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ERA IL 16 MARZO 1968 QUANDO 347 CIVILI VIETNAMITI INERMI FURONO TORTURATI E UCCISI DA SOLDATI AMERICANI: STORIA DEL MASSACRO DI MY LAI

“Sei addestrato a pensare muso giallo, muso giallo, muso giallo, e una volta che ti hanno ficcato in testa l’idea che queste persone non sono esseri umani…diventa più facile ucciderli”. Così il sergente Jamie Henry raccontava durante l’inchiesta “Winter Soldier”, promossa dai reduci contro la guerra, come razzismo e disumanizzazione fossero alla base delle violenze perpetrate dai soldati statunitensi contro la popolazione vietnamita.

Due anni prima era diventato di pubblico dominio il terribile massacro di My Lai. Tra gennaio e febbraio del '71, l’esercito aveva deciso di processare William L. Calley, il tenente che guidava la spedizione, utilizzandolo come capro espiatorio degli assassini avvenuti nel piccolo villaggio il 16 marzo 1968.

Cento veterani e sedici civili decisero allora di raccontare la loro verità. My Lai era solo la punta dell’iceberg di una serie lunghissima di stupri, abusi, torture e omicidi rivolti contro la popolazione civile. Molti di loro, da soldati, avevano cercato di denunciare determinati avvenimenti trovandosi davanti ad un impenetrabile muro di gomma e mettendo anche a rischio la propria incolumità.

Ma se determinati avvenimenti erano a loro avviso all’ordine del giorno, a My Lai raggiunsero proporzioni terribili.

Dopo la triplice offensiva del Tet scatenata dai vietcong nel gennaio '68, le forze armate americane risposero con massicci bombardamenti sia sul Vietnam del Nord, sia nei territori in cui si muoveva la guerriglia e con azioni mirate in numerosi villaggi. A My Lai arrivò la Compagnia C, 1º Battaglione, 20º Reggimento, 11a Brigata della 23ª Divisione di Fanteria, guidati appunto dal tenente Calley.

Nessun vietcong fu trovato nel villaggio, che era sostanzialmente abitato solo da donne, vecchi e bambini. Nonostante ciò i soldati si lasciarono andare a violenze inaudite, sostenendo poi che dei guerriglieri con cui avevano avuto degli scontri a fuoco precedentemente si erano nascosti a My Lai. Dopo incendi, stupri e torture gli uomini della Compagnia C uccisero 347 civili.

Il massacro fu fermato dall’intervento del sottufficiale Hugh Thompson Jr. e dall’equipaggio del suo elicottero che si frapposero tra i pochi vietnamiti rimasti in vita e i soldati della fanteria.

Alcuni mesi dopo, anche grazie alla lettera di un soldato, Tom Glen, che denunciava i massacri, vennero istituite due commissioni d’indagine che non portarono ad alcun risultato.

Solo quando il giornalista Seymour Hersh scoprì il massacro e riuscì a far pubblicare, dopo lunghe resistenze, un articolo sull’accaduto l’esercito decise di processare soltanto Calley.

Quest’ultimo, che tirò in ballo alcuni superiori senza essere creduto, venne condannato ma fu graziato dal presidente Nixon. Scontò tre anni e mezzo di domiciliari a Fort Benning e poi fu di nuovo un uomo libero.

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