Il gregge

«Soprattutto bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti. Del resto non c’è cosa che per noi comporti mali peggiori del conformarsi all’opinione pubblica, considerando migliore quello che è accolto da più largo consenso» (De vita beata, 1, 3).

È facile e rassicurante seguire il gregge: il gruppo ci conforta e ci deresponsabilizza. Da adolescenti ci conformiamo ai nostri coetanei diventando, a seconda delle generazioni, metallari, paninari, yuppie, alternativi, hypster, tamarri… In famiglia si accettano le decisioni prese per noi, per non deludere le aspettative dei genitori. Si annuisce al capo sempre, perché così la vita è più facile, si accetta di sposare il fidanzato o la fidanzata e magari di dire sì a un figlio, perché accontentarli ci regala un paio di sere senza discussioni. È la cosiddetta dittatura del sì di cui ha scritto un altro filosofo nostro contemporaneo, Martin Heidegger, quella del penso come si pensa, giudico come si giudica, desidero quel che si desidera: il simbolo di un’esistenza non autentica. Non nostra. Se ci affidiamo in tutto alle mode, alla corrente del momento, al giudizio degli altri, perdiamo il senso vero delle cose e soprattutto di noi stessi. «È facile cedere ai gusti della maggioranza» (Ep., I, 7, 6), ma la domanda che resta inevasa è: dove finiamo noi?

Lucio Anneo Seneca in Più Saggi Con Seneca di Ilaria Rodella, Casa Editrice Chiarelettere

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