Razzializzare
È così che si intitola uno dei capitoli del libro "How nonviolence protects the state" di Peter Gelderloos.
L'autore spiega come l'adesione dogmatica alla non violenza sia ingiustificata e ingiustificabile. Non condanna coloro che praticano azioni non-violente, ma sottolinea l'importanza di diversificare gli approcci alle lotte che per avere successo, a volte, possono richiedere azioni violente. La non violenza nel contesto attuale è intrinsecamente un metodo utilizzato dalle persone privilegiate, ignora la violenza onnipresente della società industriale. Elude il fatto che questa violenza è inevitabile, parte integrante dell'attuale gerarchia sociale e che sono le persone non bianche ad esserne maggiormente colpite. Il pacifismo suppone che le persone bianche privilegiate, che non hanno mai subito razzismo, possano consigliare alle popolazioni oppresse di soffrire passivamente e sottostare alla violenza delle strutture sociali. Strumentalizzare delle figure razzializzate come MLK, Rosa Parks o Nelson Mandela per giustificare una posizione full pacifista è razzista. Occultare il fatto che ci siano stati dei gruppi di persone nere armate, come il “Black Panther Party”, quindi che hanno utilizzato tattiche violente dando un contributo significativo alla lotta, lo è altrettanto. La storia viene trasformata sostenendo che delle persone celebri abbiano assunto una lotta pacifista, quando in realtà non è così. Nelson Mandela, ad esempio, diceva “è sempre l'oppressore, non l'oppresso, a determinare la forma di lotta. Se l'oppressore utilizza la violenza l'oppresso avrà come unica scelta quella di rispondere con la violenza”. In ultimo, il dogma della non-violenza si basa sull'idea che la violenza sia sempre una scelta, senza prendere in considerazione il fatto che le persone oppresse subiscano sistematicamente violenza che lo vogliano o meno.
L'autore spiega come l'adesione dogmatica alla non violenza sia ingiustificata e ingiustificabile. Non condanna coloro che praticano azioni non-violente, ma sottolinea l'importanza di diversificare gli approcci alle lotte che per avere successo, a volte, possono richiedere azioni violente. La non violenza nel contesto attuale è intrinsecamente un metodo utilizzato dalle persone privilegiate, ignora la violenza onnipresente della società industriale. Elude il fatto che questa violenza è inevitabile, parte integrante dell'attuale gerarchia sociale e che sono le persone non bianche ad esserne maggiormente colpite. Il pacifismo suppone che le persone bianche privilegiate, che non hanno mai subito razzismo, possano consigliare alle popolazioni oppresse di soffrire passivamente e sottostare alla violenza delle strutture sociali. Strumentalizzare delle figure razzializzate come MLK, Rosa Parks o Nelson Mandela per giustificare una posizione full pacifista è razzista. Occultare il fatto che ci siano stati dei gruppi di persone nere armate, come il “Black Panther Party”, quindi che hanno utilizzato tattiche violente dando un contributo significativo alla lotta, lo è altrettanto. La storia viene trasformata sostenendo che delle persone celebri abbiano assunto una lotta pacifista, quando in realtà non è così. Nelson Mandela, ad esempio, diceva “è sempre l'oppressore, non l'oppresso, a determinare la forma di lotta. Se l'oppressore utilizza la violenza l'oppresso avrà come unica scelta quella di rispondere con la violenza”. In ultimo, il dogma della non-violenza si basa sull'idea che la violenza sia sempre una scelta, senza prendere in considerazione il fatto che le persone oppresse subiscano sistematicamente violenza che lo vogliano o meno.
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