Mai ci eravamo annoiati

Esiste solo un dato numero di trame. Esistono intuizioni, voli narrativi, ritmi, espressioni felici. Ma solo un dato numero di trame. Con un’andatura più lenta, in un mondo più maestoso, anche le equazioni diventano più maestose. Il sindaco è scappato con la moglie del consigliere comunale, e a ripensarci c’era da aspettarselo. Il sindaco e il consigliere non si scambieranno più confidenze e non giocheranno più a tennis insieme. Le altre conseguenze, come si vedrà, si potevano prevedere. In tre famiglie e due generazioni, e immediatamente anche nella casa sull’albero, la traccia, fino a un certo punto, si può ancora tenere. Ma qui l’inevitabile viene continuamente interrotto da estranei. Sette persone si allontanano nel tramonto, e l’ottava è la custode della trama. C’erano pochissime varianti. Avevo cominciato a credere che l’intreccio fosse una fantasia come tutte le altre. Eppure basta mettersi a letto con un Seconal e con un giallo che corrono verso lo scontro per accorgersi che non è proprio così. La trama delle cose che convergono, come in Appuntamento a Samarra, come nelle storie d’amore, come in una storia dove bisogna rispettare un rendez-vous. La trama, non altrettanto comune, delle cose che si separano, che si disintegrano, si sfasciano. La trama di una cosa che procede sulle tracce di un’altra, come nei gialli, negli inseguimenti. La trama delle cose parallele. La suspense, che vede il tempo come ostacolo a una soluzione del futuro. La nostalgia, che vede il tempo come ostacolo a una soluzione del passato. Forse esistono addirittura storie come il solitario e la canasta: si mescolano e si distribuiscono le carte, e poi il gioco riesce o non riesce. Oppure il mazzo cade per terra. Oppure un brano country, un quartetto, una parata, la bandiera - tutte le cose per cui ormai dovremmo essere troppo vecchi - commuovono, di qualunque cosa si tratti.

Renata Adler

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