Leopardi

Leopardi? Una noia mortale. Perché continuare a studiarlo a scuola? E obietta sempre qualcuno, Leopardi era un pessimista, è deprimente leggerlo!

Ecco, quando mi dicono che Leopardi era un pessimista, io non posso fare a meno di arrabbiarmi! Perché non è vero, non è assolutamente vero! Vi ricordate di quel giovane che osserva la luna e si domanda: «che fa l’aria infinita, e quel profondo infinito seren?»

E ditemi, che emozioni vi suscitano questi versi: «Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.» E cosa provate quando Leopardi vi parla di Silvia, dei suoi «occhi ridenti e fuggitivi?» Una soave, irresistibile dolcezza che spezza il cuore.

Ecco, io ogni volta che leggo Leopardi provo un senso di commozione e mi paralizzo davanti all’intensità che traspare dai suoi versi. Perché questo poeta che vi hanno descritto come brutto, gobbo, triste e depresso non si è mai lasciato spezzare, né dalla malattia, né dalla solitudine, né dalla cecità.

Non smise mai di cercare l’amore, anche se le donne gli preferivano uomini sciocchi ma più avvenenti e mondani. E pensate che scrisse l’Infinito quando aveva quasi perduto la vista. Ma perfino allora continuava a creare bellezza attraverso le sue poesie con uno slancio eroico. C’è sofferenza nella vita? Certamente. Leopardi scrive della sofferenza dell’attesa, delle speranze tradite, dei sogni infranti, dell’arroganza dei prepotenti. Chi nella propria vita non ha conosciuto mai la tristezza, lo smarrimento, la disperazione?

Leopardi non vi mente, non vi mente mai. Non indossa la maschera del moralista, non vi fa prediche e lezioni. Non vi vende illusioni. Parla con sincerità e la sua sincerità viene scambiata per tristezza. Ma l’onestà, il coraggio di essere onesti è il vero mandato dell’arte. Pochi ci riescono, i più ripiegano verso forme e contenuti consolatori. Leopardi invece è il poeta che ha lottato tutta la vita per tenere insieme verità e bellezza.

Professor X



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