui si fosse interessato. Ma è davvero così strano che un uomo si astenga dallo scrivere libri quando non c’è nulla che si senta intimamente spinto a dire, o più strano che gli uomini continuino a produrre opere quando debbono scervellarsi per trovare un argomento? O perché ci saremmo dovuti aspettare che continuasse a sollevare rivolte nei deserti pi

FramMenti

Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro. Groucho Marx

Fratture

Ci sono anime che hanno addosso un’incrinatura segreta, una frattura sospesa che sfugge anche a chi la porta dentro. Quella linea sottile può restare invisibile per lungo tempo, animando l’illusione dell’intero come fa la crepa nel cuore di un piatto scheggiato. Quando quella frattura cede è sempre a causa di un niente: basta un grado in meno nell’aria a provocare la contrazione della materia e a metterne a nudo la ferita. Altre volte a far cessare il patto silenzioso delle molecole è un tocco lieve, uno sfiorare il bordo dorato del piatto senza altra intenzione che la carezza. Allora la finzione dell’integrità cade all’improvviso e rivela l’anima in cocci, irreversibile. Bisogna essere molto attenti per riconoscere nei gesti altrui il suono sordo della ceramica scheggiata.   Michela Murgia

FramMenti

Per definizione, uno deve vivere fino a quando muore. E allora meglio viversela e godersela come un’esperienza completa, la vita, anche perché poi magari la morte è una cagata, e ho il sospetto che lo sia. Irvine Welsh

L'attentatrice

 «Voglio sperare che tu abbia imparato a odiare. Altrimenti questa esperienza non sarà servita a niente. Ti ho rinchiuso qua dentro perché tu assaporassi l'odio e la voglia di praticarlo. Non ti ho umiliato tanto per fare. Non mi piace umiliare. Lo sono stato, e so cosa vuol dire. Le peggiori tragedie diventano possibili quando l'amor proprio viene deriso. Soprattutto quando ci si accorge che non si hanno i mezzi della propria dignità, che si è impotenti. Credo che la migliore scuola di odio si trovi in questo punto preciso. S'impara davvero a odiare nel momento in cui si prende coscienza della propria impotenza. È un momento tragico, il più atroce e abominevole di tutti.» Mi scuote rabbiosamente per le spalle. «Ho voluto che capissi perché abbiamo preso le armi, dottor Jaafari, perché dei bambini si gettano sui carri armati quasi fossero bomboniere, perché i nostri cimiteri traboccano, perché voglio morire con le armi in pugno... perché tua moglie è andata a farsi esploder

FramMenti

La vita ordinaria non mi interessa. Ricerco solo momenti di felicità estrema. Sono d’accordo con i surrealisti nella ricerca senza fine della meraviglia. Anaïs Nin

Dino Buzzati 9. VECCHIO FACOCERO

Occorre considerare la psicologia del vecchio facocero. Giunto a una certa età, il cinghiale africano spesso è portato a considerare con disdegno le miserie della vita. Le gioie della famiglia si appannano, i facocerini irrequieti e famelici, sempre tra i piedi, divengono un continuo fastidio; e non parliamo della invadente alterigia dei giovanotti ormai fatti, convinti che il mondo e le femmine siano tutti per loro. Adesso lui crede di essersene andato a vivere da solo per impulso spontaneo, di avere raggiunto il vertice della maestà belluina, vuol convincersi di essere felice. Eppure guardatelo come si aggira irrequieto tra le stoppie, come ogni tanto annusa l'aria sorpreso da improvvise memorie e come risulta sfavorevolmente asimmetrico nel grande quadro della natura che ha fatto tutte le vite a due a due. In realtà ti hanno cacciato via dalla tua famiglia patriarcale, vecchio facocero, perché eri diventato scorbutico e pretenzioso; i giovani avevano perduto ritegno, ti davano c

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Dio è l’unico essere che, per regnare, non ha nemmeno bisogno di esistere. Charles Baudelaire

Figli di N.N.

