Il Secolo breve

La decisione di lanciare la rivoluzione industriale dall'alto spinse automaticamente il sistema [sovietico] a imporre la propria autorità, forse ancora più spietatamente che durante gli anni della guerra civile, poiché la macchina del potere era diventata sempre più grande. Fu allora che scomparvero anche gli ultimi elementi di separazione dei poteri, cioè venne meno anche lo spazio di manovra del governo come organo distinto dal partito. La leadership politica del partito concentrò nelle proprie mani il potere subordinando a sé tutto il resto.
Fu a questo punto che, sotto la direzione di Stalin, il sistema divenne un'autocrazia che cercava di imporre il controllo totale su tutti gli aspetti della vita e del pensiero dei cittadini, essendo tutta la loro esistenza, per quanto possibile, subordinata alla realizzazione degli obiettivi del sistema, così come venivano definiti e specificati dall'autorità suprema. Questo non era certo un esito previsto da Marx e da Engels né si era sviluppato entro i partiti della seconda Internazionale (marxista). Ad esempio, Karl Liebknecht, che, con Rosa Luxemburg, divenne il capo dei comunisti tedeschi e fu assassinato insieme con lei nel [15 gennaio] 1919 da ufficiali reazionari, non si proclamava neppure marxista, benché fosse figlio di un fondatore del Partito socialdemocratico tedesco. Gli austromarxisti, per citare un altro esempio, benché fossero legati all'insegnamento di Marx, come indica il loro stesso nome, non esitarono a scegliere strade diverse e perfino quando un uomo come Eduard Bernstein venne bollato ufficialmente come eretico per il suo «revisionismo», si dava per scontato che egli fosse legittimamente un socialdemocratico. Infatti Bernstein continuò a essere il curatore ufficiale delle opere di Marx ed Engels. L'idea che uno stato socialista dovesse costringere ogni cittadino a pensare nello stesso modo non sarebbe venuta in mente ad alcun leader socialista prima del 1917. Non parliamo poi del fatto che i capi di uno stato socialista - parlo di «capi», perché era del tutto impensabile che una singola persona dovesse esercitare la funzione direttiva - venissero investiti di una sorta di infallibilità papale.
Tutt'al più si potrebbe sostenere che il socialismo marxista era per i suoi seguaci un impegno personale sentito con passione, un sistema di speranze e di credenze, che aveva alcune caratteristiche di una religione secolarizzata (benché non in misura superiore all'ideologia di altri gruppi non socialisti) e si potrebbe aggiungere, forse con maggior pertinenza, che una volta che il socialismo divenne un movimento di massa le sottigliezze teoriche si trasformarono inevitabilmente nel migliore dei casi in un catechismo, oppure nel caso peggiore in simboli di identità e di lealtà, come una bandiera alla quale si deve il saluto. Questi movimenti di massa, come avevano notato da tempo gli acuti socialisti mitteleuropei, tendevano anche ad ammirare e perfino a idolatrare i capi, anche se è bene precisare che fenomeni simili venivano tenuti sotto controllo dalla ben nota tendenza dei partiti di sinistra alla discussione e alle rivalità interne. La costruzione del mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa, dove il corpo imbalsamato del grande capo sarebbe rimasto per sempre visibile ai fedeli, non aveva alcun precedente neppure nella tradizione rivoluzionaria russa, ma era un chiaro tentativo di mobilitare a favore del regime sovietico l'attrazione che esercitava sulle plebi contadine e retrograde il culto cristiano dei santi e delle reliquie.
Eric J. Hobsbawm, Il Secolo breve - 1914/1991, (traduzione di Brunello Lotti) B.U.R., 2006, pp. 453-54.

[1st English edition as The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991, 1994]

Commenti

Etichette

Mostra di più