Tuta Blu
Mentre una squadra sta smontando pezzo per pezzo gli addobbi della festa, un'altra squadra in un paese vicino senza perdere tempo, li rimonta: per illuminare un altro santo, un'altra festa. Scendono e salgono per scale precarie e paurosamente oscillanti. Il loro è un lavoro di grande pericolo e di grande pazienza. Da aprile fino ad ottobre sempre in cima ai pali indaffarati con pinze, tenaglie, martelli, cordame e ferro filato a smontare e rimontare. E poi avvitare migliaia, milioni di lampadine colorate. Quelle grosse e sporgenti, per evitare che si rompano vengono riposte in apposite casse, una per una. Quelle piccine rimangono vicino alle travature. Le lampadine sono, a basso voltaggio e cosí si sventa il pericolo dei furti, nelle case infatti il voltaggio piú alto, di 220 volts circa, e se venissero usate le lampadine delle feste, si fulminerebbero subito.
Tutto l'addobbo si monta nel giro di due-tre giorni. È un lavoro pesante, ma anche di precisione: basta un errore nell'allineare i pali e le lampadine e si rovina tutta la geometria dei disegno. Gli appassionati si mettono al centro della strada e guardano da un capo all'altro del viale illuminato. Giudicano con severità tutto l'addobbo, l'allineamento, la vivacità e la fantasia dei colori. Tutti i montatori vengono ospitati a spese dei comitato feste. Durante le pause possono godersi anche loro la festa, banchettando con carne arrosto e buon vino che si portano dalle loro parti.
Durante l'inverno, a parte alcuni specialisti che lavorano nella ditta a tempo pieno per costruire gli accessori, segare, inchiodare pali, dipingere addobbi e montare le parti elettriche, devono arrangiarsi, perché l'attività cade in letargo. Allora fanno di tutto. chi va a zappare, chi a raccogliere le olive, chi a raccogliere cicorielle selvatiche, chi si dedica alla sua arte preferita: a rubare. "
Tommaso Di Ciaula, Tuta Blu. Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud, Feltrinelli (collana Franchi Narratori, n° 26), 1978¹ ; pp. 54-55.
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