 I trovatelli in Italia sono stati per secoli nominati assegnando loro solamente il nome di battesimo a cui si aggiungeva un cognome eguale per tutti indicante la loro comune esperienza di brefotrofio. Ad esempio a Firenze ed in Toscana, dove l’istituzione per l’infanzia abbandonata fu per secoli lo Spedale di Santa Maria degli Innocenti, gli esposti ebbero tutti il cognome di Innocenti nelle sue varianti di Innocente, Degli Innocenti o Nocenti da cui i derivati Nocentini, Nocentino. A Milano, invece, l’istituto che si occupava dell’infanzia abbandonata era l’ospizio di Santa Caterina della Ruota, annesso all’antico complesso dell’ospedale sforzesco, che aveva come simbolo una colomba, perciò qui i trovatelli vennero cognominati molto frequentemente come Colombo e Colombini. Per lo stesso motivo a Pavia, ad esempio, gli esposti vennero chiamati spesso Giorgi, mentre a Siena Della Scala: si rafforzava così il legame filiale che legava il bambino abbandonato all’istituto che l’aveva acco

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Del resto la letteratura è una gran presa per il culo. Uno ti racconta cose che non esistono e tu ci credi. Lo sai che non esistono, però hai una gran voglia di crederci. Svariate idee d’amore e d’ingiustizia

Polvere di neve

Non tenere le mani in tasca quando cammini potresti cadere fa attenzione così mi parlavano al tempo delle elementari allora diligentemente ho obbedito nei giorni in cui dalle profonde smagliature del cielo il nevischio comincia a volteggiare posandosi come briciole di dolci sulla sciarpa e il cappotto io facendomi accompagnare dal ticchettio delle scarpe cammino tenendo le mani in tasca ormai ho dimenticato da chi provenivano questi avvertimenti ma stringendo fra le dita i saggi consigli che un probabile maestro mi dava quando ero piccola cammino con le mani in tasca 1990 Yòko Isaka (da Gendaishi bunko 189 zoku Isaka Yōko shishū, 2008, in Poeti giapponesi, Einaudi, 2020 - Traduzione di Maria Teresa Orsi)

FramMenti

Credo che sia esistita una grande età, una grande epoca in cui l'uomo non faceva la guerra. D. H. lawrence

Diario di ordinaria tristezza

 «Vent'anni dopo la resa di molte città arabe, le idee che stavo esponendo in ebraico a un mio amico non sono piaciute a un uomo seduto al ristorante. Ha preso subito le difese dell'oppressione israeliana con una giustificazione che riteneva inconfutabile: sosteneva che non conoscessi gli arabi, altrimenti non avrei parlato di giustizia con quel tono. L'ho pregato di spiegarsi meglio, allora corrugando la fronte mi ha chiesto se avessi già sentito parlare di un paese chiamato Birwa. 'No, dov'è?' ho risposto. 'È scomparso dalla faccia della terra, perché l'abbiamo raso al suolo, abbiamo ripulito il terreno dai sassi, l'abbiamo arato e ci abbiamo piantato sopra degli alberi per nasconderlo'.'Per nascondere il vostro crimine?' Ha protestato rettificando: 'Al contrario, per nascondere il crimine di quel paese maledetto'. 'E qual era il suo crimine?' ho domandato. 'L'averci resistito, l'averci combattuto. Ci ha prov

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Se insisti a combattere per proteggere me o il "nostro" paese, sia ben chiaro che tu combatti per appagare un istinto primordiale che non condivido, per ottenere benefici che mai ho condiviso ne condividerò. Virginia Woolf

LA FIABA È IL LUOGO DELLA NOSTRA NASCITA

Se un bambino potesse rinvenire il suo più antico passato, non farebbe nulla. Un bambino che gioca è già un piccolo uomo: adotta una concreta operosità quando costruisce bastioni di sabbia contro il mare o quando cerca di recuperare il suo pallone, incastrato su un albero. Quando era molto più piccolo e lo portavano in braccio, non faceva nulla, non poteva fare nulla e di conseguenza nulla capiva. Col tempo, la sua posizione è cambiata. Accucciato nella culla, sospesa su un abitacolo dove ha visto apparire la spiaggia, il mare, le barche, si è meravigliato quando, a un movimento della madre o della balia, all’improvviso il cofano della macchina gli ha nascosto tutto. I beni e gli spettacoli del mondo dipendevano da alcune persone amate e potenti, i cui capricci gli apparivano inspiegabili. Una persiana serrata gli ha soppresso la vista sul giardino. Ma il bambino sa che cos’è una persiana? Niente affatto, finché non la chiuderà o la aprirà egli stesso. Inoltre, non appena riusciva a co

