Stand up alone

Erich Fromm, nel libro Fuga dalla libertà, ripercorre la storia della società per spiegare quanto il processo di conquista di autonomia dell’individuo sia ostacolato dall’interno, dagli stessi esseri umani. Egli spiega che l’uomo, da sempre spinto alla ricerca della libertà da restrizioni esterne, quando si trova a doversi basare sulle proprie forze viene colto da un senso di insicurezza e di isolamento che lo spinge a cercare dei meccanismi di fuga. Si cerca così qualcosa o qualcuno a cui delegare le proprie responsabilità e si sviluppano rapporti di sottomissione o di dipendenza. Oppure si può tentare di rendere gli altri dipendenti confondendo i sentimenti di amore o benevolenza con il bisogno di dominio che nasce dalla propria instabilità interiore. A volte ci si spinge al punto di rinunciare al proprio io e si sviluppa uno 'pseudo-carattere', uno 'pseudo-pensiero' e perfino degli 'pseudi-sentimenti'. Spinti dal senso di dovere, dalle convenzioni o da semplici pressioni, si arriva al punto di dimenticare chi siamo, e cosa vogliamo veramente. Le illusioni su se stessi possono diventare stampelle utili a coloro che non sono in grado di camminare da soli; ma aumentano certamente la debolezza della persona. Quanto maggiore è l’integrazione della personalità dell’individuo, e quanto maggiore è quindi la sua limpidezza verso se stesso, tanto più grande è la sua forza.
Se non ci si aspetta niente dagli altri è più facile perseverare, altrimenti, se siamo spinti dal bisogno di approvazione, basterà che ci venga negata per crollare. Se invece possiamo 'stare in piedi da soli' non abbiamo bisogno di alcun consenso esterno, non siamo spinti a conformarci per sentirci più sicuri. (N. R.)

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