L'epoca delle passioni tristi

“Paradossalmente, alla crisi del principio di autorità non corrisponde affatto una messa in discussione dell’autoritarismo. Anzi, proprio questa crisi apre la strada a varie forme di autoritarismo. Una società in cui i meccanismi di autorità sono indeboliti, lungi dall’inaugurare un’epoca di libertà, entra in un periodo di arbitrarietà e di confusione. Questa società, infatti, oscilla costantemente tra due tentazioni: quella della coercizione e quella della seduzione di tipo commerciale. Così alcuni insegnanti cercano a volte di ottenere l’attenzione dei loro allievi mediante astuzie e tecniche di seduzione, perché la sola idea di dire “Mi devi ascoltare e rispettare semplicemente perché io sono responsabile di questa relazione” sembra ormai inammissibile. In nome della presunta libertà individuale, l’allievo o il giovane assumono il ruolo di clienti che accettano o rifiutano ciò che “l’adulto-venditore” propone loro. E quando questa strategia fallisce, non rimane altra via d’uscita che quella di ricorrere alla coercizione e alla forza bruta. In realtà queste due tentazioni non sono altro che due varianti dell’autoritarismo provocato inevitabilmente dalla relazione di simmetria tra giovani e adulti. Non deve sorprendere che in tali condizioni si sviluppi la violenza, perché una relazione di questo tipo può fondarsi unicamente su un rapporto di forza (anche se si tratta di forza di seduzione o di convinzione). L’autoritarismo infatti non si fonda sul principio del rispetto di una persona che agisce “in nome della legge” (legge che, alla fine, ci unisce perché tutti le dobbiamo ubbidienza, e ci protegge). Con l’autoritarismo colui che rappresenta l’autorità si impone all’altro grazie alla sua forza, che è l’unica garanzia e l’unico fondamento della relazione. Il principio di autorità si differenzia dall’autoritarismo in quanto rappresenta una sorta di fondamento comune ai due termini della relazione, in virtù del quale è chiaro che uno rappresenta l’autorità e l’altro ubbidisce; ma allo stesso tempo è convenuto che entrambi ubbidiscono a quel principio comune che, per così dire, predetermina dall’esterno la relazione. Il principio di autorità è quindi fondato sull’esistenza di un bene condiviso, di un medesimo obiettivo per tutti: io ti ubbidisco perché tu rappresenti per me l’invito a dirigersi verso questo obiettivo comune, perché so che questa ubbidienza ti ha permesso di diventare l’adulto che sei oggi, come io lo sarò domani, in una società dal futuro garantito. Oggi però il futuro non offre nessuna garanzia. E quando un giovane chiede “Perché devo ubbidirti?” molti adulti sono incapaci di rispondere chiaramente: “Perché io sono tuo padre… Perché io sono il tuo professore . Se il giovane non è sedotto o dominato, non vede nessun motivo di ubbidire a questo suo simile che pretende di meritare il rispetto. In nome di cosa, in nome di quale principio? È proprio questa la domanda cruciale in cui si cristallizza il problema dell’autorità: “In nome di cosa?”. In nome di quale principio comune due partner, in una data situazione, accetteranno un rapporto gerarchico o di autorità, senza che questo degeneri trasformandosi in autoritarismo? Quando parliamo di crisi ci riferiamo proprio alla crisi di questa relazione.”


Miguel Benasayag, Gérard Schmit, L'epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, 2004.

[ Edizione originale: Les Passions tristes. Souffrance psychique et crise sociale, en collaboration , La Découverte, 2003 ]

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