Abbi cura

Dalla finestra la vedo chinarsi sulle rose reggendole vicino al fiore per non pungersi le dita. Con l’altra mano taglia, si ferma e poi taglia ancora, più sola al mondo di quanto mi sia mai reso conto. Non alzerà lo sguardo, non subito. È sola con le rose e con qualcosa che riesco solo a pensare, ma non a dire. So bene come si chiamano quei cespugli regalatici per le nostre nozze tardive: Ama, Onora e Abbi Cura… è quest’ultima la rosa che all’improvviso mi porge, dopo essere entrata in casa tra uno sguardo e l’altro. Ci affondo il naso, ne aspiro la dolcezza, lascio che mi s’attacchi addosso - profumo di promessa, di tesoro. Le prendo il polso perché mi venga più vicina, i suoi occhi verdi come muschio di fiume. E poi la chiamo, contro quel che avverrà: moglie, finché posso, finché il mio respiro, un petalo affannato dietro l’altro, riesce ancora a raggiungerla.

Raymond Carver

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