Il padre - Saggio breve

Un punto vivo all'orizzonte: il padre, un piccolo grande uomo.

Il padre, prima di essere definito tale, è un uomo, un uomo che come tutti gli uomini commette errori, regala gioie, si prodiga per qualcun altro, è esempio di vita e di umanità. Egli è comunemente definito come pilastro all'interno di un nucleo familiare. Lui è identificato come figura dolce, amorevole, premurosa. Ma anche severa, eccessivamente protettiva, quasi odiosa.
Se si vuole parlare del "padre" settecentesco, è spesso presente un'immagine del padre-padrone, un uomo che nel proprio figlio vede un "interesse economico", senza pensare alla sua felicità, che sicuramente ritiene scontata. Lo rappresenta benissimo Foscolo nella sua opera "Ultime lettere di Jacopo Ortis", dove, ad un certo punto, parla del padre di Teresa (un suo amore), e dice: "Ed io vorrei scommettere cento contr'uno ch'ei non lascerebbe in isposa la sua figliola a chi mancasse mezzo quarto di nobiltà: chi nasce patrizio muore patrizio". O, tralasciando l'aspetto economico, alcuni di quei padri, desideravano semplicemente la continuità della stirpe, o comunque il mantenimento della ricchezza, basti pensare al padre di Gertrude nei "Promessi Sposi", che lascia tutta la sua ricchezza al primogenito, non preoccupandosi minimamente degli altri figli, infatti Gertrude viene mandata in un convento contro la sua volontà.
Oggi il ruolo del padre è stato rivalutato, la sua importanza è cresciuta molto, e i veri padri severi, ma allo stesso tempo premurosi, sono diventati l'esempio, per un giovane, di colui che regge il peso vero e proprio della famiglia, con i suoi sforzi e sacrifici. Questo lo si può notare proprio nel Novecento, dove certi autori si sono sensibilizzati al tema del padre, alla sua fondamentale presenza e al suo dolce ricordo. Viene rappresentato come uomo imperfetto, e proprio perché imperfetto, allo stesso tempo pronto a reagire e quindi dotato di grande forza morale e spirituale. Col susseguirsi delle generazioni, ogni figlio, divenuto a sua volta padre, secondo Evtusenko, deve prendere la figura paterna come esempio di uomo appunto imperfetto. "Inchiniamoci ai nostri padri, non ne deridiamo gli errori, [...] pensate al giorno in cui, bambini impietosi improvvisamente, ormai lontani dai nostri problemi ricorderanno soltanto ciò che noi non potevamo risolvere, e di quello risolto si saranno dimenticati". Prendere esempio ma senza evidenziarne gli errori, dalla figura paterna si può solo imparare a diventare successivamente un buon capofamiglia. Proprio come scrive Sinisgalli in una sua dolce poesia, "A mio padre": "E' un uomo, un piccolo uomo ch'io guardo di lontano. E' un punto vivo all'orizzonte". Egli è un punto di riferimento più che sicuro, è buono e dotato di saldi principi morali. Non per questo vuol dire che sia necessariamente forte e sempre sicuro di sé, egli come chiunque di sani principi riflette sulla vita e i suoi ostacoli, è un semplice uomo in balìa del tempo che passa e delle preoccupazioni che riguardano lui e la sua stessa famiglia. Molto teneramente Sbarbaro, nella sua opera "A mio padre", riflette proprio sulla figura paterna come uomo-esempio, dicendo: "Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi un uomo estraneo, per te stesso egualmente t'amerei".
Per concludere, il padre è innanzitutto un uomo, esempio di imperfezione, di errore, ma di riflesso rappresenta l'amore, l'affetto, l'essere premuroso. Egli è per il figlio un punto di riferimento, e per la famiglia un pilastro portante.

Riferimenti:
-"Ultime lettere di Jacopo Ortis", Foscolo.
-"Inchiniamoci ai nostri padri", Evtusenko.
-"A mio padre", Sinisgalli.
-"A mio padre", Sbarbaro.

Maria Arcoraci

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