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Non c'è nulla di più facile che tagliare teste, e nulla di più difficile che diffondere un pensiero. Fedor Dostoevskij

L'età dei muri

 A Gaza la scrittura della Storia inizia a essere possibile attraverso un "archivio della distruzione". Un archivio che, in seguito all'operazione "Piombo fuso", il ministero dei Lavori Pubblici e dell'Edilizia ha intitolato "Verifica della distruzione di edifici provocata dagli attacchi israeliani durante l'occupazione". Gaza, la roccaforte di Hamas evacuata unilateralmente dagli israeliani nel 2005, è da tempo interamente circondata da una barriera, come Varsavia [durante l'occupazione nazista] ma con il triplo degli abitanti, stritolati in una gabbia nella quale — come rivela un documento militare intitolato Linee Rosse —, tra le altre cose, i militari israeliani calcolano lo "spazio di respiro", cioè il tempo che rimane prima che le persone inizino a morire di fame. Tutto questo mentre imprese come la Elbit Systems fanno affari d'oro: nel 2014, ad esempio, in un solo mese di attacco a Gaza i suoi profitti sono aumentati de

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L'individuo io canto, una semplice singola persona, eppur pronuncio la parola Democrazia... Walt Whitman

La pace è finita

I neocons si formano nella “Nuova Gerusalemme” della diaspora ebraica a New York City, la Lower East Side di Manhattan. Dallo shtetl alla Jewtown, dallo yiddish all’inglese, in un contesto bianco-anglosassone-protestante (Wasp) carico di veleni antisemiti, il passo è lungo. Fra i giovani figli o nipoti di immigrati si forma una esigua quanto ipercombattiva élite intellettuale marxista e filobolscevica che si batte per affermare il socialismo in America e nel mondo. Di quella New York si diceva fosse la città più interessante dell’Unione Sovietica*. Nel City College della metropoli gli squattrinati giovani destinati a formare la spina dorsale del neoconservatorismo a venire frequentano l’odorosa caffetteria studentesca occupandone l’Alcove 1, fortilizio dell’avanguardia trozkista in dissidio con la maggioranza stalinista, che governa l’Alcove 2. Durante la Guerra fredda, le origini ebraiche e comuniste di molti neocons li renderanno sospetti agli occhi di paleoconservatori e repubblican

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Le armi antiuomo sono armi antibambino. Victoria Glendinning

Dino Buzzati 8. UNA COSA CHE COMINCIA PER ELLE

Arrivato al paese di Sisto e sceso alla solita locanda, dove soleva capitare due tre volte all'anno, Cristoforo Schroder, mercante in legnami, andò subito a letto, perché non si sentiva bene. Mandò poi a chiamare il medico dottor Lugosi, ch'egli conosceva da anni. Il medico venne e sembrò rimanere perplesso. Escluse che ci fossero cose gravi, si fece dare una bottiglietta di orina per esaminarla e promise di tornare il giorno stesso. Il mattino dopo lo Schroder si sentiva molto meglio, tanto che volle alzarsi senza aspettare il dottore. In maniche di camicia stava facendosi la barba quando fu bussato all'uscio. Era il medico. Lo Schroder disse di entrare. " Sto benone stamattina" disse il mercante senza neppure voltarsi, continuando a radersi dinanzi allo specchio. " Grazie di essere venuto, ma adesso potete andare." "Che furia, che furia!" disse il medico, e poi fece un colpettino di tosse a esprimere un certo imbarazzo. " Sono qui con un

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Come nel mare non sconvolto dalla tempesta la superficie dell'acqua si presenta priva di increspature, così nella società non turbata dalla ricerca di ingiusti privilegi gli uomini sono tutti uguali e in pace gli uni con gli altri. Proverbio cinese

