Nel territorio del diavolo
... Tutti credono di sapere cos'è un racconto. Ma provate a chiedere a uno studente del primo anno di scriverne uno, ne caverete di tutto o quasi: reminiscenze, episodi, opinioni, aneddoti, di tutto, insomma, tranne che un racconto. Il racconto è un'azione drammatica compiuta, e in quelli più riusciti i personaggi si svelano mediante l' azione, e l' azione è a sua volta condotta mediante i personaggi: il significato che se ne trae deriva dall'esperienza nel suo complesso. Per quanto mi riguarda, preferisco definire il racconto un evento drammatico che coinvolge una persona in quanto persona, e persona particolare, partecipe cioè sia dell'umana condizione sia di una specifica situazione umana. Un racconto implica sempre, in forma drammatica, il mistero della personalità. Ne ho prestati alcuni a una signora di campagna che abita in fondo alla mia strada, e lei me li ha restituiti dicendo: "Be', 'sti racconti ti fanno proprio vedere come si comporta certa gente", e io ho pensato che avesse ragione; quando si scrivono racconti, bisogna accontentarsi di cominciare proprio da lì: facendo vedere come si comporta davvero certa gente, come si comporta a dispetto di tutto. Si tratta, certo, di un livello molto umile da cui partire, e infatti molti tra quelli convinti di voler scrivere racconti non sono disposti a cominciare da lì. Vogliono parlare di problemi, e non di persone, di questioni astratte, non di situazioni concrete. Hanno un 'idea, un sentimento, un io strabocchevole, o vogliono essere scrittori, oppure elargire saggezza in forme abbastanza semplici perché il mondo sia in grado di assorbirle. In ogni caso, non hanno una storia in testa, e se anche l'avessero non sarebbero disposti a scriverla; in assenza di storia, partono alla scoperta di una teoria, di una formula o di una tecnica.
Flannery O'Connor - da "Nel territorio del diavolo" - Ed. Minimum Fax, 2002
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