Manuale di conversazione

Mentre l'amico gli parlava, Piero pensava: «Che supplizio stare in conversazione con una persona gentile che vi stima, con cui non siete molto in confidenza, che dice cose che non v'interessano, e voi non riuscite a svincolarvi! Una specie di paralisi della volontà v'impedisce di troncare e andarvene. Per non dar esca al discorso dell'altro, non interloquite. Ma ogni tanto, per tema che si capisca troppo il vostro disinteressamento, dite una parola d'approvazione che più che mai fomenta il gracidio dell'altro. Voi fate uno sforzo per sorridere e i muscoli facciali vi dolgono. Certe volte mi fanno un discorso o un racconto che non m'interessa e all'ultimo io non ho capito nemmeno una parola. Ma sono bravissimo a far credere che ascolto e capisco. Ho acquistato una tale perfezione in questa tecnica, che riesco perfino a interloquire talvolta, a fare qualche piccolo commento appropriato, senza saper di che cosa mi si sta parlando. Converrà bene che io mi decida a dire la verità. I rapporti coi miei simili mi sono faticosissimi. Perché: 1) salvo rare eccezioni, non so che cosa dire; 2) non m'interessa minimamente quello che mi dicono; 3) temo che capiscano queste cose. Perché recito sempre una faticosa commedia. Quando mi parlano, sorrido con sforzo e recito la commedia di chi ascolta, mentre il più delle volte non sento nemmeno quello che mi dicono. Ho acquistato tale maestria nella finzione, che essa mi riesce perfettamente, e come ho detto arrivo perfino a fare delle osservazioni a proposito, senza sapere di che cosa si sta parlando. Ma quale fatica mi costa tutto questo! È per me uno sforzo continuo, una tensione incessante. Niente è spontaneo nei miei rapporti col mondo. Inoltre, temo sempre che possano leggermi dentro, quel che penso. Talvolta, anche se non lo penso, mi passano per la mente giudizi offensivi per chi mi parla. Dentro di me, mentre qualcuno mi parla, dico frasi come: «Che seccatore!» «Non m'interessa affatto.» «Che cretino! ecc. ecc.». «Potrebbe darsi che l'interlocutore sia realmente un seccatore.» «Novantanove volte su cento è così.» Certe volte gli pare che l'altro debba leggergli in fronte pensieri di disistima. 

Achille Campanile, Manuale di conversazione, prefazione di Carlo Bo, Milano, Rizzoli, 1973¹; pp. 166-67.

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