Un punto di partenza fondamentale: la laicità 6/6

Se per dialogo interreligioso intendiamo un accordo mediato tra dottrine differenti esso è impossibile, se invece intendiamo dire che i capi si mettono d’accordo su altre questioni non dottrinali sconfiniamo in atteggiamenti politici. Della serie: ognuno tenga a bada il proprio gregge.
Se poi il problema è quello di secolarizzarsi per sopravvivere…allora non continuiamo a scomodare Dio…parliamo di banche, di affari, di giro di denaro, di prevaricazioni…e che cosa c’entra la religione?
Circa i temi etici (eutanasia, testamento biologico, fecondazione eterologa, nozze gay…) l’unica cosa da dire è che lo stato laico deve garantire la libertà di scelta personale. Nessuna imposizione, come già si diceva, né in un senso, né in un altro.
Sia chiaro che le leggi fatte in questa direzione non costituiscono un obbligo per nessuno. Devono solo assicurare la parità di trattamento e la possibilità di agire per chiunque, qualunque sia la strada che intende intraprendere. E non ditemi che “certe cose non si devono fare”, perché sia che la legge lo permetta sia che la legge non lo permetta, “certe cose” si fanno comunque, altrove e/o di nascosto. E se qualcuno non ha il rispetto per la situazione, la scelta o la disperazione altrui, che almeno la smetta col parlare di messaggi d’amore universale. Sofferenza? No grazie. Abbiamo già dato. Anche con questi palliativi ce ne sarà comunque molta.
In conclusione: c’è una sola legge, ed è la legge dello Stato. E la legge è (o meglio, deve essere) uguale per tutti, tanto per il cittadino quanto per il politico e il religioso (trovate forse che non sia così?). Un corrotto è un corrotto, con o senza tunica, dentro o fuori dal Parlamento, un pedofilo è un pedofilo, con o senza tunica, dentro o fuori dal Parlamento, un ladro è un ladro con o senza tunica, dentro o fuori dal Parlamento…per contro, per usare le parole di De Andrè un’anima salva è un’anima salva, con o senza tunica, dentro o fuori dal Parlamento, ma sempre lontana da inutili sensi di colpa quando si trova ad affrontare scelte difficili spesso obbligate dalle difficoltà materiali e dalla necessità di resistere agli schiaffi dell’esistenza.

Flavio Oreglio (fine)

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