L'arte di perdere tempo

Viaggiare fianco a fianco, camminare insieme, regolare il proprio passo su quello dell'altro, parlarsi guardando la stessa strada oppure lo stesso paesaggio: la scena è di già bella di per sé e ciò potrebbe bastare a farci optare per questa saggia decisione. Ma il concetto acquista il suo pieno significato nella sosta: da molto tempo, ormai, non mi siedo più di fronte agli altri, ma di fianco. Spesso questo dettaglio minimo basta a cambiare l'emozione di un incontro, anche nei lunghi silenzi condivisi che il faccia a faccia non permette, se non con imbarazzo. Stando fianco a fianco, si ha sempre l'impressione che l'orizzonte, in lontananza, avvicini tra loro vite parallele. Stando di fronte, invece, la presenza dell'uno pone un limite fisico all'altro, influendo addirittura sulla durata dello scambio, perché, se si può stare a lungo seduti fianco a fianco senza parlare, quando si è di fronte il silenzio dell'interlocutore spinge subito al chiacchiericcio o al congedo. È quasi il simbolo della sosta, che potremmo definire come il momento e il luogo statico nei quali si incrocia la vita degli altri. Non ci si urta come in un faccia a faccia. La prospettiva dell'uno è esposta allo sguardo dell'altro.

P. Manoukian, L'arte di perdere tempo. Piccola celebrazione della sosta e degli imprevisti, Portogruaro 2017, pp. 38-39

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