Rosso Istanbul

 Amore. Che cos’ho imparato sull’amore? Quello che ho imparato sull’amore è che l’amore esiste. O forse, più semplicemente, quello che ho imparato e imparo sull’amore è quello che racconto nei miei film, in tutti i miei film. E cioè che non dimentichiamo mai le persone che abbiamo amato, perché rimangono sempre con noi; qualcosa le lega a noi in modo indissolubile, anche se non ci sono più. Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno. Ho imparato, e in questo ha ragione mia madre, che è possibile amare due persone contemporaneamente. A volte succede: ed è inutile resistere, negare, o combattere. Ho imparato che l’amore non è solo sesso: è molto, molto di più. Ho imparato che l’amore non sa né leggere né scrivere. Che nei sentimenti siamo guidati da leggi misteriose, forse il destino o forse un miraggio, comunqu

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Alla fine noi siamo ‘sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che, non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei. E te li tieni stretti. Pure se si scheggiano. Pure se si frammentano. Te li devi tenere stretti. Fino all'ultimo granello.   (Zerocalcare, Macerie Prime, sei mesi dopo)

Il telefono

Il telefono squilla e il suo corpo nudo trema. La tua amata voce attraversa mari e paesi, distanze e oblii, finché non arriva da me, nella nostra stanza impoverita di ricordi, ravvivando le foglie del giardino, sfiorando le pagine dai tuoi libri d'oro, asciugando la rugiada accumulata sulle finestre e trasformando, per tua grazia, il telefono in un fiore frusciante. Oscar Acosta (da Poesia minore, 1957)

FramMenti

Adoro i piaceri semplici, sono l’ultimo rifugio delle persone complicate. il ritratto di Dorian Gray - Oscar Wilde

Lettera alla tribù bianca

Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane attaccavano l’Etiopia. Più che una guerra di conquista coloniale, fu una guerra di distruzione del popolo etiope. Nonostante la sua fiera resistenza, l’esercito italiano ebbe la meglio, soprattutto perché impiegò ­l’aviazione e le armi chimiche, perfino contro le truppe in ritirata. Le truppe italiane usarono i lanciafiamme nei rastrellamenti. Massacri su massacri contro popolazioni inermi: il 5 maggio 1936 Badoglio entrava ad Addis Abeba. Quel giorno Mussolini da Palazzo Venezia proclamò alla folla “la riappropriazione dell'Impero sui colli fatali di Roma. L’Etiopia è italiana!”. E impose a tutte le colonie il Manifesto della razza del 1938. Tutto questo avveniva con la benedizione delle alte gerarchie ecclesiastiche d’Italia. Il cardinale Schuster di Milano in Duomo aveva detto: “Cooperiamo con Dio in questa missione nazionale e cattolica di bene, soprattutto in questo momento in cui sui campi di Etiopia il vessillo d’Italia reca in trionfo la

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Era (Grenouille) davvero totalmente solo! Era l'unico uomo al mondo! Una gioia immensa proruppe in lui. Come un naufrago, dopo un viaggio di settimane alla deriva, saluta estatico la prima isola abitata da esseri umani, così Grenouille festeggiò il suo arrivo sul monte della solitudine. Emise grida di gioia. Gettò lontano da sé zaino, coperta e bastone e pestò i piedi in terra, levò in alto le braccia, danzò in tondo, urlò il proprio nome ai quattro venti, serrò i pugni e li mostrò con trionfo alla terra che si estendeva vasta sotto di lui e al sole calante, con trionfo, come se lui in persona l'avesse scacciato dal cielo. Si comportò come un insensato fino a notte inoltrata." (Tratto da "Il profumo", Patrick Süskind)

EYELESS IN GAZA

Mr. Huxley è l’ultima (e una delle più inaspettate) reclute della letteratura d’amore. È tanto sorprendente quanto incoraggiante incrociare questo puritano altamente intellettualizzato, il cui orrore swiftiano per il sesso non è mai del tutto celato sotto la leggerezza della sua satira, che sembrava ormai giunto – insieme al suo Brave New World – in un vicolo cieco, come nel fondo di una provetta, mentre lasciava affermare al suo più ammirevole personaggio: “Non si può essere razionali con gli esseri umani se prima non si è sentimentali nei loro confronti. Sentimentali nell’accezione buona del termine, ovviamente. Nel senso di prendersi cura di loro. È la prima condizione indispensabile per comprenderli”. Eyeless in Gaza ci offre la rappresentazione del maggiore demistificatore della sua epoca, che fa di tutto per autodistruggersi. L’eroe di Huxley, Anthony Beavis, è un uomo di mezza età che scopre quanto la libertà duramente conquistata – liberandosi da preoccupazioni finanziarie, leg

