La camera chiara

Tutti questi giovani fotografi che si agitano nel mondo, consacrandosi alla cattura dell'attualità, non sanno di essere degli agenti della morte. Tale è il modo in cui la nostra epoca assume la Morte: con l’alibi che nega lo smar-rimento del vivente, di cui il Fotografo è in un certo senso il professionista. Storicamente parlando, la Fotografia deve infatti avere qualche rapporto con la «crisi della morte» che ha inizio nella seconda metà del XIX secolo; e per quanto mi riguarda, preferirei che invece di situare continuamente l’avvento della Fotografia nel suo contesto sociale ed economico, ci s’interrogasse anche sul rapporto antropologico tra la Morte e la nuova immagine. Infatti, bisogna pure che in una società la Morte abbia una sua collocazione; se essa non è più (o è meno) nella sfera della religione, allora dev’essere altrove: forse nell’immagine che produce la morte volendo con-servare la vita. Contemporanea della regressione dei riti, la Fotografia potrebbe cor-rispondere all’irruzione, nella nostra società moderna, di una Morte asimbolica, al di fuori della religione, al di fuori del rituale: una specie di repentino tuffo nella Morte letterale: La vita / la Morte: il paradigma si riduce a un semplice scatto: quello che separa la posa iniziale dal rettangolo di carta finale.

— Roland Barthes

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