Un punto di partenza fondamentale: la laicità 4/6

Sono sicuro che le due associazioni potrebbero portare avanti molte battaglie comuni, ma l’elaborazione delle idee e delle proposte non può essere la stessa. Il metodo non può essere lo stesso, il linguaggio non può essere lo stesso. Le posizioni sono e restano, oltre certi limiti, incompatibili. Perché non proporre allora l’AAC? L’associazione Atei e Credenti? Guarda un po’ se non mi viene fuori ancora il vecchio PD! Il quale – ovviamente – non è andato da nessuna parte e solo dopo la fuoriuscita di certi elementi può iniziare a muoversi con un po’ più di convinzione. Mica tutti sono illuminati e lucidi come Rosy Bindi che è la dimostrazione più evidente di come si possa accettare la laicità dello stato ed essere nel contempo cattolici convinti (anche se io preferirei usare per Rosy il termine “cristiano” che mi pare più azzeccato per lei e per i cattolici come lei…Altro spunto di discussione su cui torneremo in futuro)
Passiamo ora alla fase propositiva di questo infinito post. Quali punti fermi sono sostanziali per la laicità dello stato? Personalmente penso che solo il comportamento suggerito dall’agnosticismo possa permettere l’elaborazione teorica di uno stato laico. Un po’ enfaticamente oserei dire che propendo per un agnosticismo di stato. Anche se ci sono atei e credenti in grado di scindere mentalmente le problematiche (vedi Rosy Bindi su un fronte o per esempio Giulio Giorello sull’altro, ma ce ne sono molti altri…) alla fin fine l’ambito di definizione di contesto più coerente e il supporto filosofico migliore mi pare proprio l’epochè degli antichi greci. Uno stato laico, per essere tale, non deve sottostare a nessun diktat dogmatico teologico o ideologico.
L’agnosticismo non è ideologia, è semplice constatazione. Non fa passi arbitrari. Perché a un certo punto si ferma. E si ferma proprio sul limite che rende necessari proprio quei passi arbitrari per azzardarsi ad andare al di là. L’alternativa allo stato teocratico non è lo stato ateo, l’alternativa alla religione di stato non è l’ateismo di stato. Sembrano cose ovvie e scontate per molti, ma è bene ribadire l’ovvio con una certa continuità, a scanso di equivoci. In questo abbiamo molta da imparare dalla Chiesa (formidabile nel metodo). Uno stato laico permette la libertà dei suoi cittadini, non impone punti di vista o forzature né in un senso né in un altro. Si fa garante del rispetto delle diversità. Questo non significa che lo stato debba rinunciare a imporre le sue leggi alle quali tutti devono sottostare..
Non sarà certo questo mio scritto a risolvere la problematicità dei mille aspetti che sono implicati in quest’ ottica. Io qui mi limito a fornire quelle che ritengo siano alcune coordinate orientative e a proporre una serie di puntualizzazioni che mi appaiono irrinunciabili. Se qualcuno mi smentisce sono sempre pronto a cambiare idea. Non sono innamorato delle idee che sostengo. Mi limito a esporle per metterle in discussione.

Flavio Oreglio (continua

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