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La stupidità è infinitamente più affascinante dell'intelligenza. L'intelligenza ha i suoi limiti mentre la stupidità non ne ha. Claude Chabrol

Lapsus

Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere «Lamponia» per «Lapponia», ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l'apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia. Se un bambino scrive nel suo quaderno «l'ago di Garda», ho la scelta tra correggere l'errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l'ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo «ago» importantissimo, segnato anche nella carta d'Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso?… Un magnifico esempio di errore creativo è quello che si trova, secondo il Thompson (“Le fiabe nella tradizione popolare”, Il Saggiatore, Milano 1967, pag. 186), nella “Cenerentola” di Charles Perrault: la scarpina della quale, in origine, sarebbe dovuta essere di «vaire» (una sorta di pelliccia); e solo per una fortunata disgra

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Era meglio non alimentare quel sogno - in cui la vita vera si mescolava alla costruzione mentale - che a poco a poco stava diventando inoffensivo. Crescendo se ne distaccava, come capita ad un libro letto e appassionatamente amato durante l'infanzia. Lo amiamo ancora, ma prima vi credevamo anche. Ora sappiamo che è solo poesia, invenzione, chimere, meno di niente… Ma doveva fare attenzione a non riportare da quella stupida passeggiata davanti a una porta - che per lei sarebbe sempre rimasta chiusa - alcun dettaglio concreto: la forma di un viso, una voce, uno sguardo… Avrebbe rischiato di ricreare d'un tratto il sogno, di dargli lo spessore, l'evidenza, il sapore del reale. I. Némirovsky, "I cani e i lupi"

1984

 Il lavoro pesante, la cura della casa e dei bambini, le futili beghe coi vicini, il cinema, il calcio, la birra e soprattutto le scommesse, limitavano il loro orizzonte. Tenerli sotto controllo non era difficile. [...] Da loro non si richiedeva altro che un po' di patriottismo primitivo al quale poter fare appello tutte le volte in cui era necessario far loro accettare un prolungamento dell'orario di lavoro o diminuire le razioni di qualcosa. Perfino quando in mezzo a loro serpeggia il malcontento ( il che talvolta pure accadeva) questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com'erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliare su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi.   George Orwell, 1984

FramMenti

Cercatela ora la felicità. Ce l’hanno data a tutti noi, ma era un regalo così bello da averlo nascosto. E molti non si ricordano dove l’hanno messo. Mettete tutto all’aria. C’è la felicità, è lì. E anche se lei si dimentica di noi, noi dobbiamo ricordarci di lei. — Roberto Benigni

Dino Buzzati 7. L'UCCISIONE DEL DRAGO

Nel maggio 1902 un contadino del conte Gerol, tale Giosuè Longo, che andava spesso a caccia per le montagne, raccontò di aver visto in valle Secca una grossa bestiaccia che sembrava un drago. A Palissano, l'ultimo paese della valle, era da secoli leggenda che fra certe aride gole vivesse ancora uno di quei mostri. Ma nessuno l'aveva mai preso sul serio. Questa volta invece l'assennatezza del Longo, la precisione del suo racconto, i particolari dell'avventura più volte ripetuti senza la minima variazione, persuasero che ci dovesse essere qualche cosa di vero e il conte Martino Gerol decise di andare a vedere. Certo egli non pensava a un drago; poteva darsi tuttavia che qualche grosso serpente di specie rara vivesse fra quelle gole disabitate. Gli furono compagni nella spedizione il governatore della provincia Quinto Andronico con la bella e intrepida moglie Maria, il naturalista professore Inghirami e il suo collega Fusti, versato specialmente nell'arte dell'imba

FramMenti

Perchè c’è la verità e poi, ancora, c’è la verità. Per quanto il mondo sia pieno di gente che va in giro credendo di conoscerti, di conoscere te o il tuo vicino, l’ignoto è davvero senza fondo. La verità che ci riguarda è infinita. Come le bugie. P. Roth, La macchia umana - Einaudi

