Città
Che cos’è la città “a tempo determinato” che lei ha descritto di recente anche nei Dialoghi di Pistoia?
Le città sono sempre state il luogo degli abitanti da un lato e degli utilizzatori dall’altro. Lo ha raccontato bene il sociologo Guido Martinotti a proposito della città dei turisti, uomini d’affari e degli altri fruitori temporanei.
Cos’è cambiato?
Oggi c’è una vera e propria sostituzione dell’abitante stanziale con quello temporaneo. A Milano in primis, ma anche a Bologna, Roma o Napoli e in altri grandi centri.
Perché?
La città nel suo insieme è vista come un grande prodotto dove edifici, case, residenze e negozi si riducono a merce.
Non è il capitalismo?
È la sua evoluzione spinta. La città è sempre stata una miniera da cui estrarre valori economici. Però oggi sta diventando quasi solo quello. Prevale la dimensione estrattiva, il tirar fuori il massimo dai valori immobiliari.Dall'intervista "Elena Granata: «Ridiamo Milano e le città a chi le abita davvero»"
di Nicola Varcasia
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