Parole
Lasciamo cadere le parole,
come il giardino - l'ambra e il cedro,
noncuranti e generosi
appena, appena, appena.
Non serve spiegare
perché con tale cerimonia
di robbia e limone
sono spruzzate le foglie.
Chi gli aghi ha inondato di lacrime,
riversandoli attraverso la pertica
sulle note, verso lo scaffale,
tra le chiuse delle gelosie?
Chi il tappetino dietro la porta
ha decorato di rosso sorbo
con la trama di corsivi traforati
deliziosi e trepidanti?
Mi domanderai chi disponga
che l'agosto sia tanto grande,
chi trovi una minuzia non da poco,
chi si perda nell'ornatura
di una foglia d'acero
e dai giorni dell'Ecclesiaste
non abbia mai smesso
il taglio dell'alabastro.
Mi domanderai chi disponga
che siano le labbra di astri e dalie
a soffrire in settembre.
Che la fine foglia dei citisi
dalle canute cariatidi
si posi sulle umide autunnali
lastre degli ospedali.
Mi domanderai chi disponga.
L'onnipotente dio dei dettagli
l'onnipotente dio dell'amore,
degli Jagelloni e delle Edvigi.
Non so se sia stato svelato
l'enigma dell'aldilà,
ma la vita, come il silenzio
autunnale, è fitta di dettagli.
BORIS PASTERNAK (1890-1960)
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