Baratto delle colpe

Visto il governo in carica il giorno del ricordo se possibile verrà oggi celebrato, se possibile, con ancora maggior retorica nazionalista e minore aderenza ai fatti. 

Nel tentativo ormai riuscito di piegare a squallidi interessi di partito la ricostruzione dei tragici eventi che coinvolsero il confine orientale prima, dopo e durante la Seconda guerra mondiale, non c’è più spazio per un confronto serio che parta dai numeri e dai fatti.

Questo sciatto revisionismo di stato prima di tutto è una violenza nei confronti delle cosiddette "vittime delle foibe”. Cioè di quella parte di innocenti che nell’ambito delle due ondate - a ridosso dell’armistizio del ‘43 e alla fine della guerra - furono infoibate nel corso di episodi di giustizia sommaria e rese dei conti. Come già stabilito in sede di ricerca da ogni storico di ogni orientamento politico, il fenomeno riguardò un numero di persone comprese tra le 3.000 alle 8.000; tra questi si annoveravano soldati, funzionari del regime, collaborazionisti e civili innocenti. Non si trattò di pulizia etnica, né tanto meno di genocidio ma, al limite, del tentativo delle nuove autorità jugoslave di rimuovere, anche con la violenza o con l’esodo, quei membri della burocrazia, dell’amministrazione e dell’intellighenzia imposta dall’Italia nelle terre di confine.

Lo stato italiano, nel suo tanto coerente quanto imbarazzante percorso di continuità, fino alla fine dell’ex Jugoslavia si è ben guardato dall’ “aprire” il cassetto del confine orientale. Dentro ci avrebbe trovato l’1,5 milioni di morti causati dall’occupazione nazifascista, le decine e decine di campi di concentramento costruiti dall’Italia, gli abominevoli crimini di guerra e soprattutto i criminali mai consegnati e completamente riabilitati dopo il conflitto.

Di questi se ne contano 729 solo tra gli ufficiali superiori, perlopiù di dichiarata fede fascista e in ogni caso monarchica, che l’Italia repubblicana ha difeso strenuamente. Come si poteva chiedere conto alla Jugoslavia, paese vincitore, di perseguire le violenze praticate verso gli italiani innocenti quando ci si rifiutava di consegnare assassini conclamati in sede internazionale?

Nella logica del “baratto delle colpe” non abbiamo chiesto conto nemmeno alla Germania dei crimini compiuti nella penisola, al fine di non concedere ai tribunali jugoslavi, sovietici ma anche etiopi, francesi, greci e albanesi i nostri criminali.

Insomma le vittime innocenti del confine orientale sono state rimosse come quelle di Marzabotto e di Sant’Anna per proteggere i fascisti, i cui eredi usano la retorica “delle foibe” per  nascondere ancora oggi le responsabilità di chi ha condotto l’umanità nel più sanguinario conflitto di sempre. 

Non possiamo quindi che inorridire dinanzi all’uso strumentale che si fa dei morti e al tentativo di rinfocolare l’odio tra i popoli che soggiace a certa becera retorica.

Per noi i carnefici, chi ha cercato di fermarli e le vittime del conflitto restano tali indipendentemente dai confini.  

Cronache Ribelli


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