Il magico potere del fallimento

 Nel mio ruolo d’insegnante di filosofia al liceo, sovente vedo allievi mortificati dai brutti voti ricevuti. Evidentemente nessuno li ha informati che l’essere umano può fallire. Eppure è un concetto semplice: possiamo fallire. Un concetto semplice che, tuttavia, credo contenga qualcosa della nostra verità. Gli animali non possono fallire, perché il loro comportamento è dettato dall’istinto: per non sbagliarsi devono solo obbedire alla propria natura. Ogni volta che l’uccello costruisce il proprio nido lo fa alla perfezione. D’istinto sa che cosa deve fare. Non ha bisogno d’imparare dai propri fallimenti. Sbagliandoci, andando incontro al fallimento, manifestiamo la nostra verità di uomini: non siamo né animali determinati dall’istinto, né macchine perfettamente programmate, tanto meno dèi. Possiamo fallire perché siamo uomini e siamo liberi: liberi di sbagliare, liberi di correggerci, liberi di progredire.   Charles Pépin - Il magico potere del fallimento

FramMenti

Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà. Alberto Moravia, La noia

La mia stanza a Cadaqués

Sono donna di marine ora, ho una casa e un terreno vicino a Cap de Creus — non ieri, oggi ci vado. La gente di mare intorno, Cadaqués mi ha preso il cuore, e la mia piccola casa è dolce come un ex-voto. Mi porteranno un’immagine dal viso serio e scavato; tra il mio sonno e il mio giorno la stanza si fa splendente. Quale ansia mi può schiacciare se ho la Vergine al mio fianco? Ho Montserrat con l'aurora sul balcone vista mare. Clementina Arderiu (da Corona letteraria offerta alla Madre di Dio di Montserrat, 1957)

FramMenti

Una preghiera senza scopo è come una freccia senza arco. Uno scopo senza preghiera è come un arco senza freccia. — Ella Wheeler Wilcox

Umanesimo e Anarchismo

Niente dittatura, né del cervello sui calli, né dei calli sul cervello, ché ogni uomo ha un cervello e il pensiero non sta nei calli. Chi dà colpi di piccone contro il privilegio è l'uomo della rivoluzione. Chi partecipa alla soluzione dei problemi della produzione e dello scambio con sicura competenza, con maturata esperienza e con onesto animo è l'uomo della rivoluzione. Chi dice chiaramente il proprio pensiero senza cercare applausi e senza temere le collere è l'uomo della rivoluzione. Il nemico del popolo è il politicante, il parolaio che esalta il proletariato per esserne la mosca cocchiera, che esalta i calli per dispensarsi dal farseli o dal rifarseli, che denuncia come controrivoluzionario chiunque non sia disposto a seguire la corrente popolare nei suoi errori e gli sviluppi tattici del giacobinismo.  Camillo Berneri - Umanesimo e Anarchismo

FramMenti

Tu sei a te stessa il mondo intero, ivi compresa la mia modesta persona. In questo mondo c’è una certa ingiustizia mischiata a varie adorazioni. Sperare di introdurre in un mondo siffatto un’ombra di verità è fatica inutile. Si può sperare soltanto che i tuoi sogni coincidano casualmente con la realtà. — Alberto Moravia a Elsa Morante, fine degli anni ‘70

LETTERA AGLI SCONOSCIUTI

Vuoi fondare una rivista. Trasponiamo questi termini letterari in termini umani. Conservo il verbo fondare. Fondare vuol dire agire, cioè essere uomini. Eliminiamo la parola rivista, troviamone un’altra per esprimere ciò che c’è di umano nel tuo intento. Che cosa vuoi fondare? Un’azione. Compiere un’azione, agire: essere molteplici. Questo è ciò che di magnificamente umano intendete intraprendere: siete un gruppo di umani che pensano, che desiderano insieme. Hai iniziato con un nome. Sur. Sud. Esistono molti uomini al Sud, molti uomini in Sudamerica. In mezzo a costoro tu hai creato un gruppo chiamato Sud. Sur. Un nome proprio, particolare. Ecco qual è la tua vera patria: quel gruppo, quelle idee, quella volontà. Una rivista è un gruppo di uomini che condividono la propria giovinezza, che pensano insieme. Non è bene che si incontrino troppo presto. Se si è troppo giovani non si ha nulla da dire. Non è bene che si incontrino troppo tardi. Una volta annunciato ciò che hanno in comune, si

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