Una giornata davvero penosa

Cara Mimmy,  con il convoglio di ieri sono partite tantissime persone. Tutta gente famosa. Mamma ha detto: «Sarajevo sta partendo». I miei genitori conoscevano molte di queste persone, hanno parlato con loro e le hanno salutate. Prima di partire continuavano a dirsi: «Un giorno ci rivedremo». Era molto triste. Triste e demoralizzante. Il 14 novembre 1992 è una data che Sarajevo non dimenticherà. Queste scene mi ricordano i film sugli ebrei della seconda guerra mondiale. Quando siamo rientrati a casa era tornata l'elettricità. Papà è andato subito in cantina per tagliare un po’ di legna con la sega elettrica. A un certo punto, però, è tornato su di corsa con le mani coperte di sangue. L'emorragia non accennava a fermarsi, così mamma l'ha portato al pronto soccorso. Da lì lo hanno mandato all'ospedale, dove gli hanno dato dei punti, gli hanno fatto un'iniezione antitetanica, e gli hanno detto di tornare per un controllo ogni tre giorni. È stato fortunato, avrebbe potuto perdere un dito. Papà ha detto che è stato un attimo di distrazione: in quel momento stava pensando alla sede della comunità ebraica, il punto di partenza dei convogli. La gente famosa sta partendo. Sarajevo diventerà ancora più povera per aver perso tutte queste persone meravigliose, che hanno fatto di questa città quello che è. E la guerra che le costringe ad andare via, questa idiozia che va avanti da ben sette mesi e mezzo. 

Ti voglio bene, Zlata 

Zlata Filipović, Diario di Zlata. Una bambina racconta Sarajevo (traduzione di Raffaella Cardillo e Maria Teresa Cattaneo), Rizzoli, 1994¹;   pp. 89-90.  [Edizione originale: Le journal de Zlata, Fixot et éditions Robert Laffont, S.A., Paris, 1993]


Commenti

Etichette

Mostra di più